RETROSCENA

"Dove ci porterà Di Maio?" Verso il futuro (mandato)

Neanche i fedelissimi del ministro sanno quale sarà l'approdo finale di questa avventura. Alleanza con il Pd (e Conte)? Terzo Polo con gli indigesti Calenda e Renzi? Intanto l'ex capo dei 5 Stelle apre uno spiraglio verso il centrodestra con un occhio a Giorgetti

“Destra, centro o sinistra sono distinzioni superate. Oggi nascono i gruppi di Insieme per il futuro, poi vedremo...”. Neanche i fedelissimi di Luigi Di Maio sanno quale sarà l’approdo finale di questo nuovo progetto. Da più parti si sponsorizza un ritorno al proporzionale che darebbe al Pd le mani libere per poter scegliere, dopo le elezioni, su quale cavallo puntare: Di Maio o Giuseppe Conte? Il sistema maggioritario, infatti, impone la costruzione di un “campo largo” nel quale si ritroverebbero dei leader politici che a stento si parlano tra loro. “Noi abbiamo seri problemi nell’allearci con Renzi e Calenda. Spero nel proporzionale...”, ci confida un grillino che ha scelto di restare con l’ex premier pochette. Ma, i dimaiani non usano certo parole tenere nei confronti del loro vecchio leader che, ormai, dipingono come un piccolo Gian Burrasca che ama l’ambiguità. “Non sarebbe mai uscito dal governo perché vuole mantenere l’alleanza col Pd, ma allo stesso tempo deve differenziarsi dai democratici per recuperare consensi...”, dicono gli esponenti “futuristi”. In un momento così delicato, spiegano, Conte stava giocando sulla pelle del ministro degli Esteri, espressione del suo stesso partito. Almeno, fino a due giorni fa. Ora, Di Maio si è imbarcato in un’avventura politica che, magari, progettava da tempo ma che, ancora oggi, ha i contorni ancora assai indefiniti.

Gli unici punti fermi della nuova formazione politica sono: l’atlantismo, l’europeismo e il draghismo. “La scissione è avvenuta ora sulle armi, ma ormai era solo questione di giorni. Se non fosse capitata in questi giorni, sarebbe successa nelle prossime settimane per un altro motivo, ad esempio sul termovalorizzatore a Roma”, ci spiega un dimaiano di ferro che, senza troppi giri di parole, sentenzia: “Il governo Draghi o lo si sostiene oppure no”. Il fatto curioso, poi, è che sebbene sia Di Maio sia Conte siano divisi su tutto entrambi sostengano questo governo. C’è molta incertezza su quel che farà realmente il M5s tant’è vero che un pentastellato ammette: “Di Maio, probabilmente, ha rotto perché Conte pensa di uscire dal governo nei prossimi mesi e, con la scissione, ha voluto puntellare il governo”. Per quanto riguarda tutto il resto, il futuro dei dimaiani resta incerto: “Dove andiamo? Dove ci porta Di Maio”, si interrogano i parlamentari che hanno scelto di seguire l’inquilino della Farnesina.

L’idea del Terzo Polo non ha dei precedenti lusinghieri. L’ex premier Mario Monti, non appena nacque Scelta Civica, sembrava che dovesse guidare una coalizione del 25%. I risultati che arrivarono dai seggi misero tutti dinanzi alla cruda realtà: Monti, Udc e finiani raccolsero un misero 12,5%. Ma non solo. Lo 0,4% ottenuto da Fli mise una pietra tombale sulla carriera politica di Gianfranco Fini. Ora, se dar vita a un “campo largo” che comprenda da Calenda a Renzi e da Conte a Di Maio può sembrare un’impresa titanica per il Pd, creare l’ennesimo polo centrista sembra ancora più complicato. “Questo terzo polo non sarà altro che una zattera per traghettare qualche prima donna in Parlamento al prossimo giro. Poi, secondo me, più si aggregano e meno prendono...”, dice maliziosamente un contiano riferendosi ai vari Di Maio, Calenda, Renzi, Sala e Brugnaro. Ma, secondo alcuni, il ministro degli Esteri avrebbe pronto anche un piano di riserva: guardare al centrodestra. “È probabile che, dopo il deputato di Coraggio Italia, vi siano anche altri esponenti di centrodestra disposti a passare con Di Maio in vista della nascita di un centro con Giorgetti e i governisti di Forza Italia che gode della benedizione di Gianni Letta”, ci sussurra un esponente del Carroccio. Tutte strade che portano Di Maio verso il futuro... mandato?

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