CAPITALISMO MUNICIPALE

Lo Russo inciampa su Iren: "Dilettanti allo sbaraglio"

Il fido Ganelli cerca la sponda di Assogestioni per aumentare i posti torinesi in cda e provoca un incidente diplomatico. Palazzo civico minimizza: "Il sindaco non c'entra, tempesta in un bicchier d'acqua". Le bacchettate di analisti e stakeholder. L'ira di Genova

Una tempesta in un bicchier d’acqua. A Palazzo Civico cercano di minimizzare, ma la buriana scoppiata attorno alle nomine di Iren oltre ad aver messo in forte imbarazzo il sindaco Stefano Lo Russo rischia di lasciare strascichi nei rapporti con i colleghi di Genova e Reggio Emilia, Marco Bucci e Luca Vecchi, soci del patto di sindacato che esprime la governance della multiutility. Il tentativo di Torino di aumentare la propria rappresentanza nel futuro cda, “concertando” con Assogestioni, l’associazione che rappresenta la maggior parte delle società di gestione italiane e straniere, l’inserimento di un nome nella lista di minoranza ha, ovviamente, irritato i due partner istituzionali (soprattutto Bucci) per nulla disposti ad assistere inermi a manovre considerate più o meno ostili alle loro spalle.

Il fatto che al centro della vicenda ci sia il notaio Andrea Ganelli, uno degli uomini più vicini a Lo Russo di cui è stato tra i primi supporter e che oggi si muove come la sua longa manus negli affari di sottogoverno, non contribuisce a diradare i sospetti sull’effettivo ruolo del sindaco, coinvolgimento che viene fermamente smentito dal primo cittadino: “Non esiste alcun mandato, né ufficiale né informale”. È però Ganelli il mittente delle email indirizzate al direttore corporate di Assogestioni, Massimo Menchini, in cui chiede un appuntamento in vista dell’assemblea di Iren lasciando intendere di agire come una sorta di portavoce delle fondazioni bancarie piemontesi (Compagnia di San Paolo, Crt, CrCuneo ed Equiter). Iniziativa giudicata severamente da chi è avvezzo a muoversi con circospezione nei meandri della finanza – “maldestra”, “perlomeno irrituale”, “opera di dilettanti allo sbaraglio” – che segna un passo falso se non un vero e proprio incidente diplomatico in una delle partite cruciali della nuova amministrazione.

Un analista di una primaria società di gestione del risparmio sul cui tavolo transita spesso il dossier Iren si dice “sconcertato da tanto pressapochismo”. E, infatti, non solo la richiesta viene sdegnosamente respinta da Assogestioni, gelosa delle proprie prerogative di indipendenza e autonomia, ma la posizione di Torino ne esce fortemente indebolita, proprio nella fase delicata delle trattative sul rinnovo degli organi. Trattative nelle quali Lo Russo è impegnato a “difendere” la torinesità della presidenza (e, soprattutto, le deleghe attualmente in capo ad essa), ma nelle quali per far pesare quel 2,5% nel portafoglio della Città Metropolitana potrà agire solo nell’ambito concesso dal sub-patto tra le finanziarie del Comune e dell’ex Provincia (Fct Holding e Metro Holding) siglato a suo tempo da Chiara Appendino, quando ha ricomprato il pacchetto di azioni venduto tre anni prima. Intesa che prevede la designazione di uno dei quattro consiglieri e consente il coinvolgimento di altri soggetti purché valorizzi le “parti piemontesi” (ovvero le fondazioni) sulle decisioni strategiche di Iren.

Questione di forma e di sostanza, insomma. “Il sindaco non c’entra, Ganelli si è mosso nelle sue vesti di professionista su incarico delle fondazioni” è la tesi che sostiene Palazzo civico. Una spiegazione che magari potrà convincere il capogruppo grillino in Sala Rossa Andrea Russi, presentatore di una richiesta di accesso agli atti, ma che dovrà trovare argomenti più solidi per persuadere chi, come il sindaco della Lanterna Bucci, ritiene altamente improbabile che Ganelli si sia mosso all’insaputa di Lo Russo e men che meno contro la sua volontà.

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