VERSO IL VOTO

Calenda apre le porte di Azione: Porchietto lascerà Forza Italia?

Dopo una settimana di travaglio la parlamentare torinese sembra decisa a seguire la Gelmini. L'ufficialità in settimana. La reunion sotto l'ombrellone con Damilano e il brunettiano Giacometto. L'enigma dell'algoritmo roulette e la distribuzione dei seggi

Il primo ad aver capito, dimostrandosi ancora una volta il più sveglio di tutti, è Alberto Cirio. Qualche giorno fa, quando si era appena consumato lo strappo di Mariastella Gelmini da Forza Italia e ancora si era lontani dal poter prevedere chi e quanti avrebbero seguito la ministra verso i lidi calendiani, il governatore con un messaggino un tantino perfido all’ex compagna di partito, trasmigrata in Azione, Daniela Ruffino, non lasciava molto spazio ai dubbi: “Voi due non potete proprio stare distanti”. L’innominata era Claudia Porchietto, quel che si dice notoriamente non proprio amica per la pelle della deputata di Giaveno.

Passano un po’ di giorni e la profezia del Nostradamus di Piazza Castello si avvera. Porchietto venerdì scorso ha incontrato Carlo Calenda. Di lei al leader di Azione e ai vertici del partito che veleggia, ad oggi, oltre il 5% piace la matrice imprenditoriale (è stata al vertice torinese di Api prima di ricoprire il ruolo di assessore al Lavoro in Regione) e la sua attività in Parlamento dove in questi quasi cinque anni si è mossa con competenza su molti terreni, dal settore produttivo alla finanza pubblica, qualità che le hanno fruttato l’apprezzamento anche in molti ambienti liberal di centrosinistra. Solidissimo (anche a duro prezzo della fatwa del cerchio tragico arcoriano) il suo legame con la Gelmini che, uscita da FI litigando furiosamente con l’arcinemica Licia Ronzulli (la madre-padrona del partito che preconizzò mesi fa proprio a Porchietto insuperabili forche caudine per la rielezione in Piemonte). Ora Maristar  comunicherà in settimana il suo ingresso in Azione portando in dote a Calenda un pacchetto di parlamentari e amministratori in cui spicca un tris rosa su cui l’ex titolare del Mise ha espresso un giudizio più che positivo e del quale oltre a Porchietto fanno parte la deputata l’ex atleta paralimpica Giusy Versace e Anna Lisa Baroni, mantovana, avvocato civilista eletta alla Camera nel collegio Lombardia 4.

Posti blindati ed elezione sicura? Difficile a dirsi, quasi impossibile da prevedere. Al di là dei sondaggi in crecita, Azione non è facile da valutare in termini di seggi che potrà ottenere il 25 settembre. Questo, innanzitutto per una ragione molto semplice: non c’è un pregresso su cui basare proiezioni. In più, per chi sta sotto la doppia cifra (e ad oggi è difficile accreditare Azione del doppio rispetto a quanto è data dalle intenzioni di voto), s'innesca il fenomeno che uno studioso dei sistemi elettorali come il capogruppo di LeU alla Camera Federico Fornaro definisce con efficacia l’algoritmo roulette: nelle liste minori per una parte dei candidati l’elezione non dipende dal loro risultato, ma dal risultato di altre liste più grandi in un complesso meccanismo di formazioni eccedentarie e deficitarie. Roba da perderci la testa, ma questo è il sistema del Rosatellum e, quindi, ecco la necessità per i partiti più piccoli di coprire, proprio come si fa con le fiches sul tavolo verde, più caselle-collegio (fino al un massimo di 5) anche quelle potenzialmente meno “vincenti” per piazzare i candidati che si vogliono portare in Parlamento.

Per questo i vertici e i nomi pesanti saranno distribuiti con pluricandidature. E visto che basandosi sul 5% o poco più dei sondaggi, la prospettiva è quella di eleggere dai 16 ai 20 deputati e 8 o 10 senatori, occorre puntare su un blocco di nomi. In Piemonte, ad oggi, si stimano al massimo due posti in Parlamento e gli aspiranti sono numerosi: gli uscenti Enrico Costa, Ruffino e Osvaldo Napoli, i vertici locali della formazione (Gianluca Susta e Claudio Lubatti). Proprio per questa ragione all’ex ministro Costa sarà garantita la guida della lista anche in Lombardia, a Milano, oltre che nel suo feudo piemontese e in particolare Monregalese. Così avverrà per tutti i big azionisti.

Temi e timori che sono stati al centro delle discussioni sotto l’ombrellone in questo primo weekend di campagna elettorale balneare a Cervo, Ponente Ligure, dove ha casa Porchietto ma anche Carlo Giacometto, il deputato a lei politicamente legato da tempo, ma anche tra i più stretti consiglieri di Renato Brunetta. Il ministro veneziano che ha denunciato il tradimento (dei valori) di Forza Italia e dal partito che contribuì a fondare è uscito guardando a un fronte repubblicano che nel nome richiama all’originario progetto di Calenda. Ma mentre Porchietto ha marchiata la lettera scarlatta, la G di Gelmini, lui come gli altri brunettiani è “libero” da impegni. Riunire “tutti quelli che si riconoscono in questa esperienza straordinaria del Governo Draghi in una coalizione di liberi e forti per salvare questo paese”, così Brunetta, prendendo a prestito il celebre appello di don Sturzo e indicando il progetto politico a cui sta lavorando e che, spiega, comprende ovviamente Letta, “ma anche Matteo Renzi e Calenda”. Punti di contatto con Azione che però marca le distanze da Italia Viva e dal Pd? Si vedrà nei prossimi giorni.

Nel frattempo Giacometto sembra intenzionato a giocare fino in fondo la partita nella squadra azzurra. Su di lui, a partire dal presidente della Regione, c’è una valutazione positiva, che poggia su solide fondamenta: deputato serio e sempre preparato, eletto in un collegio uninominale che nel frattempo si è allargato anche al Canavese, insieme al viceministro Gilberto Pichetto vanta il più alto grado di anzianità nel partito, è uno dei non molti sempre in regola nel versamento delle quote, è il parlamentare piemontese con più alto numero di presenze (terzo in Italia). Ragioni che supportano il legittimo scenario in cui Giacometto si rivede candidato in Forza Italia e che porterebbero Cirio a spendersi per lui. Se ne parlerà questa sera al coordinamento regionale convocato per dare avvio alla macchina elettorale? Difficile, certe cose si decidono a Roma.

Poco lontano da Cervo, ad Alassio ha il suo buen retiro estivo Paolo Damilano, già candidato sindaco civico per il centrodestra, ma che con il centrodestra “ormai in deriva populista” ha rotto. Sabato l’imprenditore acqua&vino ha condiviso con Porchietto patemi d’animo e ansie sulle rispettive (e forse coincidenti) prospettive politiche. Su di lui c’è certamente attenzione da parte di Calenda, ma negli ambienti vicini al leader di Azione a proposito di Damilano si fa notare come sarebbe opportuno che egli “prima, si chiarisca le idee”, con evidente riferimento ad alcuni suoi ondeggiamenti e alla recente partecipazione alla convention di Giovanni Toti, il cui progetto guarda al centrodestra ed è molto diverso da quello di Calenda.

Tra passaggi ormai certi e altri in forse, caselle da riempire come i cruciverba in spiaggia e sguardi attenti all’onda giusta, un fatto è certo: i tempi sono stretti come mai prima d’ora per conquistare un posto al sole. Senza scottarsi.

print_icon