LOTTA AL COVID

"A scuola si va", finché si può.
Dad possibile già in arancione

Cirio ribadisce la necessità della didattica in presenza, però i dati delle assenze allarmano. Le Regioni pronte a chiedere al Governo un cambio delle regole. Rischio di lezioni a singhiozzo. Probabile crescita di studenti e insegnanti costretti a casa

“Salvaguardare il principio: a scuola si va”. Alberto Cirio sottolinea questa premessa che, come spiega allo Spiffero, non è assolutamente formale. Lo fa nel giorno in cui dai governatori si annuncia una lettera al Governo – per ora il cui invio è sospeso probabilmente fino alla prossima riunione della Conferenza delle Regioni – con cui chiedere modifiche pesanti alle regole per il passaggio dalle lezioni in presenza alla didattica a distanza. 

Il cambiamento più importante e con le conseguenze più pesanti, tra quelli ipotizzati dalle Regioni, riguarda la possibilità per i governatori di stabilire il passaggio in Dad anche senza la dichiarazione di zona rossa, potendo chiudere le scuole anche in zona arancione. Un’ipotesi che non vede contrario Cirio che, pur fermo sul principio del “tenere le scuole aperte”, non esclude una deroga dolorosa, ma necessaria “per far fronte a una situazione che già in questi primi giorni di ripresa dell’attività scolastica dopo le vacanze mostra la sua problematicità che potrebbe aumentare in maniera forte e repentina, pur in un quadro che fortunatamente ora è lontano dallo scenario di zona rossa”.

Le rilevazioni dell’Ufficio scolastico regionale, peraltro incomplete rispetto alla totalità delle scuole sul territorio piemontese, dicono che lunedì scorso la percentuale di assenze è stata del 15,7% per gli allievi, dell’11,7% per il personale docente e del 12,4 per quello non docente. Un quadro che consiglia grande prudenza, ma soprattutto interventi il più possibile rapidi. “I casi di positivi, le quarantene, le assenze che da queste derivano portano a situazioni in cui i nostri studenti fanno due ore di lezione, poi ne devono saltare altre perché l’insegnante è a casa per positività a virus. Ecco di fronte a situazioni del genere – spiega il presidente della Regione – dobbiamo chiederci se non sia opportuno valutare l’ipotesi di poter ricorrere alla didattica a distanza anche senza essere in zona rossa”.

La proposta nasce dalla Campania, dove il governatore Vincenzo De Luca ha dovuto incassare la decisione del Tar che ha bloccato il suo provvedimento di chiusura delle scuole, ma ha trovato un largo consenso tra i governatori. Quello del Veneto, Luca Zaia, perfettamente in linea con Cirio nell’affermare di “voler tenere le scuole aperte”, al Governo manda a dire che “non ci sono le condizioni per poterlo fare. Ci chiedono di svuotare il mare con il secchio, il secchio non perde acqua, ma ha una capacità limitata”, la metafora del governatore leghista.

Ieri, in serata, è toccato a quello della Puglia, Michele Emiliano spiegare dopo aver presieduto la riunione della Conferenza delle Regioni che la Conferenza stessa “non ha preso alcuna decisione, né approvato alcun documento sulla ripresa dell'attività didattica nelle scuole o sui criteri delle ordinanze”.  Se ne riparlerà nella prossima seduta, ma il tema resta sul tavolo con tutto il suo peso. I prossimi giorni, se quelle percentuali delle assenze aumenteranno, potrebbero vedere un’accelerazione della richiesta al Governo.

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