RISIKO A PALAZZO ROSSO

Azione incassa la prima poltrona.
Ma scoppia una grana in famiglia

Barosini oggi diventa presidente del consiglio comunale di Alessandria (come previsto dal patto negato dal sindaco). Il calendiano spinge il sindacalista della polizia come assessore, ma c'è già il padre consigliere. Prime manovre per la partecipata Amag

Questioni di famiglia. Paiono affacciarsi pure quelle a complicare la vicenda del sostegno “informale” di Azione e del suo vicesegretario regionale Giovanni Barosini nei confronti del piddino Giorgio Abonante al ballottaggio che lo ha portato a diventare il nuovo sindaco di Alessandria e del conseguente riconoscimento dell’aiuto ricevuto.

Questa sera, nella seduta di insediamento del Consiglio comunale, presieduto dal consigliere “anziano” (colui che ha preso più voti nella lista più votata), ovvero l’ex sindaca del quinquennio 2012-2017 Rita Rossa (Pd), Barosini riceverà il pattuito – ma mai ammesso da Abonante – “pagamento” politico per essersi schierato, pur senza imbarazzanti apparentamenti, con il centrosinistra e sarà eletto presidente dell’assemblea di Palazzo Rosso.

Una poltrona, quella al vertice dell’assemblea municipale, che era parsa fin dall’inizio più naturale soluzione per onorare un accordo – ripetiamo – mai ammesso dal sindaco e giocoforza non ostentato dal contraente che pochissimi mesi prima delle elezioni aveva abbandonato il suo posto di assessore nella giunta di centrodestra guidata dal poi sconfitto leghista Gianfranco Cuttica e preparare una sua candidatura a sindaco che gli avrebbe fruttato un appetibile 15% al primo turno.

Ma a Barosini e al suo stesso partito, che lo ha premiato per il risultato del 12 giugno con il ruolo di vice del segretario regionale Gian Luca Susta, la presidenza del Consiglio pare non bastare. E forse, anche se la certezza è prossima, lo stesso accordo prima del ballottaggio prevedeva altro. Non è un caso che potendo nominare fino a nove assessori, Abonante si sia fermato ad otto, rinviando più avanti (quando l’attenzione si suppone cali) l’assegnazione di quella poltrona a un esponente di Azione o, più probabilmente, ad un “tecnico” di area vista la promessa fatta dallo stesso sindaco di non portare in giunta nessuno dei candidati nelle liste dell’ex Ucd, oggi calendiano.

Un piano che, però, starebbe incontrando ostacoli domestici, o per meglio dire famigliari. Il nome fatto da Barosini ad Abonante sarebbe quello di Cristiano Bianchini, sovrintendente della Polizia di Stato e segretario nazionale del sindacato autonomo Sap. Una figura “tecnica”, nel caso gli venissero assegnate deleghe legate in qualche modo alla sua attività professionale e sindacale, ma che al momento inciampa nella strettissima parentela con un rieletto consigliere comunale. Il “papabile” assessore è infatti figlio di Giuseppe Bianchini primo ed unico eletto in una delle liste di Barosini, SiAmoAlessandria.

Rumors tra vecchi e nuovi inquilini di Palazzo Rosso riferiscono di un Abonante tutto sommato disponibile ad accogliere la richiesta dell’azionista Barosini, ponendo tuttavia una questione di opportunità che si risolverebbe con un passo indietro del padre a favore del figlio. Giunta e consiglio tutto in famiglia, non sarà vietato per legge, ma il buon senso (e pure il buon gusto) raccomanderebbe di evitare. Sembrerebbe, però, che Bianchini senior non abbia alcuna intenzione di dimettersi dalla carica in cui è stato appena rieletto, lasciando il posto a Ezio Castelli, un altro barosiniano già a Palazzo Rosso nella passata consiliatura.   

Una grana per l’uomo d’Azione che stasera incassa la prima tranche dell’accordo, ma dovrà aspettare almeno dopo le vacanze estive, magari approfittando del tempo per dirimere la questione famigliare, per vedere assegnata quella poltrona opportunamente tenuta da libera da Abonante, che ha conservato per sé anche un bel po’ di deleghe da distribuire più avanti.

Nel frattempo parte lo spoils system nelle partecipate. Tempi stretti per quella più importante e ambita, l’Amag. Mentre il leghista Paolo Arrobbio, già dirigente della Popolare di Novara, sta riempiendo gli scatoloni, per la sua successione tra i nomi che circolano c’è quello di Massimo Grattarola, avvocato, lunga militanza nel Pd poi passato per un breve periodo nella renziana Italia Viva e candidato, non eletto, nella lista civica di Abonante. Occhi puntati anche sull’altra poltrona importante di Amag, quella di amministratore delegato, “spolpata” da Arrobbio che aveva avocato a sé quasi tutte le competenze, ma in passato ruolo di rilievo a lungo occupato da un manager piddino di lunghissimo corso come Mauro Bressan, ai tempi della presidenza del fassiniano Stefano De Capitani. A volte ritornano. Qualcuno ritornerà?

print_icon