VERSO IL VOTO

Tempi su misura ai ritardi italiani: la ricetta per il Pnrr di Crosetto

Il gran consigliori della Meloni vuole rimettere in discussione i cinque anni imposti dall'Europa per la realizzazione delle opere. "Da noi in media ci impieghiamo 17,5 anni". Insomma, invece di metterci al passo con gli altri cerchiamo una scappatoia

Se l’Italia non è in grado di rispettare i tempi nella realizzazione dei propri impegni basta cambiare i tempi, allungandoli. È questa classica soluzione “all’italiana” la ricetta di Guido Crosetto, spin doctor di Giorgia Meloni, secondo la vulgata il volto presentabile, affidabile, competente e moderato di Fratelli d’Italia, partito di cui è stato co-fondatore. Il prossimo governo, spiega il gigante di Marene ormai romano d’adozione, “dovrà farsi portavoce dell’esigenza che l’Europa ridiscuta i tempi stabiliti per l’attuazione delle opere legate al Pnrr. Come si fa a rispettare i tempi dei cinque anni se in Italia per realizzare un’opera pubblica dai 100 milioni in su i tempi medi sono di 17,4 anni? I cinque anni sono una regola fissata, che si può cambiare, non una Tavola della legge”. Semplice, perché non ci ha pensato quel genio di Mario Draghi?

L’ex berlusconiano, sottosegretario alla Difesa nel IV governo del Cav e ora al vertice dell’Aiad, la Confindustria dei produttori di armi e dell’aerospazio, assicura che non sarà tra i ministri qualora il centrodestra vincesse le elezioni. “Io ministro? La mia risposta è no. Se avessi avuto quella mira mi sarei candidato e invece non l’ho fatto. Mi sono impegnato nella campagna elettorale per un partito che ho contribuito a fondare”. Crosetto esclude anche di entrare in lizza per la presidenza della Regione Piemonte per cui si voterà nel 2024. “È la cosa che più mi piacerebbe fare, ma nella vita ho scelto una strada diversa”. Ovvero quella del business: per lui potrebbero spalancarsi i portoni di alcune aziende di Stato, a iniziare da Leonardo.

Crosetto è preoccupato per il futuro di Torino, “un’area che sta vivendo tempi drammatici e gli effetti della tempesta sull’economia rischiano qui di essere ancora più devastanti che in altre parti del Paese- ha spiegato nel corso di un’iniziativa elettorale al Principi di Piemonte –. La decisione di Stellantis di creare a Mirafiori l’hub del riciclo è una buona notizia, ma bisogna fare molto altro, a cominciare dall’inserimento tra le Zes (zone economiche speciali), la creazione di una zona franca con un programma di defiscalizzazione. E si deve sfruttare – ha aggiunto – il fenomeno del reshoring, che riporta le attività prima delegate da altre parti, con iniziative idonee ad attrarre investimenti e a formare i lavoratori del futuro”. Per questo sarà necessaria da parte del prossimo governo “una risposta tagliata su misura. La città ha un tessuto socialmente fragile, ma al suo interno ha un know-how di competenze che vanno sfruttate e rilanciate”.

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