DIFESA

La Nato "accelera" a Torino,
i comunisti vanno in piazza

Decisa a Bruxelles la sede italiana del centro tecnologico e di sviluppo. Il Piemonte si era candidato anche per l'Ufficio regionale europeo. Borghi (Pd): "Un investimento importante". Rifondazione accusa: "Un polo bellico" e chiama alla mobilitazione, tacendo sulla Russia

Sarà a Torino, nella futura Città dell’aerospazio, il centro di sviluppo – tecnicamente definito acceleratore – della Nato per l’Italia, uno dei nove sul territorio europeo. Lo ha deciso ieri a Bruxelles la riunione dei ministri degli Esteri, approvando la Carta del Diana (Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic).

La struttura sarà costituita da due uffici regionali (uno per il Nord America, probabilmente in Canada, l’altro per l’Europa, nel Regno Unito, selezionato con una proposta congiunta Uk-Estonia) e da una fitta rete di strutture (9 Acceleratori e 47 Centri di Prova) site in 20 Stati Membri dell'Alleanza. L'Italia ospiterà, oltre all’acceleratore a Torino anche due Centri di Prova (presso il Cmre di La Spezia ed il Cira di Capua). Tecnologie riferimento saranno quelle legate ai domini Marittimo, Aeronautico e Spaziale, nonchè ai settori dei megadati, Isr e Nuovi Materiali. Nel corso del vertice è stato ribadito ribadito il sostegno al nuovo Nato Innovation Fund, il primo fondo di capitale di rischio multi-sovrano al mondo, con con una dote di 1 miliardo di euro e programmi di investimento in start-up ed altri fondi tecnologici in linea con i propri obiettivi strategici. Per Torino e in particolare per il polo aerospaziale si tratta non solo di un importante riconoscimento, ma ancor più di un grande motore di sviluppo con notevoli prospettive di crescita sia sotto il profilo economico, sia occupazionale. 

Va detto che Torino era anche candidata ad ospitare l’ufficio regionale per l’Europa, poi andato al Regno Unito. Candidatura avanzata formalmente nei mesi scorsi e sostenuta anche, lo scorso gennaio, durante la visita a Torino David van Weel, assistant secretary general for Emerging Security Challenges della Nato ricevuto dal presidente della Regione Alberto Cirio e dal Stefano Lo Russo, presente il segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti Luciano Portolano. In quell’occasione era stata offerta da Regione e Comune “la grande disponibilità e opportunità che il territorio offre per l’insediamento dell’unico ufficio regionale del Diana in Europa grazie a un ecosistema particolarmente solido”. 

Per ospitare il Regional Office erano state offerte le strutture nella futura Città dell’Aerospazio, la stessa che dopo la decisione presa ieri a Bruxells andrà l’acceleratore. “Una decisione molto importante anche in relazione all’aumento delle spese militari che riguarderà proprio la ricerca e lo sviluppo”, osserva Enrico Borghi, responsabile Sicurezza del Pd e componente del Copasir.

Come al solito, c’è anche chi contesta questa scelta e si oppone definendo il futuro centro di sviluppo come un “polo bellico”, chiamando alla mobilitazione di piazza. “Ad una Torino gravemente colpita da povertà e desertificazione produttiva, si prospetta, dietro l’immagine evocativa del termine “aerospaziale”, uno sviluppo legato in realtà all’industria bellica degli armamenti” scrive il Partito della Rifondazione Comunista in una nota in cui si sostiene che “lo scopo dichiarato è proprio quello di supportare la Nato nell’innovazione tecnologica, in sinergia fra pubblico e privato, coinvolgendo industria, difesa e mondo accademico”.

Annunciando la presenza del segretario nazionale del partito Maurizio Acerbo, domani alle 14 e 30 in piazza Borgo Dora, Prc lancia i suoi strali contro il progetto che porterà sviluppo e occupazione in un settore di altissimi tecnologia e ricerca: “Questa è l’idea di sviluppo che il Sistema Torino ha elaborato per la città: produzione di armi, cioè distruzione di vite umane, case, scuole, ospedali, città. Non a caso ciò avviene nel momento in cui le reciproche tensioni imperialistiche riportano la guerra anche in Europa”, scrivono guardandosi bene dal citare la Russia, figuriamoci parlare di invasione dell’Ucraina. Il problema, per loro, è il centro di ricerca e sviluppo della Nato a Torino.

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