TRAVAGLI DEMOCRATICI

Letta mette i Moderati alla Portas

In Piemonte si rompe il sodalizio con il Pd e ora il deputato dovrà decidere che fare. Fuori dalle liste anche il segretario piemontese Furia. L'unico collegio blindato di tutta la regione va a Più Europa. Fassino emigra in Veneto

Più che una selezione è stata una vera e propria decimazione. Marco Meloni, l’uomo incaricato da Enrico Letta a comporre il difficile mosaico delle liste, ha ascoltato con pazienza tutti i capataz del partito e i vertici regionali, si è fatto consegnare le indicazioni provenienti dai “territori” e alla fine ha fatto di testa sua, seguendo rigorosamente la linea indicata dal segretario. Ogni pezzo ha trovato posto nella sua casella, secondo un disegno preciso che dovrebbe consegnare a Letta il pieno controllo dei prossimi gruppi parlamentari, comunque vadano le elezioni.

Il baricentro del Pd si sposta a sinistra con ampie concessioni agli alleati di Sinistra Italiana e Verdi e i compagni di Articolo 1, rientrati dopo la scissione voluta da Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema, quando al Nazareno comandava Matteo Renzi. In Piemonte scompare dalle liste il nome di Carlotta Salerno, che i Moderati di Mimmo Portas avevano “messo a disposizione” a suggello dell’accordo. Un segnale con cui il Pd scarica di fatto il vecchio alleato, cui evidentemente non è stata perdonata la fuitina con Italia Viva e soprattutto queste ultime settimane in cui era chiaro a tutti come continuasse a giocare su più tavoli. Portas, che ha seguito tutte le trattative dalla Puglia, dove si trova in vacanza con la famiglia ormai da giorni, conferma allo Spiffero la rottura ma non svela le sue carte. Tornerà da Renzi? Difficile. La sensazione è che questa volta non abbia un asso nella manica. E poi anche da quelle parti gli spazi sono quelli che sono e non sfugge che un eventuale posizionamento fuori dalla coalizione di centrosinistra rischierebbe di avere delle ripercussioni anche a Palazzo Civico dove i Moderati governano assieme al Pd. Restano fuori dal Piemonte, come assodato ormai da giorni, l’ex sindaco di Torino e ultimo segretario della Quercia Piero Fassino (candidato in Veneto) ed Emma Bonino (Roma).   

Tra coloro che restano fuori c’è anche il segretario del partito piemontese Paolo Furia, nonostante il ministro Andrea Orlando abbia assicurato di aver fatto di tutto per garantirgli un posto sicuro. Perso quello avrebbe rinunciato a una candidatura di servizio. Tra i maggiorenti è già iniziato il processo sotterraneo per come il giovane segretario ha gestito “pro domo sua” una partita in cui avrebbe dovuto tutelare gli uscenti e invece ha “trattato solo per se stesso” sbotta un parlamentare. Come anticipato ieri dallo Spiffero, infatti, l’unico collegio uninominale blindato, quello di Torino Centro, finisce a Più Europa che dovrebbe averlo riservato al suo presidente nazionale Riccardo Magi. Il capogruppo di Leu a Montecitorio Federico Fornaro viene confermato capolista sul proporzionale nel listino del Piemonte Nord della Camera, così come la vicepresidente del Senato Anna Rossomando, dell’ala sinistra del partito, è rimasta intoccabile alla guida del plurinominale del Senato nel capoluogo. L’ex ct della Nazionale di volley Mauro Berruto, imposto direttamente da Letta, è in prima pozione nel listino proporzionale della provincia di Torino e nell’altro plurinominale, quello di Torino Città, ecco catapultata Debora Serracchiani, numero due di Area Dem, la potente corrente di Dario Franceschini. Nel Piemonte Sud confermata la deputata cuneese Chiara Gribaudo capolista sul proporzionale davanti a Daniele Borioli che così prende il posto assegnato in un primo tempo a Furia. Da Montecitorio a Palazzo Madama dove, sempre sul proporzionale, il capolista è un altro lettiano, Enrico Borghi, davanti all’ex sindaca di Alessandria Rita Rossa. Agli altri quello che rimane.

Anche nel Pd ad avere la peggio è l’ala riformista, quelli che un tempo erano i renziani della prima ora. Il deputato Davide Gariglio, che quattro anni fa aveva potuto usufruire di un posto sicuro nel proporzionale, viene spedito nel collegio di Collegno, dove parte con 4-5 punti di svantaggio rispetto al centrodestra, scalzando l’ex primo cittadino di Grugliasco Roberto Montà, indicato da tutti gli altri sindaci dem e sostenuto dal segretario metropolitano Marcello Mazzù. L’altra deputata uscente di Base Riformista, Francesca Bonomo, deve accontentarsi del secondo posto al plurinominale della provincia di Torino dietro a Berruto. Si salva Mauro Laus, che al Nazareno ha fatto pesare il ruolo determinante svolto nell’elezione del sindaco Stefano Lo Russo di cui è stato sostenitore durante le primarie, contro l’ostracismo di tanti compagni di partito e pure di componente (Gariglio su tutti, che alle primarie sostenne Enzo Lavolta, si dice in cambio di rassicurazioni parlamentari che evidentemente il responsabile Enti Locali Francesco Boccia scrisse sulla sabbia della sua Bisceglie). Nonostante ciò anche Laus ha ricevuto una sorpresa dell’ultimo minuto, non propriamente gradita, con la Serracchiani che l’ha spodestato da capolista. Certo lei è candidata anche nel suo Friuli e la legge prevede che il seggio scatti in quello in cui la lista ottiene la percentuale più bassa, non esiste la possibilità di scegliere. Nella fattispecie il Pd in Friuli ha storicamente consensi nettamente inferiori a quelli di Torino e provincia, pertanto è prevedibile che alla fine Laus conquisti lo scranno a Montecitorio. In terza posizione un’altra esponente di Articolo 1, il sottosegretario al Mef Maria Cecilia Guerra, con buone possibilità di farcela, seguita a sua volta da Stefano Lepri. L’esponente dell’area cattodem, legato a Graziano Delrio, ha sperato fino all’ultimo in una collocazione sicura dopo essersi guadagnato sul campo l’elezione nel 2018 e invece, anche questa volta, dovrà sudarsela nel secondo collegio uninominale di Torino, quello che contiene anche le due circoscrizioni della periferia Nord che alle ultime amministrative sono andate al centrodestra. Qui le proiezioni parlano di un testa a testa con la coalizione di Giorgia Meloni.

Andrea Giorgis, dopo essere stato scalzato da Torino Centro è finito sul meno certo collegio senatoriale che comprende tutto il capoluogo, con un mezzo paracadute sul proporzionale dov’è secondo dietro a Rossomando e davanti all’ex ministra Beatrice Lorenzin e al senatore Francesco Verducci. Ogni pezzo del mosaico ha trovato il suo posto, ma in pochi possono dirsi davvero soddisfatti. 

CAMERA - COLLEGI UNINOMINALI 

Torino San Paolo: Stefano Lepri
Collegno: Davide Gariglio
Chieri: Antonella Giordano
Moncalieri: Carmen Bonino
Novara: Milù Allegra
Vercelli: Maria Moccia
Asti: Andrea Vignone
Cuneo: Luca Pione

CAMERA – COLLEGI PLURINOMINALI

Torino 1: Debora Serracchiani, Mauro Laus, Maria Cecilia Guerra (Art. 1), Stefano Lepri
Torino 2: Mauro Berruto, Francesca Bonomo, Nicolò Farinetto, Federica Sanna
Piemonte Nord: Federico Fornaro, Milù Allegra, Rinaldo Piola, Maria Moccia
Piemonte Sud: Chiara Gribaudo, Daniele Borioli, Ornella Lovisolo Mauro Calderoni

SENATO – COLLEGI UNINOMINALI

Torino Città: Andrea Giorgis
Novara: Mateo Besozzi
Alessandria: Rita Rossa

SENATO – COLLEGI PLURINOMINALI

Piemonte 1: Anna Rossomando, Andrea Giorgis, Beatrice Lorenzin, Francesco Verducci
Piemonte 2: Enrico Borghi, Rita Rossa, Matteo Besozzi, Bruna Sibille.

*I collegi uninominali non inseriti in questo elenco, letto ieri alla direzione del Pd, sono stati assegnati agli alleati della coalizione. A partire dall’unico certo, quello di Torino Santa Rita che spetta a Più Europa.

Qui i collegi di Camera e Senato in tutta Italia