CONSIGLIO REGIONALE

Bongioanni (FdI) rischia lo scranno

Rappresaglia di Lega e Pd contro il capogruppo di Fratelli d'Italia che ha presentato un esposto al Tar sull'Ufficio di presidenza di Palazzo Lascaris. Un contenzioso con l'ente che si rappresenta, infatti, potrebbe portare alla decadenza. Il 3 maggio la Giunta per le elezioni

Si riunirà il 3 maggio la Giunta per le elezioni del Consiglio regionale del Piemonte. All’ordine del giorno un solo punto: il caso del capogruppo di Fratelli d’Italia Paolo Bongioanni, che con l’esposto al Tar presentato contro l’elezione dell’ufficio di presidenza si è messo di fatto in una posizione potenzialmente rischiosa. C’è una norma, infatti, secondo cui una delle cause di incompatibilità per un consigliere regionale è la presenza di una lite tra l’eletto e l’ente che rappresenta. È la legge 154 del 1981, quella che ormai da giorni invocano dai banchi di maggioranza e di minoranza, mai come in questo caso uniti nel condannare un atto ritenuto ostile nei confronti di tutta l’istituzione.

In sostanza il gruppo di Giorgia Meloni, dopo essere stato escluso dall’Ufficio di presidenza di Palazzo Lascaris, ha preso carta e penna contestando al Tar la procedura attraverso il voto elettronico da remoto con cui è avvenuta la votazione. Un tecnicismo per dirimere una questione politica, o meglio di spartizione degli incarichi in una fase in cui i rapporti tra FdI da una parte e Lega e Forza Italia dall'altra non sono mai stati così tesi. Una iniziativa vissuta come un dito negli occhi dal partito di Matteo Salvini che assiste a incursioni più o meno esplicite su tutto il territorio nazionale al punto da ricondurre anche questo ricorso a una strategia nazionale organizzata dalla Meloni.

Nella prima udienza i giudici amministrativi hanno negato la sospensiva, rimandando a un giudizio di merito per il quale i tempi rischiano di allungarsi ben oltre la fine della legislatura. Intanto, il presidente Stefano Allasia, i suoi due vice e i tre questori possono dormire tra due guanciali mentre i principali gruppi dell’aula hanno concordato la strategia del contrattacco. Mettere Bongioanni sotto pressione, ponendo le basi per una sua decadenza.

È proprio di questo che si discuterà nela commissione presieduta da Maurizio Marello (Pd). Ma Bongioanni rischia davvero il posto? Lui ostenta sicurezza: la legge 154/1981, infatti, “non si applica agli amministratori per fatto connesso con l’esercizio del loro mandato” si legge in un passaggio della norma che a giudizio del capogruppo meloniano lo mette al riparo dal pericolo. “In ogni caso – dice allo Spiffero – potrei comunque sanare la mia posizione ritirando il ricorso”, eventualità che tuttavia al momento è considerata una extrema ratio.

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