VERSO IL VOTO

Centrosinistra, partita disperata. 
In Piemonte rischia il cappotto

Non c'è Calenda (o Fratoianni) che tenga: la sconfitta per Letta e compagni pare inevitabile. Nell'Italia tutta colorata di blu si salvano le regioni rosse. La battaglia nei collegi uninominali sarà una Caporetto, con l'eccezione di Torino

In Piemonte, con l’eccezione di Torino, il centrosinistra si prepara a perdere nel meno peggio dei modi. Le chiacchiere, come si dice, sono a zero: il fronte progressista di Enrico Letta, anche se non fosse attraversato dalle ancora irrisolte questioni tra la Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni e i Verdi di Angelo Bonelli riguardo l’accordo con Carlo Calenda, non toccherebbe comunque palla al di là della cinta daziaria subalpina. Un film già visto, si dirà guardando ai risultati del 2018 quando nel Piemonte2, ovvero tutta la regione meno il capoluogo e la sua area metropolitana, il centrodestra fece l’en plein nei collegi uninominali. “Poco è cambiato rispetto a quel quadro”, conferma Federico Fornaro, interpellato non tanto quanto capogruppo di LeU alla Camera, quanto riconosciuto e corteggiato (anche dagli avversari) esperto di dinamiche e flussi elettorali. 

Quattro anni fa il Piemonte mandò a Roma 8 deputati del M5s, 9 del Pd, 8 di Forza Italia, 3 di Fdi, 13 della Lega, 2 di Liberi e Uguali, 2 di Noi con l’Italia-Udc, mentre a Palazzo Madama andarono 4 senatori grillini, 5 dem, 6 berluscones, 2 di FdI e 5 del Carroccio. Allora alla regione spettavano 45 deputati e 22 senatori, adesso dopo la cura dimagrante i futuri onorevoli sono 29 e coloro cui spetta un seggio a Palazzo Madama 14. Ma, attenzione, in quei numeri sono compresi ovviamente gli eletti nelle liste del proporzionale, perché come detto anche nel 2018 i collegi uninominali, dunque il maggioritario, eccetto che a Torino, andarono al centrodestra. La geografia elettorale un po’ è cambiata, alcuni collegi sono stati rivisti, accorpati, ma il risultato nelle previsioni non muta. Dei 15 collegi uninominali piemontesi, Letta e compagni, se va bene, ne potrebbero conquistare tre o quattro.

Una grande distesa blu, il colore dei collegi certi per il centrodestra, con sparute macchie rossastre, quelli in cui il centrosinistra è in vantaggio, concentrate soltanto tra Toscana ed Emilia-Romagna e più in su, in Alto Adige. Appare così la mappa dell'Italia, non definitiva, sulla quale sta lavorando il centrodestra, per la divisione dei uninominali, in base alla loro contendibilità. In particolare, sempre secondo questa stima, al Senato Letta e alleati, avrebbero appena cinque collegi blindati e una decina alla Camera. Le circoscrizioni più incerte sarebbero una ventina al Senato e circa 40 alla Camera.

La partita, secondo le previsioni del centrodestra, sarebbe aperta, in pratica, solo in alcune aree del centro nord. Una sconfitta certa è prevista alla Camera solo a Livorno, Prato e in alcuni collegi dell’Emilia-Romagna, tra Bologna, Modena e Reggio Emilia. Lo stesso vale per il Senato, al netto dei cinque vincitori sicuri per la coalizione che si raccoglie attorno al Pd: due in Emilia, uno in Toscana, uno a Roma e l’altro eletto a Milano. In entrambe le Camere il centro destra sarebbe certo di vincere praticamente dovunque al nord, eccezion fatta per l’Alto Adige, dove il centrosinistra rimane in vantaggio in tutti e due i rami del Parlamento, nella provincia di Genova alla Camera e in quelle di Trento e Torino al Senato. Al centro l’unica regione dove il l'alleanza di Letta raccoglierebbe più parlamentari è la Toscana: quasi tutti i collegi sono sui toni del rosso, eccezion fatta per quelli tra Lucca, Massa e Pistoia tinti di blu, più chiaro per il Senato, più scuro per la Camera.

Bottino pieno, senza sorprese degli uninominali, per il centrodestra è previsto in diverse regioni: Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata, Friuli, Veneto, Calabria e Sicilia. Al centrosinistra, sempre secondo queste previsioni, potrebbero andare solo altri tre senatori: due in Campania, nei collegi di Napoli e dell’area flegrea, l’altro, ma più difficile, a Fiumicino, nel Lazio. La situazione più incerta, ma comunque a favore della coalizione Lega, FdI e Fi sarebbe in Sardegna, dove i giochi non sembrano del tutto scritti.

Al contrario in Piemonte, il quadro appare decisamente più chiaro. “I collegi uninominali del Piemonte 2 andranno tutti al centrodestra, riconfermando il risultato del 2018”, spiega dati alla mano Fornaro. Ricorrendo ai colori, assegna un “rosso intenso alla Camera nel collegio Torino1, rosa scuro quindi quasi sicuro Torino2 e Collegno, mentre si passa all’azzurro per Moncalieri arrivando al blu scuro di Ivrea”. Al Senato il centrosinistra ha ottime possibilità di conquistare il collegio di Torino, mentre tende all’azzurro ma ancora contendibile il collegio del resto della provincia Torinese, per poi passare a un blu intenso in tutto il resto del Piemonte. Per rinfrescare la memoria sulla nuova geografia elettorale va ricordato che i nuovi collegi hanno subito modificazioni: la Camera Torino1 comprende il centro e le circoscrizioni 1, 2, 7, 8; Torino2 racchiude le circoscrizioni 3, 4, 5 e 6. Dei vecchi quattro collegi il resto della provincia ne conta tre: il 3 di Collegno con Rivoli, Settimo Torinese, Grugliasco e Venaria Reale, il 4 che oltre a Chieri comprende l’area nord est e infine il 5 di Moncalieri che va fino a Pinerolo. Il resto del Piemonte conta 5 collegi: Alessandria, Novara che comprende anche il Vco, Vercelli con Biella e una parte della provincia di Novara, Asti con alcuni comuni delle Langhe tra cui Alba, Bra e Cherasco e poi Cuneo con tutto il resto della Granda. Ancora più semplice il Senato: un collegio per Torino, uno per Moncalieri e il resto della provincia, poi quello di Novara per la zona Nord, quello di Alessandria e Asti che comprende anche alcuni comuni dell’area sud di Torino e poi quello di Cuneo.

A guardare la carta geografica del Piemonte, così suddivisa, colorandola con le previsioni è quasi tutta blu, eccetto appunto quel che un tempo si sarebbe detto il villaggio di Asterix della sinistra. Certo laddove il blu non è proprio così intenso c’è chi guarda a quel che potrebbe eventualmente drenare dal centrodestra la presenza della calendiana Azione nel rassemblement lettiano, così come si valutano i voti che nel 2018 andarono ai Cinquestelle. Piuttosto nel centrodestra sarà una corsa dei ras locali per aggiudicarsi i rispettivi collegi, visto che in quanto a garantire l'elezione uno vale l'altro. C'è inoltre sempre la varibaile di qualche pacadutato anche se ciò è più probabile nel proporzionale. Sicuramente di fronte a quel Piemonte, con l’eccezione di Torino, che si conferma essere in maggioranza di centrodestra, per il fronte opposto non resterà che provare a uscire sconfitto nel modo migliore.

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