POLITICA & AGRICOLTURA

Arpea, manovre in campo sulla cassaforte agricola

Da tempo l'agenzia regionale che eroga ogni anno oltre mezzo miliardo di fondi è commissariata. Terzo bando per scegliere il direttore. Padrinaggi e veti dietro una nomina che la Lega potrebbe perdere a favore dei Fratelli d'Italia dopo il voto del 25 settembre

C’è anche una potente macchina agricola, che macina e distribuisce qualcosa come oltre mezzo miliardo di fondi europei, a finire nel solco che il voto del 25 settembre traccerà tra la Lega, titolare dell’assessorato con Marco Protopapa e Fratelli d’Italia pronta a raccogliere anche in importanti nomine del sottogoverno regionale quello che hanno seminato nella campagna elettorale per le politiche.

Questa macchina, sconosciuta a molti ma guardata con estrema attenzione da tutto il mondo agricolo che ben ne conosce l’importanza, si chiama Arpea ed è l’Agenzia regionale piemontese per le erogazioni in agricoltura. Per dare l’idea del suo peso basta un dato: lo scorso anno ha distribuito 644 milioni di euro sul territorio piemontese e per la prima parte del 2022 le erogazioni di fondi sommano a 295 milioni. Da un anno, però, è senza un direttore ed è affidata a un commissario, l’ex dirigente regionale in pensione dal 2019 Piera Martina, insediata dalla giunta di Alberto Cirio in quel ruolo per svolgere “temporaneamente” le funzioni che fino ad allora erano state di Enrico Zola, andato anch’egli in pensione dopo aver ricevuto il testimone nel gennaio del 2019 da Valter Galante, passato all’epoca a dirigere l’Agricoltura regionale chiamato da Giorgio Ferrero, allora assessore della giunta ormai a fine percorso di Sergio Chiamparino, in una sequenza accompagnata da intoppi e tensioni.

Ma non c’è soltanto questa lunga attesa a suscitare più di una perplessità e di un interrogativo a cosa ruoti e succeda attorno all’agenzia nata ai tempi delle amministrazioni regionali di centrodestra guidate dall’allora governatore di Forza Italia Enzo Ghigo. C’è anche quello strano susseguirsi di aperture e chiusure di bandi per individuare il direttore, figura sulla quale, come si vedrà, in questi giorni si rincorrono nomi e padrinaggi politici, veri o presunti, sponsorizzazioni e veti, manovre che potrebbero essere stravolte dall’esito del voto che arriverà giusto tra due settimane.

Il primo bando viene aperto il 12 luglio dell’anno scorso con scadenza due settimane più tardi, ma a quanto risulta registra un solo partecipante, ragion per cui la procedura viene riaperta dal 28 ottobre al 26 novembre. Sarà la volta buona, si pensa. Macché. I candidati stavolta ci sono, se ne contano dieci anche se soltanto la metà sono considerati ammissibili alla selezione. E qui la questione incomincia ad ingarbugliarsi. Dipanare la matassa tra voci, ipotesi e fatti non è semplice. Il candidato che avrebbe avuto tutte le carte in regola per essere chiamato a dirigere l’Arpea c’è, o almeno sembra esserci, e risponde al nome di Michele Di Stefano. Viene convocato addirittura per un colloquio e tutto lascia supporre che il commissariamento di Arpea, peraltro apprezzato per la professionalità di una dirigente di lungo corso come Martina, sia destinato a concludersi a breve. 

Invece sulla nomina di Di Stefano, direttore della scuola di formazione di Confagricoltura, arriverebbe un veto e molti indicano nel mittente l’altra potente associazione agricola, la Coldiretti. Circolano pareri sulla compatibilità o meno della nomina visto il ruolo in un ente collegato a una sigla di rappresentanza, e alla fine Di Stefano non passa. Di figure con i requisiti ce ne sono altre e tra queste Sara Marchetti, dirigente del Comune di Casale Monferrato sulla quale sarebbe calato un altro veto, in questo caso di natura politica e riconducibile alla volontà della Lega di non affidare un ruolo così importante a una dipendente di un esponente in ascesa di Fratelli d’Italia qual è appunto il sindaco Casale Federico Riboldi

Ma c’è chi, conoscendo bene l’ambiente della politica che si occupa dei campi, non necessariamente larghi ma sicuramente destinati alla semina, insinua un’ulteriore ipotesi di lettura rispetto al nulla di fatto anche del secondo bando, tanto da portare proprio in questi giorni all’apertura di un terzo.

Nell’elenco dei dieci c’era anche Mattia Robasto, classe 1991, laurea in Scienze Politiche, master, a lungo staffista in Regione e pure collaboratore parlamentare, attualmente vicesegretario al Comune di Trofarello nonché sindaco del piccolo comune di Virle, un migliaio di abitanti in provincia di Torino. Militante della Lega, Robasto all’epoca del secondo bando non avrebbe maturato il periodo minimo da dirigente richiesto, che potrebbe invece vantare nella selezione che si aprirà nei prossimi giorni.

Un posto, quello da direttore, retribuito con circa 120 milioni annui e di notevole importanza e potere in un settore cruciale per l’economia agricola, ma anche delicato tanto che alcuni anni fa proprio Arpea fu costretta a bloccare una gran numero di pratiche e avviare il recupero di parecchi milioni di euro percepiti indebitamente da aziende agricole. Per quel ruolo è circolato e circola ancora il nome di uno dei più apprezzati dirigenti regionali del settore, ma l’attuale responsabile delle produzione agrarie e zootecniche, Gianfranco Latino è preziosa risorsa della quale non sembra intenzionato a rinunciare il direttore Paolo Balocco, peraltro di cui Latino da molti è indicato come il naturale successore. 

Intanto dietro le quinte, ma poi non troppo, pare muoversi un manager che si dice sarebbe pronto a lasciare la sanità per imboccare la via dei campi, non con la sua amata bicicletta, bensì con il più solido viatico che potrebbe arrivargli proprio dall’assessore all’Agricoltura con cui ha una assidua frequentazione. Il nome dell’attuale direttore generale dell’Asl Alessandria, Luigi Vercellino è quello che si fa proprio in alternativa alla quasi certa indisponibilità dell’appena citato Latino. Componente del consiglio direttivo del Parco del Gran Paradiso su indicazione della Regione, un passato da direttore del Castello di Masino per il Fai, ma anche una lontana collaborazione con la Cooperativa architetti e ingegneri di Reggio Emilia per l’attuazione delle agende strategiche territoriali, il manager che ha diretto l’Asl To4 ha certamente i requisiti per partecipare al bando. Lo farà? 

Ma non è questa la sola domanda su ciò che succederà per la guida della munifica cassaforte agricola del Piemonte. L’altra, non meno importante, riguarda il peso e il potere che la Lega conserverà (anche) su questa partita dopo l’esito del voto del 25 settembre e le eventuali rivendicazioni di FdI, non tralasciando un settore importante, anche sotto il profilo del consenso, qual è l’agricoltura. 

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