EMERGENZA (IN)FINITA

Covid, dal lockdown al countdown.
Il Piemonte prepara la "normalità"

In Regione si predispone lo smantellamento dell'Unità di Crisi. Finisce la missione di Coccolo e Rinaudo (resta Presti il consulente del governatore). Rimane in attività il Dirmei, ma la stanza dei bottoni della Sanità torna in corso Regina, aspettando l'Azienda Zero

Dal lockdown al countdown. Il conto alla rovescia verso il 31 marzo, data in cui scadrà lo stato di emergenza, è partito ieri con l’annuncio di Mario Draghi che il provvedimento in vigore ormai da 26 mesi non verrà prorogato. I dettagli su ciò che scomparirà e ciò che sopravviverà dal primo di aprile restano da chiarire e già alimentano richieste da alcune forze politiche, come nel caso del Green Pass che la Lega e Fratelli d’Italia vorrebbero contestualmente eliminare, mentre è quasi certo resisterà ancora almeno per qualche mese. “Molto bene la fine dello stato di emergenza a partire da aprile così come chiesto da Matteo Salvini e dalla Lega. Ringraziamo il presidente Draghi che ha compreso perfettamente la situazione degli italiani che hanno voglia di tornare alla normalità . Ora, però – scrive in una nota il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, insieme al suo omologo al Senato Massimiliano Romeo – occorre fare l'ultimo passo e togliere anche il Green Pass che con questi numeri della pandemia non ha più alcun senso”. 

La fine dello stato di emergenza ha, però, altre conseguenze. La prima, non di poco conto, sarà il passaggio alle Regioni di tutta o gran parte delle competenze oggi in capo alla struttura commissariale del generale Francesco Paolo Figliuolo. Un ritorno alla “normalità” sul fronte che, nel caso del Piemonte trova un sistema sanitario molto diverso dopo oltre due anni di pandemia, ma che ancora importanti cambiamenti attende, incominciando dalla medicina del territorio, la cui rifondazione è legata in gran parte ai soldi del Pnrr e al piano approvato appena l’altro giorno in Consiglio regionale. 

Di certo il primo di aprile non sarà più attiva, neppure formalmente, l’Unità di Crisi, l’organismo che ha gestito le fasi più critiche – dalla ricerca delle introvabili mascherine allo smistamento dei pazienti nei vari ospedali  – attraversando momenti di tensione e cambi in corsa al suo vertice, dal direttore della Maxiemergenza 118 Mario Raviolo all’attuale commissario straordinario Vincenzo Coccolo che terminerà il suo incarico (peraltro già prorogato) il 31 marzo. Così come lascerà il suo posto in prima linea fin dall’inizio l’ex magistrato Antonio Rinaudo che all’iniziale settore giuridico ha poi visto aggiungere la non facile gestione della campagna vaccinale. Resta, invece,  Pietro Presti, il consulente strategico del governatore Alberto Cirio, figura, attiva nella gestione Covid dal novembre 2020, che proprio in virtù dell’incarico, regolato da un contratto che scadrà nel 2023 non è legata all’Unità di Crisi.

Un organismo quest’ultimo, va detto, che con il passare dei mesi ha in qualche modo perso la sua centralità a vantaggio del Dirmei, il dipartimento interaziendale per le malattie ed emergenze infettive destinato invece a rimenare parte integrante del sistema sanitario piemontese. Dopo una fase di avvio affidata al direttore generale dell’Asl Città di Torino Carlo Picco, è ora diretto da Emilpaolo Manno ed è finito per essere la centrale operativa per l’emergenza Covid e non solo. L’aver svolto, nei fatti, un ruolo che è apparso come sostitutivo o addirittura rispetto alla struttura dell’assessorato, non può che rappresentare un problema o comunque una situazione (parzialmente) giustificabile solo, appunto, con una situazione emergenziale. Ecco perché il ritorno alla normalità dovrebbe essere anche il momento in cui la stanza dei bottoni della Sanità piemontese torni del tutto in corso Regina Margherita, con necessari rafforzamenti di un organico che era inadeguato già ancor prima della pandemia, arrivata a pochi mesi dall’insediamento dell’attuale amministrazione di centrodestra. 

Un’uscita dall’emergenza che vedrà l’ingresso nel sistema sanitario regionale dell’Azienda Zero, la super Asl varata formalmente nei giorni scorsi e in attesa di un provvedimento legislativo per correggere la procedura di nomina del direttore. Il Governo, infatti, ha richiamato il Piemonte al rispetto della norma che prevede il manager sia scelto dall’elenco nazionale degli idonei a dirigere un’azienda sanitaria attraverso un bando. Come già anticipato dallo Spiffero, in pole position ci sarebbe Antonino Sottile, attuale direttore dell’Istituto Tumori di Candiolo. Ma ci vorranno ancora alcuni mesi prima che l’Azienda Zero, che avrà sede nei locali dell’Asl Città di Torino, entri nel pieno delle sue funzioni. L’assessore Luigi Icardi preme sull’acceleratore. L’uscita dall’emergenza con il ritorno alle proprie funzioni di ciascun organismo rafforza la necessità di abbreviare i tempi anche per la super Asl, così come quelli per riportare la struttura di corso Regina alla sua piena capacità operativa.

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