Un 25 Aprile Usa e getta

Il trascorrere del tempo porta inevitabilmente cambiamenti, nuove generazioni succedono alle vecchie raggiungendo i vertici dirigenziali nel privato come in politica. Gli scenari storici assumono lentamente contorni sfumati, e anno dopo anno si avvicina il momento in cui ideali e combattimenti verranno gettati nel mucchio indistinto degli eventi lontani. Un processo tutto sommato utile a chi riscrive gli accadimenti al fine di sfruttarli a proprio vantaggio.

La prima festa della Liberazione post Covid ha mostrato i segni della terribile mutazione voluta dalla politica, nonché dall’interesse di Stato. Mai come quest’anno il 25 Aprile e la Resistenza hanno subito pesantissime strumentalizzazioni da parte di alcuni partiti che sostengono il governo.

L’operazione di revisionismo storico è iniziata già qualche tempo fa. L’episodio più eclatante di trasformazione dei fatti lo si ritrova nel pluripremiato film di Roberto Benigni “La vita è bella”. La pellicola, che tratta il drammatico tema dell’Olocausto, evita accuratamente qualsiasi riferimento al ruolo dell’Armata Rossa sovietica nella liberazione di tanti prigionieri dai campi di sterminio nazisti. Una scelta pianificata a tavolino, sostengono alcuni critici cinematografici, per aiutare la conquista di riconoscimenti internazionali, soprattutto negli Usa.

La potente macchina del revisionismo ha la caratteristica che una volta avviata diventa difficile fermarla, per chiunque, e produce effetti abili a crearne immediatamente altri, in un’ottica di espansione esponenziale. In pochi anni si può raggiungere il paradosso per cui le menzogne si sostituiscano radicalmente agli eventi nella loro reale successione.

Tale genere di operazioni trova uno slancio ulteriore in epoca di propaganda bellica. Tutto assume tinte più forti, la disinformazione accelera il suo agire con lo scopo di creare forti emozioni, ma non solo. L’obiettivo principale dei governi è la manipolazione dell’opinione pubblica, fino a trasformarla nel comodo alibi su cui scaricare decisioni impopolari: quelle pagate a caro prezzo soprattutto dai ceti più deboli della cittadinanza.

La mattina del 24 aprile alcuni vandali hanno divelto una decina di lapidi toponomastiche collocate sugli angoli degli edifici di corso Unione Sovietica. L’atto dimostrativo è molto simile a quello che qualche anno fa interessò le targhe marmoree dedicate ai partigiani caduti nelle piazze Castello e Carlo Alberto. Molto probabilmente la mano è anche la stessa.

I mass media in gran parte hanno scelto di non ipotizzare, neppure timidamente, di essere di fronte a un atto ideato da qualche gruppo nostalgico neofascista, in un’ottica anti 25 Aprile, giustificando addirittura il fatto grazie a una sua lettura in chiave antirussa. Di fatto hanno definito il gesto al pari di “una ragazzata”, oppure frutto della volontà di portare sostegno alla petizione, nata in seno ad alcuni circoli Arci, che propone di cambiare il nome di Corso Unione Sovietica in corso Unione Europea.

Allo stesso tempo Europa Più, la formazione politica guidata da Emma Bonino, ha trovato il sistema per balzare all’attenzione di telegiornali e carta stampata approfittando del 25 Aprile. Il gruppo parlamentare ha partecipato ai cortei commemorativi della Liberazione sventolando bandiere ucraine, della Nato e cartelli su cui spiccava la scritta Azov, ossia il battaglione nazionalista di Kiev che prende ispirazione da quello creato dalle SS ai tempi dell’occupazione nazista. I leader radicali hanno ripetuto per tutta la giornata di essere solidali alla resistenza ucraina in lotta contro “l’imperialismo sovietico”.

A questo punto la rielaborazione dei fatti storici, compresi quelli attuali, è compiuta raggiungendo livelli di disinformazione davvero inediti nell’Italia repubblicana.

Tanto per fare un po’ di chiarezza, è bene ricordare che Il Presidente Putin è a capo di un partito denominato Russia Unita, il quale si colloca in un’area chiaramente neoliberista e nazional-conservatrice, molto distante dalle posizioni socialiste. Russia Unita ha poco o nulla a che fare con il pensiero ideologico della scomparsa Unione Sovietica. Infine l’Urss durante la guerra contro Hitler comprendeva anche l’Ucraina, e i sovietici hanno combattuto al fianco degli alleati occidentali pagando un altissimo prezzo in vite umane, stroncate in guerre e nei campi di sterminio.

In sostanza non è l’Unione Sovietica in guerra contro l’Ucraina, ma un Paese saldo sulle teorie del libero mercato. Infine la Resistenza italiana ha sì combattuto contro l’invasore nazista, ma ancor più ha lottato contro il regime di casa propria che aveva prima la sua capitale a Roma e poi a Salò.

La celebrazione della data da cui è sorto il nostro sistema costituzionale è stata usata per altri fini, su tutti quello di legittimare l’invio di armi e sostegno militare a Zalensky riconoscendo legittimità anche ai reparti neonazisti inquadrati nel suo esercito. Si è voluto dare alla giornata un tono bellicista, scordando chi da ambo i fronti di guerra diserta perché non vuole combattere una guerra che ritiene non sua. Errori già compiuti nel conflitto jugoslavo, quando l’Occidente scelse di sostenere i nazionalisti Ustascia a scapito della costruzione di un processo di pace che tutelasse tutte le culture balcaniche: alterare i fatti storici è anche un modo comodo per lavarsi la coscienza.

Una Paese che agisce nell’interesse dei propri cittadini non deve inventare frottole per governare, neppure è tenuto a riscrivere la Storia: abitudini che solitamente appartengono ai regimi, ovvero a chi diciamo di voler combattere.

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