Il Nordest torna a trainare l'Italia
13:41 Sabato 06 Agosto 2022Nel 2022 il Pil del Veneto è destinato ad aumentare del 3,4%: nessuna altra regione riesce a fare meglio. Seguono a ruota Lombardia ed Emilia-Romagna. Il Piemonte si segnala per l'incremento degli investimenti. Ma il tasso di crescita del Paese è in calo
Il Nordest torna a trainare l’economia dell’Italia. Nel 2022, infatti, il Pil del Veneto è destinato ad aumentare del 3,4%. Secondo uno studio, infatti, nessuna altra regione è destinata a fare meglio. Subito dopo ci sono Lombardia con il 3,3% ed Emilia-Romagna con il 3,21%. In coda, invece, ci sono Marche con un +2,4%, Basilicata (2,3%) e, infine, Calabria (2,1%). Entro il 2022 solo sette regioni su venti recupereranno il livello di Pil ante l’avvento della pandemia (2019): Lombardia, Emilia-Romagna, Valle d’Aosta, Puglia, Abruzzo, Friuli Venezia-Giulia e Trentino-Alto Adige. Le altre tredici ancora no. I dati emergono da un’analisi realizzata dall’Ufficio studi della Cgia sugli scenari territoriali presentati da Prometeia. Le realtà territoriali che hanno faticato più delle altre a recuperare il terreno perduto sono Toscana (-1,4%), la Calabria (-1,8) e, infine, Sardegna (-2,1).
Nel 2022 la crescita media del Pil italiano è stimata al 2,9%. Un livello inferiore a quello ipotizzato, ad esempio, nelle settimane scorse dalla Banca d’Italia (+3,2%) o al dato sulla crescita dell’Istat (+3,4). La Cgia ritiene, infatti, che nel prossimo autunno lo scenario economico/sociale sarà particolarmente difficile. Il caro-energia, l’inflazione galoppante, gli sviluppi della guerra in Ucraina e una possibile recrudescenza del Covid rischiano di “frenare” con più forza di quanto previsto lo slancio economico maturato in Italia nella prima parte del 2020. Gli aiuti pubblici erogati dal Governo Draghi per contrastare la crisi, il buon andamento del turismo, gli investimenti (specie nelle costruzioni) e l’export sono le voci più significative nella ripresa economica in atto.
Per quanto concerne i consumi delle famiglie, che costituiscono il 60% circa dell’intero Pil nazionale, dovrebbero salire, rispetto al 2021, del 2,8%, anche se rispetto al 2019 sono ancora inferiori del 4,1. Rispetto a 3 anni fa, le nostre vendite all’estero sono incrementate del 9%. Gli investimenti aumentano nel 2020 del 9,9%, con punte del 10,4 in Lombardia, del 10,3 in Emilia-Romagna e del 10,2 in Sicilia, Piemonte, Campania e Puglia.
In merito alla crescita economica, misurata a livello provinciale dal valore aggiunto, svetta la Venezia Giulia: Gorizia con il +4,4% e Trieste con +4,3 guidano la classifica nazionale. Sondrio, invece, con +4,1 occupa il terzo gradino del podio.Altrettanto significativo il risultato previsto a Barletta, Caserta e Monza-Brianza (tutte con il 4%), Brindisi e Verona (entrambe con il +3,9%). Sebbene la crescita sia comunque positiva, chiudono la graduatoria a livello nazionale Pordenone, Cagliari e Viterbo (con il +1,9%) e, infine, Vibo Valentia e Reggio Calabria (ambedue con il +1,7%). Rispetto al 2019, 51 province su 107 devono ancora recuperare la perdita del Pil causata dalla crisi pandemica. Le situazioni più critiche si registrano a Pisa (-3,5%), Rovigo (-3,8), Brindisi (- 4), Macerata (-4,1), Vibo Valentia (-4,3) e Belluno (-5,2).