Il solito piagnisteo sabaudo

Periodicamente torna il lamento piemontese per cui non riusciamo a fare lobbying, che il Governo non ci aiuta e trascura la nostra Regione. Ci si domanda perché? Probabilmente c’è un’illusione ottica per cui chi ha contribuito ad affossare il Sistema Torino, sicuramente autoreferenziale, con il sostegno alla candidatura di Chiara Appendino oggi raccoglie il famoso pugno di sabbia.

C’è, quindi, un problema di classe dirigente, che ha abbattuto un “Sistema” ma non ha la capacità di costruirne un altro. Colpa del Covid? Dell’invasione russa all’Ucraina? No, la crisi viene da lontano. Viene da un Sistema che non è più tale, che lavora su idee ormai vecchie. Perché, occorre dirlo, del manufacturing center e del polo aerospaziale se ne sente parlare da anni e la loro incisività sul territorio è bassa.

Occorre cambiare marcia e, a parte i segnali che lancia la nuova amministrazione comunale e qualche rituale intervista dei soliti noti, non si intravvedono novità di rilievo in termini di progettualità e investimenti. Forse essere, con tutti i meriti che ha, troppo Politecnicocentrici impedisce di aprirsi ad altri attori anche non regionali in termini di idee e sviluppo. A ciò aggiungiamo che anche il Pnrr è molto limitato e restrittivo su alcune scelte, come dimostra il decreto del 31 gennaio scorso che vieta le agevolazioni nel campo ambientale sulle attività connesse alle discariche, agli inceneritori e agli impianti di trattamento meccanico e nelle attività a lungo termine di rifiuti. Tutti aspetti che invece potrebbero benissimo rientrare nei processi di economia circolare, oppure per economia circolare intendiamo solo attività ludiche, sperimentali, start-up; insomma ciò che è “figo”, alternativo ma non crea occupazione?

Poi torniamo alla vecchia logica per cui ogni investimento industriale deve prevedere quote fisse di finanziamento per le Regioni del Sud. L’impressione è che non siano gli altri a non ascoltarci ma che siamo noi inadeguati per sostenere la necessità di profonde modifiche nei criteri d’accesso ai finanziamenti europei e del Pnrr. Infatti finanziamo la strada di Elva con 20 milioni. Quanta occupazione e per quanto tempo porterà realizzare tale opera? Purtroppo l’esperienza europea decantata dal presidente della Regione non è servita per evitare questo spreco di risorse pubbliche.

Siamo una Regione e un’area metropolitana tra le più cassaintegrate d’Italia ma subiamo (magari i parlamentari piemontesi in Europa le votano pure) leggi italiane e regolamenti comunitari che limitano la possibilità di fare grandi investimenti industriali in Piemonte. In alcuni momenti è stato anche un vanto della sinistra piemontese che teorizzava la “distruzione creativa” e parlava solo di start-up come se la produzione di massa fosse una cosa da snobbare. Quell’atteggiamento sfociò nell’arroccamento a Santa Rita e alla Crocetta. Giustamente l’attuale sindaco è uscito da questa logica.

Dire che va riequilibrato il rapporto tra Regioni del Nord e del Sud non è un pensiero leghista ma realista, non apparirà politicamente corretto ma giusto e coraggioso, sicuramente non ipocrita. Alle Regioni del Nord servono investimenti produttivi di grandi dimensioni, sia in termini di volumi che occupazionali. Ma anche dal punto di vista sindacale siamo al ritorno delle stantie idee come il secondo produttore a Torino.

La Gigafactory di Stellantis è al Sud, Carlstrom sta illudendo i canavesani, Intel vedremo dove andrà ma ne ho già parlato e dell’Intelligenza artificiale si sono perse un po’ le tracce. La nostra classe dirigente, soprattutto industriale e in parte politica, è molto concentrata sulle “misure a sostegno” e sul chiedere di modificare le misure di sicurezza e garanzia occupazionale sugli appalti, non su una visione dell’area metropolitana del futuro. Questo è il limite del non funzionamento della lobby piemontese.

Non bastano le grida d’allarme lanciate periodicamente dal non più esistente Sistema Torino che è stato distrutto (stavolta senza creatività) ma occorre andare alla radice del problema: le leggi italiane ed europee impediscono i grandi investimenti industriali in Piemonte.

Edward Luttwak, politologo e storico, consulente Cia per anni (non certo uno di sinistra, insomma) diceva che per ogni problema c’è modo reale per risolverlo, sovente è nascosto e bisogna saperlo trovare e non sempre è facile. Tutto il resto è ininfluente. Ecco forse questa classe dirigente si concentra sull’ininfluente che dà visibilità politica, anche consenso effimero ma non affronta e risolve i problemi alla radice.

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