ECONOMIA DOMESTICA

Iren nel risiko delle utility: sarà preda o predatore?

I francesi di Edf abbandoneranno Edison per finanziare gli investimenti sul nucleare in patria, Suez punta gli occhi sulla romana Acea. Da Mazzoncini a Bianco: così potrebbe cambiare la geografia dell'energia in Italia. E intanto Dal Fabbro e Armani...

Con la nomina di Massimiliano Bianco, ex ad di Iren, al vertice di Suez, la società francese leader nel settore idrico con 9 milioni di abitanti serviti, potrebbe aprirsi in Italia il risiko delle utility. Chi sarà la preda e chi il predatore? Mentre negli uffici finanziari sono impegnati a superare indenni la tassazione sugli extraprofitti, voluta dal Governo, e gli effetti dell’aumento dell’energia, ai piani alti si studia la geopolitica di un settore che potrebbe subire gli effetti di forti scosse telluriche. Epicentro del terremoto potrebbe diventare Edison, dopo che il colosso francese Edf ha annunciato di voler cedere le proprie quote (per un valore complessivo di 6 miliardi) per ridurre la sua esposizione e finanziare la campagna sul nucleare di nuova generazione lanciata in patria dal presidente Emmanuel Macron.

Edison è il terzo operatore nazionale dell’energia elettrica dopo aver occupato a lungo la seconda posizione. Secondo i dati della relazione annuale di Arera nel 2021 aveva una quota di mercato pari al 5,3%, alle spalle di Enel (34,5%) e A2a (6,3%). Ed è proprio l’azienda guidata dall’ex numero uno di Fs, Renato Mazzoncini ad aver puntato il mirino su Foro Buonaparte. Un’operazione che, se andasse in porto, garantirebbe alla multiutility lombarda di conquistare una posizione egemone rispetto a tutte le altre aziende sorelle, a partire da Iren ed Hera, tanto per rimanere nel Nord-Ovest d’Italia.

“Merger and acquisition” è il settore che in questa fase diventa ancora più strategico. Fusioni e acquisizioni nel mare magnum delle utility, dove il pesce grosso mangia quello più piccolo, soprattutto in una fase come questa in cui i contraccolpi sul mercato dell’energia rappresentano per tutti un significativo stress test. E non è un caso che proprio questa sia la partita su cui il presidente di Iren Luca Dal Fabbro è già ai ferri corti con l’ad Gianni Vittorio Armani. Chi è il ministro degli esteri dell’azienda? Chi tratta con i vertici degli altri player? In sostanza chi determina la strategia di qui ai prossimi tre anni? Lo statuto dà questo potere al presidente, ma l’ad non ne vuole sapere.

E proprio Iren in questo momento si trova di fronte a un bivio. Saltata (forse solo momentaneamente) l’operazione che avrebbe dovuto portarla ad acquisire il ramo commerciale della Egea di Alba, ora l’obiettivo è non rimanere isolata. In questo contesto l’ex ad Bianco potrebbe tornare a incrociare il proprio cammino con l’azienda che ha guidato fino al 2021 peraltro raggiungendo ottimi risultati. Pare infatti che prima di accasarsi a Suez, nei mesi scorsi, abbia rifiutato la guida di Acea ben sapendo che la società francese detiene il 23% delle quote dell’azienda romana. La sua nomina potrebbe essere legata a un interesse di Suez nei confronti proprio di Acea, che è controllata con il 51% da Roma Capitale e partecipata per il 5% da Gaetano Caltagirone. Da una parte A2a punterebbe su Edison, dall’altra Suez ha messo nel mirino Acea. E Iren? Sarà preda o predatore?

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