Un lavoro sempre più intelligente

“Siamo Capaci!” è il progetto avviato dalla Cisl insieme alla Fondazione Falcone con cui ci si impegna a costruire nelle scuole, sui territori, nei luoghi di lavoro percorsi di promozione della legalità. È stato il momento saliente del XIX Congresso nazionale, a cui ho partecipato, e la tavola rotonda con Maria Falcone, e il ministro Lamorgese ha rappresentato un impegno forte e anche emozionante, nel momento in cui si gettano le basi della ricostruzione del Paese con il Pnrr. Inviare pertanto un messaggio forte che punti al risveglio delle coscienze civili, alla presenza di un pensiero etico diffuso, al maturare di una nuova generazione di donne e di uomini che ripudi l’indifferenza e scelga invece la partecipazione è un impegno da assumere di ogni democratico ma ancora di più di ogni sindacalista, ricordando Pio La Torre e Guido Rossa e ancora di più per ogni cislino.

Investire sul lavoro, creare lavoro è la strada principale per promuovere la legalità. Dal combattere i contratti nazionali pirata complici imprenditori e associazioni datoriali che giocano al massimo ribasso e al massimo profitto, alla partecipazione diffusa dei lavoratori alla vita dell’impresa sono i due binari che comprendono tutta l’azione sindacale per creare sviluppo e lavoro nella legalità.

Purtroppo, mancando l’intelligenza umana, figurarsi quella artificiale, nel torinese si preferisce fare la polemica sulla non-notizia anziché verificare la non-notizia. Quindi se magari improvvidamente un ministro spiega che l’Intelligenza Artificiale non si farà nel capoluogo piemontese si apre la polemica anziché ricordare che era stato ampiamente detto che a Torino ci sarà dell’AI solo ciò che riguarda l’automotive e l’aerospazio. Ricordo questo attuale episodio perché diventa difficile discutere e immaginare il futuro di Torino e la sua area metropolitana se questo è l’approccio.

Dal Congresso Cisl sono emerse altre due questioni importanti: la prima è l’unità sindacale, che è un valore se è reciproca, rispettosa e non egemonica ma soprattutto se è frutto di confronto di idee e non mediazioni fatte con i veti. L’unità sindacale presuppone un modello condiviso e questo a sua volta presuppone una visione della società con la capacità nel nostro territorio di dare risposte per immaginare un futuro fatto di lavoro e quale.

Un futuro in cui l’industria, in particolare l’automotive, cambia diminuendo i volumi e diversificando le sue attività. Nell’auto elettrica c’è sempre meno “ferro” e più intelligenza. Dobbiamo produrre più intelligenza con tutto ciò che ne deriva, dalla scuola alla formazione che devono aggiornarsi. Se poi le imprese pagano anche un po' di più i propri dipendenti magari… serve!

E quando le imprese capiranno anche che le professionalità “intelligenti” sono talmente specifiche per cui è difficile reperirle sul mercato (e poi vanno mantenute con un adeguato salario) ma vanno create in casa perché la scuola non potrà mai formare un allievo su una specifica mansione, allora il sistema funzionerà meglio. Le imprese o meglio gli imprenditori sbagliano continuando a scaricare sul sistema scolastico l’inadeguata preparazione al mondo del lavoro per cui non trovano le professionalità. La professionalità la crea il lavoro non la scuola.

Sicuramente, ed è l’altra questione emersa dal Congresso Cisl, la partecipazione dei lavoratori alla vita d’impresa anche con la presenza nei consigli d’amministrazione favorirebbe e orienterebbe le scelte d’impresa non solo a governare le crisi, come impropriamente pensano alcuni sindacalisti, ma nel fare scelte più orientate dal punto di vista sociale, delle competenze, dell’organizzazione del lavoro. Un lavoratore conosce la sua impresa molto meglio di un amministratore delegato, senza dubbio.

La partecipazione dei lavoratori alle scelte dell’impresa e l’unità sindacale sono due questioni integrate perché presuppongono una visione e un modello sindacale condiviso, non subalterno o egemonico e sono due temi che con una visione condivisa possono consentire scelte sindacali che favoriscono lo sviluppo di contratti di categoria, di territorio, di patti sociali abbinati alla crescita del territorio, insomma a un’idea di sviluppo concreto e diversificato che crei valore e lavoro.

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