GIUSTIZIA SOMMARIA

Il ricercatore Djalali sarà impiccato

La conferma arriva dall'Iran, il suo paese, dov'è detenuto con l'accusa di spionaggio per i servizi segreti israeliani. Aveva collaborato con l'Università del Piemonte orientale e con il Crimedim di Novara

Il ricercatore iraniano-svedese Ahmad Reza Djalali sarà certamente giustiziato, per impiccagione, poiché la magistratura ha terminato la procedura di revisione del suo caso, su richiesta dei suoi avvocati. Lo ha affermato oggi il portavoce della magistratura Massoud Setayeshi. L’esecuzione della condanna era inizialmente prevista per il 21 maggio, poi sospesa su richiesta dell’avvocato. Molti gli appelli internazionali a favore di Djalali.

Setayeshi ha escluso inoltre l’ipotesi secondo cui per via della sua doppia nazionalità iraniana e svedese Djalali potrebbe essere scambiato con un detenuto iraniano, Hamid Nouri, un ex funzionario della magistratura, recentemente processato in Svezia per il suo coinvolgimento nell’esecuzione di massa di dissidenti negli anni 80 nelle carceri iraniane. “Non c’è alcun piano per scambiare Nouri con Djalali e quest’ultimo verrà giustiziato a tempo debito” ha affermato.

Djalali è specializzato nella medicina di emergenza e ha svolto ricerca universitaria non solo in Svezia, dove è stato residente con la famiglia, ma anche in molti altri istituti europei, tra cui l’Università degli Studi del Piemonte orientale e il centro Crimedim di Novara, comune che nel 2019 gli ha conferito la cittadinanza onoraria mentre già era detenuto nelle carceri iraniane da circa tre anni. È stato arrestato nel 2016, mentre si trovava in Iran su invito dell’Università di Teheran e Shiraz, con l’accusa di spionaggio a favore dei servizi segreti israeliani.

print_icon