SANITÀ FUTURA

Pnrr Sanità, si parte a giugno ma mancano soldi e personale

Le Asl devono preparare le gare per i lavori. Case e ospedali di comunità, nuove apparecchiature. Al Piemonte 430 milioni e ne servirebbero di più. Allarme delle Regioni. L'assessore Icardi: "Aspettiamo ancora 3 miliardi del Covid"

Questione di poche settimane, poi le Asl dovranno incominciare a tradurre in pratica la riforma della medicina territoriale, prevista a finanziata dal Pnrr, con i bandi per affidare i lavori di realizzazione delle case e degli ospedali di comunità così come delle centrali operative territoriali, ma anche con le gare per rinnovare il parco delle attrezzature diagnostiche e terapeutiche in uso da oltre cinque anni.

Di questi giorni, dopo un non facile confronto tra Governo e Regioni, il decreto con cui vengono definiti “modelli e standard dell’assistenza territoriale”. Entro giugno, da cronoprogramma, è prevista la firma dei contratti istituzionali di sviluppo tra ministero della Salute e le singole Regioni. Da quel momento, quindi nel giro di poco più di un mese al massimo, le aziende sanitarie dovranno avviare le procedure per far partire il più rapidamente possibile i lavori. Il termine per il completamento di tutti gli interventi e la piena operatività delle strutture, che non si potrà sforare pena la perdita dei finanziamenti europei, è fissato “entro e non oltre il 2026”.

Quattro anni non sono pochi, si dirà. Vero, ma visti i tempi che sempre più spesso segnano con forti ritardi e non pochi ostacoli, l’edilizia sanitaria la necessità di non perdere un solo giorno diventa un obbligo per le aziende sanitarie del Piemonte. Non ci sono soltanto gli esempi eclatanti delle due Città della Salute, ci sono anche lavori infinitamente più semplici come gli adeguamenti strutturali di molti ospedali, previsti dalle misure introdotte in seguito al Covid, che ancora non sono stati completati.

Tutt’altro che secondario il tema, che permane un problema, del personale. Nel decreto vengono indicati per ogni struttura i fabbisogni di risorse professionali necessari al loro funzionamento. Se a livello nazionale si ipotizza servano come minimo 26.550 (arrivando a un ottimale 39.800) tra medici, infermieri, tecnici, amministrativi e operatorio sociosanitari per rendere pienamente operative le strutture territoriali previste dal Pnrr e considerato che il Piemonte “pesa” circa l’8% sul sistema sanitario dell’intero Paese si può comprendere come anche a livello regionale i numeri siano altissimi. Tanto più a fronte di una carenza drammatica che già segna la sanità, a partire dai Pronto Soccorso per estendersi a tutti gli altri settori.

L’altro giorno il ministro Roberto Speranza ha assicurato ulteriori risorse nella prossima manovra proprio per assumere personale sanitario, ma le Regioni con il coordinatore della commissione salute Raffaele Donini (assessore dell’Emilia-Romagna) non fanno scendere l’allarme: “Per far funzionare questa riforma manca almeno ancora un miliardo”, poco meno di un centinaio di milioni guardando alle necessità del Piemonte. Che di soldi ne ha bisogno eccome, se si considera che nelle casse della sanità piemontese si aspetta ancora qualcosa come 3 miliardi e mezzo per le spese Covid, “su 4 miliardi e 800milioni previsti ne abbiamo ricevuto 1 e 400 milioni”, spiega l’assessore Luigi Icardi. “Se non arrivano in tempi brevi la situazione già pesante, diventerebbe drammatica”. 

Per quanto riguarda gli interventi previsti dal Pnrr l’ultimo riparto dei fondi assegna al Piemonte 430 milioni, e la Regione ha già predisposto la delibera con la ripartizione azienda per azienda, ovviamente rispettando i costi standard definiti per gli ospedali di comunità, le case di comunità e le centrali operative territoriali. Cifre fissate dal Governo e che non possono essere superate, come già si è detto per i tempi. Limiti che in Piemonte non dovrebbe avere motivo di non rispettare visto che gran parte delle case di comunità, così come gli ospedali saranno ospitate in strutture già esistenti, solo da adeguare.

print_icon