TEMPI SUPPLEMENTARI

Ballottaggio, suk in Azione. Alessandria duello nazionale

Continua il pressing di Pd e Lega su Barosini (e il suo 15%). L'ex Udc vuole il posto di vicesindaco, ma i dem dicono no. Pronta la cornucopia leghista. Muro di Susta all'accordo con il centrodestra. Oggi torna Letta: dare uno schiaffo a Salvini nella città di Molinari

“Ahò, che me date?”. Decenni dopo il mitico a’ Fra, che te serve con cui l’imprenditore Gaetano Caltagirone rispondeva ad ogni chiamata del braccio destro Divo Giulio, Franco Evangelisti, il suk della politica segna gattopardescamente il suo cambiamento e buona è l’occasione data da uno dei più caldi ballottaggi al Nord. 

L’accento romano segna, ormai da giorni, la strada verso il secondo turno ad Alessandria, dove centrodestra e centrosinistra s’industriano a trovare risposte appaganti alle richieste di Giovanni Barosini, sessantunenne di Cave ma alessandrino da quasi quarant’anni, ex Udc approdato ad Azione e depositario di un 15% al primo turno. Voti che sia il candidato sindaco del Pd in campo largo Giorgio Abonante, sia il sindaco uscente della Lega Gianfranco Cuttica (staccato dall’avversario di due punti) ritengono cruciali per vincere. Non solo loro.

Vincere ad Alessandria per Enrico Letta equivale a un sonoro schiaffone a Matteo Salvini, passando per la guancia del suo capogruppo alla Camera Riccardo Molinari. Non è un caso che in questi giorni dal Nazareno si siano intrecciate telefonate al segretario regionale dem Paolo Furia, così come a quello provinciale Otello Marilli e non solo per concordare la presenza del leader dem oggi, per la seconda volta, in città. Nelle ultime ore, non confermata dai vertici locali del Pd, è circolata da ambienti dello stesso Nazareno la messa in agenda di Letta di un incontro con Barosini.

Improbabile, addirittura impensabile una trattativa nel retropalco con l’esponente di Azione da parte del segretario nazionale, tanto più che in ballo non c’è un apparentamento, al massimo una dichiarazione di endorsement. Non improbabile un misunderstanding tra la riva del Tanaro e il Nazareno, ovvero la previsione di un incontro di Letta con Barosini a suggellare al massimo livello l’accordo. Che, ad horas, non c’è. Non c’è perché, al netto dei fumosi ragionamenti politici che Barosini ormai pone come schermo alle trattative, Abonante ha detto no alla richiesta del calendiano di avere il posto di vicesindaco, oltre ad altre poltrone in giunta. Il candidato dem ha messo sul piatto il ruolo di presidente del consiglio comunale, senza per ora convincere l’uomo che prima di entrare in Azione, diventandone vicesegretario regionale dopo l’indiscusso exploit al primo turno, è stato assessore ai Lavori Pubblici nella giunta di centrodestra a trazione leghista. 

E la Lega, per la quale la tenuta di Alessandria è vitale ancor più in un momento di difficoltà come quello che sta vivendo Salvini, a Barosini è pronta a concedere ben di più, incominciando proprio dal ruolo di numero due a Palazzo Rosso, con bell’e pronta anche la spiegazione per salutare il ritorno del potenziale figliol prodigo: è stato assessore, sarebbe la ripresa di un percorso durato dal 2017 fino a pochi mesi fa. Il calendiano è tentato dall’accettare la cornucopia leghista. Certo i due punti di vantaggio di Abonante, col profumo di vittoria che i dem stanno respirando e che li galvanizza, possono impensierire Barosini circa il rischio di salire sul Carroccio perdente, ma forte del suo 15% e della convinzione di poterlo usare tutto o gran parte al ballottaggio, a fare il passo indietro tornando con Cuttica resta un’eventualità piuttosto concreta. Il fatto (e forse il guaio per mister 15%) è che i segnali che arrivano in un crescendo di intensità dai vertici regionali di Azione e dalla nomenclatura parlamentare piemontese sono di fatto un chiaro avvertimento contrario a un appoggio al centrodestra.

L’altro giorno il deputato Enrico Costa ha lanciato un messaggio in cui si sottolineava l’assenza di “pregiudizi” nella scelta di campo, ma è sempre più evidente che l’ex ministro veda quella verso il Pd come la strada con meno controindicazioni. Sulla stessa linea, anzi con maggior nettezza, è il segretario regionale di Azione Gianluca Susta, l’ex parlamentare biellese di orgine democristiana, poi Margherita e quindi Pd, dopo l’esperienza nella montiana Scelta Civica. Un cursus politico che avvalora la sua posizione, arrivata da Biella, anche con ambasciatori di rango, ad esponenti di primo piano del Pd alessandrino. 

Che la vittoria o la sconfitta ad Alessandria sia ormai questione che sta nelle agende dei leader nazionali è lampante, così come evidenti sono le ragioni. Per il Pd riconquistare la città alla Lega vale più che in passato e lo attesta non solo l’arrivo di Letta oggi, ma le febbrili interlocuzioni di questi giorni e l’interesse del Nazareno alla stessa faccenda Barosini, in altre circostanze liquidabile a elemento di contorno o poco più. Per la Lega, conservare il governo della città del capogruppo e segretario regionale vale la battaglia delle battaglie, comprese promozioni e medaglie sul campo all’uomo di Calenda, sperando che i suoi voti o almeno una parte servano a ribaltare il risultato del primo turno e conservare Palazzo Rosso per un altro lustro.

Ma il nodo non è ancora sciolto. I piddini sperano che quando arriverà il loro segretario, questo pomeriggio, l’accordo ci sia. Ma non è detto. La Lega non rinuncia a tentare il tutto per tutto e i contatti con Barosini non sono affatto chiusi. Lui continua a trattare su due tavoli. Fossimo in Liguria e non al di qua dell’Appennino, lo avrebbero già ribattezzato la bella de Turiggia, la bella di Torriglia, tutti la vogliono ma nessuno se la piglia.

Foto di apertura con Abonante e Cuttica di Radio Gold (www.radiogold.it)

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