PROFONDO ROSSO

Anche la Regione tira la cinghia: 120 milioni di minori entrate

Il 2022 sarà un anno di parsimonia per le casse di piazza Castello. Il tesoretto di Finpiemonte è ormai esaurito e il Governo non prevede altri ristori. L'assessore al Bilancio Tronzano: "Proveremo a compensare con i fondi europei"

Non solo Palazzo Civico, anche la Regione Piemonte tira la cinghia. Saranno 120 milioni le minori entrate di cui potrà usufruire piazza Castello nel 2022. Lo ha annunciato ieri pomeriggio l’assessore al Bilancio Andrea Tronzano durante la riunione della Prima commissione, presieduta da Carlo Riva Vercellotti. Minori entrate dovute al fatto che Finpiemonte è ormai stata spremuta quasi per intero per mitigare gli effetti della pandemia sull’economia e che “il recupero Irpef e Irap da parte della Agenzia delle Entrate segna una diminuzione sull’anno precedente di circa 30 milioni di euro” ha spiegato Tronzano. Si aggiunga che a differenza dei Comuni, le Regioni quest’anno non godranno dei ristori del Governo per le minori entrate e dunque si dovrà fare fuoco con la legna che c’è. E non è molta. Gli spazi di manovra sono quelli che sono visti anche i 900 milioni di euro bloccati tra oneri per il debito e per il disavanzo che di fatto ingessano il bilancio.

Per quanto riguarda Finpiemonte era stato Sergio Chiamparino a iniettare circa 250 milioni di euro nella finanziaria regionale attraverso un aumento di capitale prodromico a una sua trasformazione in “banca”. Un progetto in dirittura d’arrivo fin quando lo scandalo sugli ammanchi e le relative inchieste hanno spazzato via ogni velleità della precedente amministrazione. Quel tesoretto è stato utile nei due anni di pandemia per elargire ristori a pioggia alle attività economiche più colpite dalle restrizioni. Ora, però, s’è esaurito, o quasi.

Mento trasferimenti dallo Stato, meno risorse da Finpiemonte e così, spiega Tronzano, “saremo chiamati a prendere delle decisioni politiche che da una parte imporranno una riduzione della spesa, dall’altra delle compensazioni con i contributi europei”. Cosa significa? Che quando entrano meno soldi destinati alla spesa corrente non si può far altro che ridurre quella spesa o, in alternativa, alzare le tasse, opzione che l’amministrazione regionale al momento esclude. Le risorse in conto capitale, invece, possono essere almeno in parte compensate dai finanziamenti Ue. È il caso, per esempio, degli assegni di studio che possono essere parzialmente finanziati con i fondi Fse, che tuttavia non servono a coprire le spese di funzionamento dell’Edisu.

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