Una transizione "isterica"

Puntuale arrivò il Comitato per il No al rigassificatore a Piombino. Uno dei due nuovi, con nave attrezzata, che ridurrebbe la dipendenza dalla Russia per il gas. La transizione ecologica, come volevasi dimostrare, è bella che servita. Se non riusciamo a capire che ogni passaggio verso la riduzione da dipendenza energetica dall’estero richiede tecnologia e impiantistica o deturpazione del paesaggio con eolico e pannelli solari (e nel caso preferisco la prima soluzione), siamo un Paese destinato a impoverirsi economicamente e a camminare verso il declino della nostra società.

Spunteranno come funghi Comitati per il No in ogni territorio in cui sia previsto un intervento di transizione ecologica: dal no al recupero, trattamento e trasformazione dei rifiuti e scarti legnosi nel pinerolese al no dei piombinesi. Tutto ciò fa da contraltare il voto al Parlamento europeo per il passaggio al 100% di produzione elettrica di auto in Europa.

Gli stessi che dicono no al rigassificatore plauderanno a un’azione che amplierà il gap di mercato con Usa, Cina e paesi asiatici; senza considerare l’alto consumo di energia elettrica per le ricariche che dipenderanno da fonti energetiche in mano a Russia e altri Paesi con alti costi collettivi e famigliari. Siamo un Paese con “qualche problema”.

Mi auguro che ci sia battaglia al prossimo Consiglio europeo sul futuro delle automobili. I negoziati devono ancora partire tra gli Stati membri ma si sono già tracciate con chiarezza le due correnti di pensiero: da una parte chi, come il governo italiano, punta a rallentare la transizione verso il 100% elettrico e dare più spazio alle tecnologie alternative (biocarburanti, e-fuel, ibrido) e ai motori endotermici, anche con idrogeno.

Il Ministro Cingolani ha sottolineato la richiesta “per obiettivi di riduzione differenziati per automobili e furgoni, nonché sul riconoscimento del contributo dei carburanti rinnovabili nel periodo di transizione, per accedere a una decarbonizzazione del settore automotive un pochino più lenta e flessibile”. Ha anche ricordato che “abbiamo 12 milioni di veicoli non euro 6, da euro 0 a euro 4, su un parco di circa 40 milioni e questo solo in Italia. È evidente che incentivare il passaggio di questi autoveicoli a euro 6 o a ibrido, in questo momento, ha un effetto ottimo dal punto di vista della decarbonizzazione, ancora di più che cambiare casomai l’euro 6 con l’elettrico per chi può permetterselo, tenuto conto anche dei costi”. Cingolani ha anche evidenziato “che c’è un passaggio intermedio, ibride e ibride plug-in, che rappresenta un po’ nell’automobilismo l’anello di congiunzione darwiniano fra l’uomo e la scimmia, che invece dovrebbe essere valorizzato in questo momento per abbassare la Co2 prodotta per chilometro”.

Ricordo, per l’ennesima volta, che anche l’idrogeno va sviluppato come carburante consentendo la sopravvivenza della filiera produttiva del motore endotermico perché il pericolo vero non è solo perdere posti di lavoro ma conoscenza tecnologica che ci distanzierebbe irrimediabilmente dall’avanzata asiatica e cinese.

Per fortuna arriva una buona notizia per l’occupazione torinese: Iveco tornerà a produrre autobus in Italia, a Foggia e Torino, con motore elettrico e anche a idrogeno, sfruttando l’hub delle batterie torinese.

Se fossimo un Paese capace di raziocinio industriale e intellettivo riusciremmo a impostare una riduzione graduale e costante di Co2 attraverso l’elettrificazione di tutti i mezzi pubblici e delle società private, da Telecom alle Asl ai taxi, che hanno un parco macchine endotermico. Vieteremmo il passaggio nei centri storici ai motori endotermici, favoriremmo il passaggio dei veicoli commerciali leggeri all’elettrico, come ha fatto parzialmente ma ampiamente Amazon.

Occorre un po' di raziocinio e invece siamo sempre più un formicaio isterico, forse ci serve un po’ di Intelligenza Artificiale perché quella umana è in netta flessione.

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