Il domani incerto, come sempre

Ogni estate, regolarmente, torna il tema ambientale, grazie ai tanti canali televisivi che hanno la necessità di riempire il palinsesto nei mesi in cui si fermano le scuole. La tv, infatti, in questi giorni trasmette di continuo documentari in cui si vedono preoccupanti immagini di ghiacciai destinati a scomparire nel giro di poco tempo, oppure servizi di inchiesta sulla presenza di plastica sterminatrice dell’ecosistema nei mari.

Bottiglie e recipienti in pvc galleggiano ovunque, formando gigantesche isole in mezzo agli oceani. I nostri stessi fiumi sono un ricettacolo di immondizia, abbandonata sulle rive con menefreghismo da distratti passeggiatori, che viene portata dalla corrente sino alla foce, per poi disperdersi nel Mediterraneo.

La temperatura del pianeta, secondo il giudizio unanime degli esperti, sale di anno in anno e la desertificazione guadagna terreno a scapito della vegetazione e della vita di tante creature, mentre millenarie montagne di ghiaccio si dissolvono sotto il sole mostrando rocce mai viste dagli esseri umani. Da qui, il grido di allarme lanciato da giornalisti in continua ricerca di notizie che attirino l’attenzione del distratto pubblico di Ferragosto, ma sarebbe bello se a questo seguissero reportage narranti le poderose azioni messe in campo dai governi per impedire l’attuarsi della catastrofe imminente: un tema che però, purtroppo, non presenta mai alcuna novità, neppure piccola.

Nessun ministro europeo può vantare il varo di misure reali dirette a contrastare la povertà, e tantomeno atti a garanzia del diritto universale a una vita almeno dignitosa. Le migliaia di baraccopoli, che fanno da corona alle più grandi metropoli del mondo, rimangono l’unica possibilità di avere un tetto sopra la testa per milioni di persone. Una miseria immensa seppur in grado di produrre rifiuti lasciati a cielo aperto, insieme agli escrementi dei residenti, o abbandonati nelle acque vicine.

Allo stesso tempo, la fabbricazione di materiali non smaltibili, se non dopo secoli poiché frutto dell’industria chimica, non viene vietata e neppure sanzionata. I governi inoltre, malgrado i tanti annunci, poco o nulla investono nella ricerca di energia pulita realmente compatibile con la variegata vita del pianeta. Le Nazioni Unite, da parte loro, non sono in grado di avviare, e tantomeno promettere, una seria e globale campagna di pulizia di oceani e mari, così come non riescono a fermare nessuna delle tante guerre che infiammano il pianeta.

Nello stesso momento in cui un conduttore con espressione preoccupata racconta al pubblico la catastrofe che sta interessando le calotte polari, l’Occidente esporta armi in molti conflitti, dimostrando una grande capacità nel trovare arzigogolati alibi utili a giustificare la sua complicità in tanti assassinii.

La guerra che contrappone l’Ucraina alla Russia, l’ultima delle numerose che violentano la Terra, non solo miete vittime, ma inquina anche. Le centrali nucleari diventano armi di ricatto e di scambio, mostrandosi una minaccia letale per intere comunità.

Il paradosso tocca l’apogeo quando gli Stati Uniti, pur riconoscendo l’inaffidabilità dei governi che sostengono a mano armata, a causa della corruzione della classe dirigente di quelle nazioni, preferiscono alle trattative di Pace l’invio di missili a lungo raggio nei teatri di guerra. Scelte interpretabili solo valutando i vantaggi economici che lo stato di belligeranza regala a chi da lontano decide le sorti di una battaglia, nonché il destino di interi popoli.

Il pianeta brucia e, salvo un uso sconsiderato di retorica pura, nessuno muove un dito. Coloro che reggono le sorti del pianeta hanno altro a cui pensare, soprattutto devono comprendere come aumentare il proprio profitto sfruttando tutte le situazioni che si presentano (catastrofi e guerre incluse).

La politica italiana ora pensa esclusivamente alle prossime elezioni, dispensando ovunque promesse e soluzioni, ma l’impressione è che nessun cittadino ci faccia più affidamento, che nessuno creda davvero in quel mare di parole.

Godiamoci allora questo agosto. Del resto, come diceva Lorenzo de’ Medici, “Di doman non c’è certezza”.

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