POTERI FORTI

Crt, Quaglia vola basso e chiede aiuto a Lo Russo

Il presidente della Fondazione prova a rompere l'assedio giocando di sponda col sindaco cui propone nientemeno che una "Santa alleanza". Il dibattito a Piazza dei Mestieri, chez Odifreddi con Leo ad apparecchiare la tavola

Il cerchio ha iniziato a stringersi dopo il rinnovo dei vertici di Generali. C’è la fila fuori dall’ufficio del sindaco Stefano Lo Russo, tutti a lamentarsi del presidente della Fondazione Crt Giovanni Quaglia. Troppo avventato nel gestire una partita che andava affrontata in modo più “istituzionale”, come peraltro gli era stato sussurrato anche da autorevoli componenti del Consiglio di indirizzo e alleati d’un tempo, diventati ora avversari. Ha voluto schierarsi, lo ha fatto peraltro con la cordata perdente, ora c’è chi è pronto a presentargli il conto.

E come i suoi avversari si sono rivolti, più o meno direttamente al sindaco, anche il venerabile Quaglia – deciso a vender cara la pelle, anzi le penne – si è ritrovato a suonare allo stesso campanello. Passo felpato, modi avvolgenti, messaggi in codice. Fino all’incontro di ieri sera a un dibattito organizzato dalla Compagnia delle Opere e Nuova Generazione alla Piazza dei Mestieri, quartier generale di Comunione e liberazione a Torino. Giocava in casa il figlio della Dc della Granda. L’invito ufficiale è arrivato da Dario Odifreddi, ad apparecchiare la tavola ci ha pensato Giampiero Leo, ancora uno dei più influenti esponenti ciellini, fedele alleato di Quaglia in Crt, ecumenico quanto basta per tessere rapporti di buon vicinato con tutte le istituzioni, sfruttando anche l’attivismo in seno al comitato interfedi. “È il tempo dei costruttori per il futuro dell’Italia” il titolo dell’incontro: si vola alto nonostante Quaglia sia abituato a muoversi sottotraccia, più votato al pragmatismo che al volo pindarico. Cita nei suoi interventi la “bellissima intervista” del sindaco che poco prima aveva risposto “magnificamente” a una domanda sull’auto elettrica dimostrando “tutta la sua competenza”. Uno slurp via l’altro fino a quando lancia nientemeno che una “Santa alleanza tra le istituzioni, le business community e la società civile organizzata. Cioè noi”. Tradotto: “Caro sindaco, facciamo una bella alleanza io e te”. Altro che i costruttori, altro che Einaudi, Moro, Pasolini solo per citare alcuni dei grandi del passato al centro del dibattito.

Tra meno di un anno il mandato di Quaglia scadrà e la posizione del sindaco di Torino non è una variabile indipendente sul suo destino. La fronda di chi vuole un cambio della guardia in via XX Settembre è ampia e fa leva anche sul fatto che il presidente ha già fatto due mandati. Lui replica che il primo non è stato consumato per intero, essendo subentrato in corsa al notaio Antonio Marocco. Che fare? A chi in questi giorni ha investito Lo Russo di critiche contro Quaglia, il primo cittadino ha risposto più o meno sempre allo stesso modo: “Bene, qual è l’alternativa?”. Non ricevendo mai una risposta. Un’ipotesi di compromesso prevedrebbe la rielezione di Quaglia per metà mandato così da preparare con relativa calma la sua successione. Per il momento, però, è solo una delle possibilità sul tavolo.

“Questo è il tempo della concordia istituzionale” dice con vigore il sindaco e chissà che non parlasse solo del suo stretto rapporto con Alberto Cirio. Quel che ha in testa il primo cittadino non lo sa ancora nessuno. In uno dei passaggi più significativi ha sottolineato che “la scommessa dei costruttori oggi è la battaglia culturale per il gruppo dirigente della nostra società. Basta con le mediazioni al ribasso perché se facciamo crescere i più bravi ne beneficiano tutti”. Il capolavoro arriva in chiusura, ancora dal venerabile Quaglia, 75 primavere e nessuna intenzione di passare la mano: “Il futuro sono i giovani”. Ecco, appunto.   

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