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FdI fa il botto, Lega in affanno

Anche in Piemonte si prospetta un successo debordante della Meloni. Un sondaggio "riservato" commissionato dal vertice del Carroccio allarma il partito di Salvini. Fuori Torino il centrosinistra praticamente non toccherebbe palla

Nella famiglia del centrodestra piemontese in viaggio verso il voto, sono i Fratelli d’Italia ad annunciarsi come protagonisti di un successo, per molti versi certamente auspicato ma forse neppure immaginato da loro stessi in quelle dimensioni. Un botto che, inevitabilmente, non può che allarmare l’alleato leghista, dopo il già a fatica digerito sorpasso ora con il concreto rischio di andare vicino ad essere doppiato, perdipiù in una regione di quel Nord in cui il partito di Matteo Salvini ha già da tempo percepito prima il fiato di Giorgia Meloni sul collo e ora una non improbabile scottatura sulla pelle. 

A provocare stati d’animo differenti tra le due principali forse politiche della coalizione, da poco più di un giorno, sono i numeri di un sondaggio ad uso interno, che non abbiamo potuto vedere, ma di cui i maggiorenti dei partiti hanno fatto l’argomento principale dei loro ragionamenti in queste ultime ore. Nessuna cifra con il sigillo dell’ufficialità, nessuna tabella, ma più fonti attendibili e autorevoli interpellate confermano non solo il sondaggio commissionato dal vertice regionale della Lega, ma sostanzialmente anche i numeri che stanno circolando. Secondo questa rilevazione realizzata da Winpoll intervistando un campione di 600 elettori per ogni collegio della regione lo scenario non lascia dubbi: successo netto di FdI che superebbe il 25%, sfiorando addirittura il 30 sul Piemonte2 portando FdI non solo a distaccare di molto la Lega, ma addirittura diventando il primo partito in assoluto sul territorio piemontese. Con un Pd fermo al 21-22%.

Per quanto riguarda la Lega, ascoltando voci da quel partito, la percentuale accreditata dalle intenzioni di voto sarebbe tra il 19 e il 20%, ma scende se a lasciar trapelare qualcosa del sondaggio sono esponenti meloniani. Perché, in assenza della carta, succede un po’ quello che accade nel vecchio gioco del telefono senza fili dove ad ogni passaggio la parola cambia e qui a cambiare, non senza convenienze di parte, sono le cifre. La Lega riduce un po’ i numeri di FdI, che a sua volta gonfiano i loro e viceversa. Nessuno si stupisce, ma nessuno nella coalizione può negare quello che, punto più punto meno, raffigura il sondaggio: l’ipotesi di un’affermazione dirompente del partito già protagonista del sorpasso sull’alleato, oltre che nelle analisi dei sondaggisti, anche nelle principali città andate al voto pochi mesi fa. Un altro dato interessante, pur sempre da prendere con tutte le cautele del caso, riguarda la diversa intensità dell’ipotizzabile botto di FdI tra Torino e il resto della regione. Nel primo caso verrebbe accreditato di un già eclatante 23% a fronte di un 14% della Lega, ma è nel cosiddetto Piemonte2 che i Fratelli vengono dati appena di un punto sotto la soglia del 30% , in questo caso doppiando il partito di Salvini fermo attorno al 14%.

Con Forza Italia al di sotto di un paio di punti del 10%, è proprio il dato della Meloni a provocare più di un affanno nella Lega che già vede il Piemonte, insieme alla Liguria la regione del Nord piazzata meno bene nelle previsioni di voto. Un dato che non stupisce, considerando che VenetoFriuli-Venezia Giulia e Lombardia hanno tutte una guida leghista e che, oltre a Luca Zaia e Attilio Fontana le due più grandi annoverano anche una force de frappe nazionale decisamente più corposa rispetto al Piemonte che oltre ad esprimere il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, tanto di più non può vantare.

Non è il primo e non sarà l’ultimo, questo sondaggio. Strumenti irrinunciabili per i partiti impegnati fino all’ultimo per aggiustare il tiro, ma anche armi improprie di una guerra psicologica di cui nessuno in nessuna coalizione ad ogni elezione può ritenersi indenne. E mentre sui numeri c’è chi si galvanizza e chi si preoccupa, sempre dal centrodestra filtrano altre novità, decisamente meno segnate dall’incertezza. Si tratta dei collegi uninominali sicuramente assegnati proprio a Fratelli d’Italia. Al partito della Meloni va quello di Cuneo per la Camera, così come quello di Biella e di Asti e due dei tre dell’area di Torino, mentre per il Senato sarà un candidato di FdI a comparire sulla scheda di Novara, lo stesso per il collegio della provincia di Torino. 

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