VERSO IL VOTO

Il romano Calenda in Piemonte,
il piemontese Costa a Milano

Il Terzo Polo presenta le liste: il Churchill dei Parioli candidato in Senato a Torino davanti alla renziana Fregolent. Alla Camera ci sono gli ex di Forza Italia Ruffino e Napoli. Il deputato di Mondovì dirottato in Lombardia. La rinuncia (polemica) di Lubatti

Se nel Pd la formazione delle liste si porta dietro, a distanza di giorni, strascichi di rancori e polemiche (nelle ore in cui il centrodestra fatica a trovare una quadra), nel Terzo Polo la governance duale produce frizioni e cortocircuiti. L’idea di spartirsi i collegi fifty-fifty tra Italia Viva e Azione, lasciando che ogni partito riempisse le proprie caselle, non sembra aver semplificato le cose, anzi in entrambe le formazioni ieri notte ancora si discuteva, nonostante questa mattina fosse stata fissata la deadline per l’accettazione delle candidature. “L’abbiamo spostata al pomeriggio” allargava le braccia ieri sera uno dei protagonisti di questo interminabile risiko.

Il Piemonte è stato diviso in due: il capoluogo e la sua area metropolitana appaltati ad Azione, tutte le altre province guidate da Italia Viva. In Senato a Torino il capolista sarà Carlo Calenda, candidato in cinque collegi tra cui la sua Roma, seguito dalla renzianissima Silvia Fregolent. Sul Piemonte 2 il tandem è composto da Annamaria Parente, presidente della Commissione Sanità di Palazzo Madama, e Gianluca Susta, ex europarlamentare Pd, oggi segretario regionale di Azione, l'ultimo portabandiera di centrosinistra in un partito che vede aumentare la presenza degli ex di Forza Italia. Ma è sulla Camera, dove ci sono più seggi, che ieri la situazione è deflagrata. L’ex ministro Enrico Costa, da Mondovì, anche lui un tempo berlusconiano, è stato dirottato sui collegi sicuri di Milano (che nella distribuzione spettano ad Azione) facendo imbufalire l’ex sindaco Gabriele Albertini, che puntava a guidare il Terzo Polo nella sua città. Senza un posto da capolista, Albertini ha fatto sapere che si sarebbe sfilato ma da entrambi i partiti assicurano che mai il suo nome è stato nel novero dei candidati. Un piccolo giallo che si è risolto da solo con l'ex primo cittadino fuori da ogni lista.   

Intanto a Torino, un “azionista” storico come Claudio Lubatti ha rinunciato alla candidatura in polemica con le scelte del suo partito che ha deciso di candidare Daniela Ruffino al primo posto su tutti e due i collegi camerali, seguita in quello della provincia dal suo sodale e mentore Osvaldo Napoli. Insomma, se a livello nazionale l’approdo delle ministre ex FI Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, e la presenza nella stanza dei bottoni del vicesegretario Costa, induce qualcuno a parlare di “colonizzazione azzurra”, pure sotto la Mole c’è chi contesta scelte che rischiano di penalizzare attivisti della prima ora a vantaggio dei tranfughi dell’ultimo momento. In nome della realpolitik a farne le spese è stato proprio l’ex assessore della giunta Fassino, in Azione sin dalla sua fondazione al seguito di Matteo Richetti, e ora deluso per un trattamento che si aspettava diverso. Al suo posto, seconda posizione dietro Ruffino nella città di Torino, si è parlato per qualche ora di Giorgio Merlo, recentemente convertito al verbo di Clemente Mastella, ma che avrebbe manifestato autonomamente una “disponibilità” ai vertici di Iv e Azione. Alla fine non se n’è fatto nulla e il posto riservato inizialmente a Lubatti resta ancora vuoto. Per quanto riguarda i due collegi camerali dell’alto e del basso Piemonte, spettanti a Italia Viva, a capitanare la lista c’è Luigi Marattin.

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