FIANCO DESTR

Dalla felpa verde alla tuta blu, Salvini punta sul voto operaio

A due passi dalla Porta 2 di Mirafiori il Capitano liscia il pelo ai lavoratori di Stellantis nel giorno in cui l'azienda lancia il piano di rilancio dello storico stabilimento Fiat di Torino. In 400 ad attenderlo fino alle 22, meno della metà dei presenti al comizio della Meloni

Dalla felpa verde alla tuta blu. È un Matteo Salvini “operaio” quello che piomba su Torino (con ampio ritardo) dopo il bagno di selfie a Milano. Nell’anfiteatro di piazza Livio Bianco, a pochi passi dalla Porta 2 di Mirafiori, il leader della Lega ostenta baldanza di fronte alla platea che paziente lo ha atteso per oltre un’ora, fino alle 22. I sondaggi terremotano la sua leadership e fino all’ultimo giorno lui si spenderà per risalire la china anche se il tocco degli anni d’oro sembra averlo perso. E così succede che nel giorno in cui Stellantis annuncia un piano per convertire il vecchio stabilimento Fiat in un hub dell’economia circolare, ipotizzando un fatturato da 2 miliardi di euro entro il 2030 e prospettando 550 nuove assunzioni nei prossimi due anni, il Capitano da Bari, dov’era questa mattina, tuona contro Enrico Letta, Mario Draghi e l’Unione europea: “Letta è in trasferta in Germania per chiedere soccorso agli amici di sinistra in giro per l’Europa, noi incontriamo gli operai a Torino che, grazie a quel genio di Letta e alle politiche europee, rischiano di perdere il lavoro perché bisogna andare in giro tutti con l’auto elettrica prodotta in Cina”. In serata poi corregge il tiro: “Sono orgoglioso di incontrare i cittadini a Mirafiori nel giorno in cui il buon governo di centrodestra della Regione Piemonte si accorda con Stellantis per la nascita dell’hub di rigenerazione delle vetture. Un progetto che tutela l’eccellenza italiana, valorizza la nostra capitale dell’auto, scommette sul futuro con pragmatismo”.

Circa 400 i simpatizzanti che si sono dati appuntamento per l'evento conclusivo della campagna elettorale leghista, meno della metà di quelli che hanno riempito piazza Carlo Alberto la settimana scorsa per Giorgia Meloni. Secondo molte rilevazioni più o meno segrete nelle urne il distacco potrebbe essere addirittura maggiore. Partito con l’obiettivo di contendere a FdI il primato del centrodestra, ora Salvini rischia di vedere il suo partito scivolare addirittura sotto la doppia cifra, aprendo in via Bellerio la resa dei conti. 

Per ingannare l’attesa il segretario piemontese del Carroccio Riccardo Molinari s’inventa la presentazione dei candidati al parlamento. Tutti hanno lo spazio per una breve presentazione. “Saremo il partito degli operai” assicura Alessandro Benvenuto, coordinatore provinciale della Lega e ricandidato a Montecitorio. Anche il governatore Alberto Cirio sale sul palco per scaldare la folla intirizzita dal primo fresco autunnale: “Sono più di dieci anni che la sinistra governa questo Paese senza aver mai vinto le elezioni ed è per questo che la sinistra ha paura di questo bagno di democrazia”.

Appena il Capitano fa capolino nella piazza partono la claque si mette in moto e partono i cori “Matteo, Matteo”. Nel comizio c'è tanta Torino, a partire dalla cravatta granata di Salvini. “Domenica andiamo a vincere le elezioni, così Pd e M5s si mettono il cuore in pace. Qua siamo a Mirafiori, un quartiere dove la sinistra prendeva il 50%-60%. Ma era una sinistra che parlava di lavoro, operai, di gente che lavorava: ora parla di droga e ius soli. Voi lo vedete Letta a Barriera di Milano? No, ieri era in Germania”. Come da copione attacca poi una torinese doc, Elsa Fornero, autrice della riforma pensionistica che porta il suo nome: “Se ci date la forza – garantisce – cancelliamo la Fornero”. E dopo il tradizionale repertorio della propaganda salviniana (“Prima di preoccuparmi dei diritti di chi sbarca stamattina, mi occupo di quelli dei disabili che non ne hanno. Se la Lega arriva al governo, di barchini e barconi non ne vogliamo”. “Non esistono droghe legali, ogni droga è morte”), un nuovo affondo con il capoluogo piemontese al centro: “Il Pd a Bruxelles, con l’auto elettrica, ha votato a favore di Pechino e contro Torino”.

print_icon