RETROSCENA

Centrodestra, vertice "inutile" su
rimpasto e assetti del Consiglio

Tre ore di confronto tra segretari, capigruppo e Cirio. Ogni partito resta fermo sulle sue posizioni. Fratelli d'Italia vuole la vicepresidenza di Palazzo Lascaris. Lega e Forza Italia tengono duro. Il governatore usa la tecnica dell'opossum

Su una cosa i leader della maggioranza a Palazzo Lascaris sono d’accordo: il vertice odierno è stato “inutile”. Questo è il bilancio dell’incontro di quasi tre ore che si è svolto nell’ufficio di Alberto Cirio tra i segretari regionali dei tre azionisti del centrodestra piemontese, accompagnati dai rispettivi capigruppo. Presenti per Forza Italia Paolo Zangrillo e Paolo Ruzzola, gli esponenti di Fratelli d’Italia Fabrizio Comba e Paolo Bongioanni e infine per la Lega Riccardo Molinari e – in collegamento da casa dopo le peripezie in terra d’Islanda – Alberto Preioni. Risultato? Ognuno è rimasto sulle sue posizioni e così a quattro giorni dal rinnovo dell’Ufficio di presidenza la situazione è ancora di stallo: ferma restando ormai la conferma a capo dell’assemblea di Stefano Allasia, resta la richiesta dei meloniani di avere il posto da vicepresidente sfilandolo all’azzurro Francesco Graglia, berlusconiano di Cuneo e fedelissimo di Cirio.

Zangrillo ha sostenuto la necessità di non alterare gli equilibri attuali, trovando una sponda in Molinari, refrattario più che mai a mettere mano agli assetti, a partire da casa sua. Del resto, è stato il loro ragionamento, FdI in passato ha ottenuto ampie gratificazioni: due posti nel listino (mentre gliene sarebbe toccato uno solo), due assessorati (sebbene alla vigilia del voto gli accordi ne prevedesse uno). Certo, ora i pesi interni alla coalizione sono mutati e, sondaggi alla mano, la forza del partito di Giorgia Meloni è cresciuta. Pure in Consiglio, anche se il nuovo arrivato – Carlo Riva Vercellotti – non solo è stato scippato da Forza Italia ma ha portato in dote la presidenza della prima Commissione, privando così gli azzurri della guida dell’unico organismo che guidavano.

Insomma, bassa macelleria politica: in ballo ci sono le poltrone (e qualche relativo benefit) ma ancor più la necessità di piantare qualche bandierina. E così, mentre Cirio si inabissava, adottando, come suo solito, la strategia dell’opossum, che si finge morto di fronte al pericolo, i capi dei partiti recitavano i rispettivi soliloqui in un dialogo tra sordi. Del rimpasto, per quanto light, non si è fatto cenno se non nella “disponibilità” offerta da Fratelli d’Italia a contribuire maggiormente “all’efficacia e all’incisività della giunta”, che tradotto dal politichese significa deleghe aggiuntive per Maurizio Marrone (“la cui bravura è riconosciuta da tutti, ma che oggi si gira i pollici e pure gli alluci”). Tema, quello della rimodulazione dei carichi tra assessori, su cui Cirio avrebbe intenzione di formulare una proposta da sottoporre nei prossimi giorni ai partiti: un riassetto che dovrebbe coinvolgere il suo vice Fabio Carosso, il titolare dell’Agricoltura Marco Protopapa, Chiara Caucino (Welfare e Casa), Marco Gabusi (Trasporti) e Marrone, appunto.

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