Ambiente e giustizia sociale

Anni di attività politica insegnano che nulla di quanto accade nel tessuto sociale, e ai cittadini, è casuale: soprattutto quando si è amministrati da un gran numero di individui che danno priorità al loro tornaconto. Ogni evento che ricade sul quotidiano collettivo è frutto di scelte, azioni, inserite in contesti molto più ampi. Al contrario di quanto si vorrebbe far credere, le nostre esistenze si intrecciano con le conseguenze dei voti espressi nelle aule parlamentari, così come nei consigli regionali e comunali.

La volontà divina incide davvero poco sulle buste paga dei lavoratori, così come sul caro bollette e sugli eventi catastrofici naturali. Se una meteora centra in pieno il terrazzo di un attico è comprensibile appellarsi alla sfortuna, ma la scalogna diventa un alibi a protezione delle responsabilità umane se una marea di fango spazza via un abitato. La tendenza in voga è quella di sollevare da qualsiasi colpa gli esecutivi.

Il costo della spesa per nutrirsi è aumentato di tre volte rispetto alla norma. Molte famiglie si avviano verso la povertà per motivi del tutto slegati dalla dinamica cosmica. I rincari che attanagliano gran parte degli italiani seguono a un concatenarsi di misure volute da coloro che reggono le sorti del Paese. La stessa gigantesca lievitazione dei costi dell’energia (nel passato i sindacati chiamavano allo sciopero generale quando gli aumenti delle fatture Enel erano in media del 5-10%) ha una paternità che si chiama “Speculazione spietata”, ma non solo.

Dopo anni di pandemia e misure restrittive, alcune delle quali hanno distrutto letteralmente piccole imprese e lavoro salariato, qualcuno ha pensato fosse probabilmente giunta l’ora di tornare a parlare di centrali nucleari e, perché no, di scavi nell’Adriatico per appropriarsi delle sacche di gas che il fondo del mare ospita dalla notte dei tempi. Insensibili alle sofferenze di chi per mesi ha affrontato prove terribili nella speranza di tornare alla normalità, alcuni businessmen hanno valutato fosse giunta l’ora per ricordare ai consumatori che tutto ruota intorno all’energia elettrica: un bene diventato più che mai essenziale, e quindi idoneo a generare alti profitti.

Senza luce in casa non si fa più nulla, neppure sarebbe possibile scrivere questo articolo; senza i watt, distribuiti dagli erogatori del servizio, le aziende chiuderebbero i battenti dopo aver cessato la produzione; senza corrente negli ospedali molte vite sarebbero in pericolo. Di colpo è sorta la consapevolezza che “l’Energia”, quasi al pari dell’acqua, è un bene essenziale, seppur tolto dalle mani dello Stato e lasciato in quelle di individui ossessionati dalla ricerca incessante di un facile lucro. 

Di fronte al caro vita, riprende a suonare il flauto degli incantatori del pubblico televisivo. L’occasione è decisamente ghiotta per provare, ancora una volta e in barba al duplice risultato referendario, a riaprire le centrali nucleari e a costruirne di nuove. D’improvviso è stato deciso di passare un colpo di spugna sulle decine di incidenti che hanno riguardato la fusione dell’atomo, di cui alcuni molto gravi, di ignorare quanto sta accadendo anche oggi in Ucraina per dare un’impronta ambientalista alla produzione di scorie radioattive.

Si combatte per il monopolio del mercato del gas in Occidente, e nel nome del denaro muoiono tante persone ogni giorno, mentre il clima impazzito (non per cause naturali) sconvolge intere regioni con bombe d’acqua ed uragani mai visti prima. Eppure, quando fa comodo al potere, la transizione verde passa in secondo piano, diventa retorica, a volte un paravento utile a celare le peggiori scelte a danno della Natura fatte dai vari governi europei.

La guerra è disumana e pure anti-ecologica; il nucleare è un passo avanti verso la distruzione del pianeta, comprese quelle bombe che alcuni politici-falchi italiani auspicano di usare presto; l’uccisione di massa degli animali, per incendi dolosi e per rispondere alle necessità di un mercato sempre più segnato dal consumismo, è in realtà uno sterminio da cui inizialmente deriva l’estinzione di alcune specie e poi, in tempi brevi, della nostra.

Per il 23 settembre è stato indetto, dai militanti del Friday for Future, lo “Sciopero per il clima”. La speranza è quella di destare qualche coscienza dal grave torpore in cui giace. Oggi, più che mai, giustizia sociale e ambiente vanno a braccetto: uno non può prescindere dall’altro. La politica, se vuole andare oltre il “corteggiamento elettorale” nei riguardi del movimento ambientalista, dovrà necessariamente prenderne atto.

La Terra ci sta rigettando con violenza, eppure il denaro viene ancora prima di tutto.

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