Azionariato diffuso per frenare Nimby

In piena crisi energetica, sia per gli aumenti innescati da una ripresa post lockdown e dalle catene logistiche che faticano a riprendere lo scorrere ordinario dopo mesi di blocchi e sia per il rischio sempre più concreto di un blocco delle forniture di gas dalla Russia, il governo sta correndo ai ripari, ma al solito si è trovato l’opposizione di uno dei tanti comitati del no. Per far fronte al possibile blocco delle forniture la società Snam a partecipazione pubblica, ma quotata in borsa, ha comprato due cosiddetti rigassificatori galleggianti in sigla Fsru, ovvero due navi adatte sia per traportare gas, sia una volta ancorate, di riportare il gas liquefatto in forma gassosa e immetterlo in un gasdotto. Una di queste unità è già in consegna e potrebbe entrare in funzione fra pochi mesi, mentre la seconda sarà consegnata più in là per entrare in funzione nel 2024. Considerata la situazione di crisi è evidente l’importanza di queste unità, specialmente della prima che garantirà 5 miliardi di metri cubi di gas all’anno, pari a circa il 6,5% del consumo di gas totale italiano dell’anno 2021 pari a 76,2 miliardi. Una percentuale più che significativa. Tale nave è stata destinata al porto di Piombino perché da lì è facilmente collegabile ad un gasdotto. Tutto sembrerebbe andare per il meglio, ma al solito si è formato un’opposizione locale trasversale a partiti e associazioni contro il posizionamento della nave metaniera nel porto di Piombino adducendo problemi di sicurezza e di inquinamento. L’importanza dell’opera è fuori questione e ci sarebbero anche delle ricadute positive sulla città di Piombino, ma al solito la cosiddetta sindrome Nimby colpisce ancora.

Nimby è un acronimo di origine inglese, “Not In My Back Yard” ovvero non nel mio cortile a denotare l’atteggiamento di chi non vuole nelle proprie vicinanze impianti industriali o infrastrutture varie a volte anche riconoscendone la necessità come nel caso del rigassificatore galleggiante. Probabilmente in Italia questa sindrome è più diffusa rispetto ad altre nazioni industriali per una certa cultura antindustriale presente in maniera significativa e per una certa mitologia sul turismo che sarebbe una sorta di eldorado non sfruttato come se l’Italia fosse un isolotto tropicale che possa vivere solo di turismo. Il turismo è una risorsa che va sfruttata, ma il valore aggiunto di un’industria avanzata è molto più alto di quello del turismo. È sufficiente pensare ad alcune aziende americane come Apple, Meta (Facebook, Whatsapp, Instagram), Alphabet (Google, Youtube, ecc.) per rendersi conto di ciò.

Questa è la situazione e sarebbe auspicabile che si proceda celermente senza rischiare di rimanere senza gas nei prossimi mesi. Snam è una società pubblica anche se quotata in borsa e viene da chiedersi se l’amplissimo risparmio italiano fosse maggiormente investito in azioni, quindi in vere e proprie aziende che producono beni e servizi la sindrome Nimby si manifesterebbe in maniera più ridotta. Se gli abitanti di Piombino possedessero delle azioni Snam, protesterebbero sapendo che una società in cui hanno investito ha speso 350 milioni di dollari per un nuovo impianto che rischia di essere bloccato per le proteste di alcuni? La costituzione italiana tutela il risparmio, ma sarebbe utile favorire un azionariato diffuso per permettere che il risparmio italiano non rimanga fermo sui conti correnti, una maggiore crescita economica, una maggiore educazione finanziaria e la nascita di una cultura rispettosa dell’industria. Mi sovviene una battuta ascoltata di recente sull’Ilva di Taranto. Qualcuno diceva che si stava meglio quando non c’era l’acciaieria e la risposta di un altro è stata lapidaria: “Si moriva di fame”.

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