Leggere per essere liberi

Il Salone del Libro ha chiuso i battenti vantando una presenza record di visitatori tra i suoi stand. L’apice storico di affluenza si è toccato nella giornata di sabato, ma per tutta la durata dell’esposizione libraria migliaia di persone hanno affollato i padiglioni e le sale riservate agli eventi.

Il successo dell’appuntamento annuale con gli editori ha consegnato ai torinesi la certezza di aver finalmente lasciato alle spalle gli anni difficili segnati dai lockdown, rassicurando al contempo chi nel passato recente ha temuto il trasferimento del Salone alla “rivale” Milano. Sono stati fugati, soprattutto, i timori di un possibile flop dovuto al breve lasso di tempo che ha separato l’attuale edizione dalla precedente. Infatti sono trascorsi appena sette mesi da ottobre, dalla data in cui è stata posticipata la fiera del 2021 a causa dell’emergenza epidemica.

Il grande allestimento dedicato ai lettori ha conosciuto momenti di profonda crisi negli anni scorsi, quasi sempre dovuti ad atteggiamenti ambigui da parte della politica. Il licenziamento in tronco nel 2015 di uno dei padri dell’evento, Rolando Picchioni, ha coinciso con manovre pericolose tra Milano e Torino, finalizzate a defraudare il capoluogo piemontese dell’importante iniziativa internazionale.

I numeri di quest’anno però evidenziano una situazione su cui è bene non abbassare la guardia. Gli ingressi sono stati, come è stato annunciato in conferenza stampa, 168.732 mentre nell’ultimo anno a guida Picchioni vennero registrati 241.000 accessi. Inoltre molte case editrici hanno manifestato il proprio disagio per un incasso ridotto della metà rispetto a quello realizzato nello scorso autunno.

I visitatori non hanno risposto con grande entusiasmo neppure alle offerte dell’ultimo giorno, e il loro vagare per gli stand è sembrato più motivato dalla speranza di incontrare persone appartenenti al mondo dello spettacolo, che dal mettere mano al portafoglio inseguendo le pubblicazioni del proprio autore preferito.

Da una parte la paura di contrarre il virus ha tenuto lontano dal Lingotto molte persone, e dall’altra il rincaro delle bollette ha condizionato in modo massiccio la possibilità di spesa di un pubblico già gravato dal costo del biglietto di ingresso. Vi è stata quindi una flessione delle vendite ma non della curiosità, come hanno dimostrato le lunghe file per accedere agli incontri con gli scrittori.

Cercare, ascoltare, sfogliare un libro sono atti importanti per sfuggire alla manovra a tenaglia di chi quotidianamente prova a imbrigliare il pensiero. Abbattere gli steccati, inseguendo la libertà di espressione, è possibile solo facendo ricorso alla Cultura, alla conoscenza quale premessa della costruzione di rapporti umani basati su empatia e pace.

Malgrado gli enti organizzatori della kermesse includano anche politici intransigenti, o peggio faziosi sino a sfiorare l’intolleranza nei confronti di chi propugna tesi in antitesi alle loro, l’edizione appena conclusa ha dimostrato una sobrietà inattesa. Il Salone del Libro è salito ad una quota di crociera tale che gli ha consentito di passare sopra la tempesta scatenata dalla gestione governativa del Covid, con tutte le conseguenze nefaste per i diritti personali e del lavoro, ed ha mantenuto la rotta evitando le insidie che compaiono in qualsiasi evento pubblico presentato in tempo di guerra.

Il Salone del Libro non si è mostrato “interventista”, non ha propugnato tesi a sostegno di una o dell’altra parte coinvolte nel conflitto; non ha ceduto al richiamo della guerra, della retorica e neppure ha condiviso la caccia alle streghe in atto altrove. Si è dimostrato inclusivo ed accogliente, non ha costruito muri contro nessuno e tra gli stand si è respirato un bel clima di libertà.

Le tifoserie ottuse, che hanno caratterizzato il dibattito pubblico di questi ultimi due anni, sono state contenute in sporadiche arene, mentre il confronto basato sul rispetto dell’altro interlocutore non ha trovato alcuna barriera di contenimento.

Leggere mettendo da parte i pregiudizi, e cercando il confronto tra più punti di vista, è la miglior tutela che si può riservare alla Democrazia, alla Libertà e alla Pace.

All’anno prossimo, mai deludente Salone del Libro di Torino!

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