REGIONE PIEMONTE

Pace (armata) tra Lega e FdI

Nell'ufficio parlamentare del plenipotenziario meloniano Lollobrigida, i coordinatori piemontesi dei tre partiti del centrodestra depongono le armi. Bongioanni ritirerà il ricorso, ma solo dopo che la Giunta per le incompatibilità archivierà la sua posizione

Bacinelle d’acqua sul fuoco di una crisi politica che dura(va) ormai da mesi. A riempirle, in un vertice romano, sono stati i coordinatori regionali dei tre partiti che compongono la maggioranza di centrodestra in Piemonte. Nell’ufficio a Montecitorio del plenipotenziario di FdI Francesco Lollobrigida, responsabile Organizzazione (e parente) di Giorgia Meloni, ieri si sono incontrati Paolo Zangrillo (Forza Italia), Riccardo Molinari (Lega), il senatore novarese Gaetano Nastri, figura in rapida ascesa nell'empireo meloniano, e Fabrizio Comba (Fratelli d’Italia). È stata siglata una pace armata che passa dal ritiro del ricorso al Tar di Paolo Bongioanni e dalla conseguente “archiviazione” della sua posizione alla Giunta per le incompatibilità, visto che una norma prevede la decadenza per il consigliere regionale che si pone in lite con l’ente che rappresenta. Un compromesso che era già stato individuato in almeno due occasioni a livello locale (in una era stato addirittura Alberto Cirio a fare da garante), ma che potrà trovare attuazione solo ora che c’è il sigillo del partito romano, alla presenza appunto di “Lollo”. Dimostrazione che la quelle nata da controversie locali aveva assunto i connotati di una rappresaglia utilizzata da Roma per alimentare la concorrenza nella leadership interna al centrodestra e che solo i vertici nazionali possono decretarne la fine.

La faglia si aprì a febbraio quando Lega e Forza Italia decisero di tenere fuori dall’Ufficio di presidenza di Palazzo Lascaris Fratelli d’Italia. Un oltraggio che neanche qualche riequilibrio nel successivo rimpastino di giunta e nel rinnovo delle presidenze di commissione erano riusciti a sanare, al punto che un mese dopo il capogruppo meloniano Bongioanni presentò un ricorso al Tar, contestando la correttezza dell’elezione da remoto dell’Udp. Un’azione irrituale che ha aperto ancora di più un solco tra i due principali azionisti della coalizione. Il Piemonte è solo uno dei fronti aperti tra Lega e Fratelli d’Italia: dalla Sicilia al Veneto Meloni e Salvini si sbarrano la strada a vicenda, polemizzano, faticano a trovare candidati condivisi. Le elezioni politiche sono dietro l’angolo e il clima tra i due alleati, che recitano ruoli diversi in Parlamento (la Lega nel governo Draghi, FdI all’opposizione), si deteriora sempre di più. Che in Piemonte nessuno avesse davvero intenzione di portare alle estreme conseguenze questo conflitto era lampante e la tregua di oggi può far tirare un sospiro di sollievo ai capi locali e allo stesso Cirio, che negli ultimi tempi faticava a derubricare la tensione in casa sua come “le solite beghe tra partiti”.

“Fratelli d’Italia annuncia che il ricorso presentato, a firma del consigliere regionale e capogruppo Bongioanni verrà ritirato successivamente allo svolgimento della commissione che dovrà valutare la possibilità di un cittadino eletto in consiglio regionale di adire alla magistratura qualora valutasse illegittime pratiche amministrative o regolamentari” è l’incipit di una nota condivisa dai partecipanti al verticei. Un comunicato in cui, con gran sprezzo del ridicolo, indica nelle opposizione “e in particolare il Partito democratico” i responsabili “di strumentalizzare un atto presentato con l’esclusivo fine di garantire il corretto svolgimento delle operazioni di voto, assicurando la  segretezza, la libertà di espressione di un eletto”. Insomma, una pantomima. Quella di Bongioanni è stata una rivalsa bella e buona portata avanti col benestare dei livelli nazionali del partito come reazione alla mancata elezione di un rappresentante nell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale. Problemi di poltrone, altro che “corretto svolgimento delle operazioni di voto”.

FdI conferma anche “piena sintonia con il presidente Cirio e la maggioranza di centrodestra” dove “siamo determinati a non lasciare spazi a strumentalizzazioni di nessun genere, auspicando che la commissione si esprima nel merito della possibile decadenza di un consigliere che ritiene di utilizzare un diritto costituzionalmente garantito senza che lui, la forza politica che rappresenta e i cittadini ne siano penalizzati”. Il messaggio è chiaro: il ritiro del ricorso arriverà solo dopo che la posizione di Bongioanni sarà letteralmente archiviata. FdI infatti si dice convinta che “nella commissione stessa non si vorrà creare un precedente pericoloso e delegittimare l’azione degli eletti ritireremo il ricorso immediatamente dopo l’espressione formale di merito della commissione stessa,a prescindere dal suo esito”. Lega avvisata… mezza affondata

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