PASSATO & PRESENTE

Da Unione popolare a Italexit, la diaspora dei grillini torinesi

Avevano conquistato Palazzo civico nel 2016, imponendo al centrosinistra una delle più dure sconfitte della sua storia. Che fine hanno fatto gli eletti pentastellati in Sala Rossa? Una diaspora in cui si salverà (forse) solo chi è rimasto accanto ad Appendino

Che fine hanno fatto? Si erano presi Palazzo civico muovendo come un sol uomo da ogni angolo di Torino, ma ora chi è rimasto e chi è scomparso dai radar tra le tante meteore di quel Movimento 5 stelle che, accanto a Chiara Appendino, inflisse al centrosinistra subalpino la più dura sconfitta della sua storia recente?

C’è chi continua a fare politica nel Movimento, tanti hanno preso altre strade; qualcuno, deluso, ha gettato la spugna e ha fatto perdere le tracce. L’unica a essere rimasta sulla cresta dell’onda è proprio l’ex sindaca, ormai volto nazionale del nuovo Movimento di Giuseppe Conte e futura onorevole. Partiti in 25 (Appendino compresa) i pretoriani grillini avevano ben presto iniziato a litigare, dalle Olimpiadi alla Tav, dal bilancio alle politiche sulla casa, ogni argomento era causa di tensioni e (psico)drammi. Hanno concluso il mandato in 21 dopo quattro defezioni, con la prima cittadina costretta a fare la conta ogni giorno per assicurare il via libera almeno ai provvedimenti più importanti.

La prima ad alzare i tacchi fu Deborah Montalbano che ora è referente locale di DeMa, la formazione nata dall’estro dell’ex sindaco di Napoli Luigi de Magistris e che oggi si presenta sotto le insegne di Unione popolare. E proprio in Up è candidato un altro pezzo da novanta del M5s che fu: Damiano Carretto, già presidente della Commissione Urbanistica di Torino, anima inquieta (e in pena) di una maggioranza che a suo giudizio ha finito per tradire i valori delle origini. Duri e puri fino alla fine. Carretto, dopo aver abbandonato la casa pentastellata aveva aderito al Movimento 4 ottobre dei consiglieri regionali Giorgio Bertola e Francesca Frediani, anche loro ex grillini: ora lei sostiene Unione popolare, come una parte sostanziosa del movimento No Tav (tra i candidati c’è anche l’ex senatore valsusino Marco Scibona) lui si astiene dal dire per chi voterà. A dimostrazione di come possano bastare due elementi per dividersi. È sparito da tutti i radar, invece, il No 5g Aldo Curatella che, dopo aver abbandonato i Cinquestelle aveva aderito ad Azione, ma deve essersi poi accorto della potenziale incompatibilità tra i suoi programmi e quelli di Carlo Calenda

Ma c’è chi il dissenso lo interpreta in modo ancora più rigoroso come Monica Amore. Non inganni il cognome, giacché nei suoi cinque anni da consigliera comunale se l’è presa con i più potenti della terra: dalle case farmaceutiche a Bilderberg, pronta sempre a districarsi in un dedalo di complotti e cospirazioni. Lei si candida con Italia Sovrana e Popolare, un’accozzaglia ideata dal comunista Marco Rizzo (quello che brindava “con la bottiglia buona” quando è morto Gorbaciov), l’ex magistrato Antonio Ingroia e tal Stefano D’Andrea di Riconquistare l’Italia a dare una pennellata di nero all’alleanza rosso-bruna.

Chi ha fatto una sorta di pesca a strascico nel mondo pentastellato è Gianluigi Paragone di Italexit che dovrebbe avere tra le sue fan Marina Pollicino, altra ex consigliera comunale che ha abbandonato i Cinquestelle e intrapreso la strada del dissenso a oltranza, a partire dalla battaglia No Vax (la stessa che ha caratterizzato nell’ultimo anno la Amore). Tra i grillini, va detto, l’ex direttore della Padania ha fatto una pesca a strascico, imbarcando tra i primi il senatore novarese Carlo Martelli, quello che faceva i bonifici di restituzione dello stipendio e poi li revocava prima che venissero accreditati, e per questo è stato espulso quattro anni fa in piena campagna elettorale, quando il M5s ormai lo aveva candidato e non poteva più depennarlo. Più o meno quello che capitò a un altro parlamentare piemontese, Ivan Della Valle (soprannominato “Iban” dagli amici) che dalla sua Rivoli si è trasferito in Toscana e ora marcia anche lui al fianco di Paragone.

Restano defilati tanti altri che hanno assunto posizioni sempre più critiche verso il Movimento 5 stelle ma ancora non hanno espresso la loro intenzione di voto. Tra questi ci sono le ex consigliere comunali Daniela Albano, Maura Paoli, Viviana Ferrero. Tutte alla ricerca del partito più antisistema in un mercato che offre peraltro ampia scelta.

E gli altri? La maggior parte sono rimasti nel Movimento 5 stelle e anche chi ha assunto in passato posizioni critiche ora corre al fianco di Appendino. Tra questi ci sono Valentina Sganga, Tea Castiglione e Andrea Russi, ma anche chi sugli scranni dell’assemblea cittadina non c’è più (leggi Carlotta Tevere, candidata alla Camera) e gli ex assessori Alberto Unia e Antonino Iaria, pure loro in corsa per uno scranno parlamentare, il primo per Palazzo Madama il secondo per Montecitorio. E a dirla tutta sono gli unici che hanno qualche speranza di elezione: i miracolati di Appendino che sperano in un suo nuovo exploit.

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