GIUSTIZIA

Post olimpico, la Corte dei Conti conferma: "Sequestri illegittimi"

Il pronunciamento della presidente Pinotti in cui viene nuovamente bocciata la procura contabile. Dubbi sulla quantificazione del danno (17 milioni). Nessun rischio di distrazione di denaro. I conti e i beni degli indagati restano liberi

Non c’è alcun pericolo che il patrimonio di Parcolimpico o dei suoi amministratori venga depauperato per aggirare un’eventuale condanna della Corte dei Conti e non c’è il rischio di distrazione di denaro da parte degli indagati. È questa, in estrema sintesi, la motivazione per cui la magistratura contabile ha confermato la revoca del sequestro cautelativo ai danni degli amministratori di Parcolimpico, bocciando il ricorso della Procura contabile. Il pronunciamento è stato depositato questa mattina dalla presidente della sezione piemontese Cinthia Pinotti.  

La Procura era tornata a chiedere il sequestro di oltre 17 milioni agli amministratori di Parcolimpico, responsabili del “deprezzamento dei beni” a loro affidati dopo le Olimpiadi del 2006 “dovuto a difetti di manutenzione ordinaria e straordinaria”. In sostanza, secondo l’accusa, Parcolimpico avrebbe omesso di manutenere una serie di beni pubblici dati in concessione all’indomani dei Giochi invernali, provocando il loro deprezzamento. Per questo è stata aperta un’indagine che ha avuto come prima conseguenza il congelamento dei conti correnti di Giulio e Giuseppe Muttoni, in qualità – rispettivamente – di ex e attuale membri del cda, Roberto De Luca, già numero uno di Live Nation e amministratore di Parcolimpico dal 2010 in poi, Paolo Bellino amministratore dal 2006 al 2010, Giorgio Giani presidente del cda e Daniele Donati, procuratore. Provvedimento già revocato l’1 febbraio dal giudice Alessandra Olessina e oggi è stato confermato anche dalla presidente Pinotti.

Il notevole ammontare del danno, secondo la Procura contabile, “renderebbe attuale il periculum in mora”, cioè il pericolo di perdere il credito in assenza di un sequestro preventivo. In particolare la Procura ha paventato l’ipotesi di “condotte distrattive” da parte degli amministratori, di cui – tuttavia – non vi è alcuna evidenza, così come è stata ribadita l’esistenza di polizze fideiussorie in grado di coprire eventuali danni.

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Secondo la presidente “non è possibile ritenere, sia pur secondo un canone meramente probabilistico, provato il quantum del danno erariale nella misura indicata dal Pm, e ciò considerato che in questa fase la stima si fonda su valutazioni prettamente cartolari, dell’Agenzia del Demanio non corroborate da accertamenti in loco e già oggetto di plurime contestazioni da parte delle difese”. La presidente Pinotti parla apertamente di una “sproporzione fra l’elevato ammontare del credito erariale e la consistenza del patrimonio dei destinatari della misura”. E infine “non emergono, allo stato degli atti, comportamenti dei debitori tali da far presumere che questi possano porre in essere atti dispositivi del proprio patrimonio tali da causare un consistente depauperamento del medesimo”. E se ciò vale per le persone fisiche, a maggior ragione può valere per la società Parcolimpico, essendo in questo momento gestita da un commissario prefettizio, condizione che “fa venir meno qualunque rischio di condotte distrattive o volutamente pregiudizievoli”. 

Qui la sentenza