VERSO IL VOTO

Allarme rosso nel centrosinistra

Le ultime rilevazioni "segrete" fanno tremare il Nazareno. La Meloni consolida la posizione, Pd nel panico. In Piemonte dem e alleati potrebbero conquistare un solo collegio tra Camera e Senato: l'ultima speranza (loro) è che la gente resti a casa

È inutile fare gli ipocriti: i sondaggi non si possono pubblicare ma continuano a circolare. Oltre a quelli super segreti del Viminale, negli ultimi giorni non c’è partito che non li abbia commissionati per testare lo stato d’animo dell’elettorato. Non solo le sue intenzioni di voto ma anche le previsioni relative sull’affluenza, le proposte che hanno raccolto maggior favore e quali invece sono risultate più divisive, il gradimento dei principali leader, il clima d’opinione sui temi d’attualità: la crisi energetica, la guerra in Ucraina. Il tutto per calibrare nel modo migliore gli ultimi messaggi perché è nelle ultime 72 ore che una fetta tutt’altro che marginale di italiani maturerà la propria idea su chi votare e soprattutto se recarsi o meno alle urne. Se è vero che, nel 1994, la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto venne sconfitta (anche) per l’outfit dell’allora segretario della Quercia nel dibattito decisivo contro Silvio Berlusconi, c’è da alzare la guardia e non sbagliare nulla.

Ma le ultime rilevazioni indicano anche e soprattutto i rapporti di forza tra partiti e coalizioni a poche ore dal voto: chi ha recuperato e chi arranca? Quel che emerge in modo inequivocabile è il consolidamento della posizione di Giorgia Meloni, l’arretramento del Pd e la progressiva ascesa del Movimento 5 stelle che ora è in vantaggio in più di un collegio nel Sud Italia. L’allarme, al Nazareno, è scattato alla fine della scorsa settimana quando è stato chiaro che gridare al lupo al lupo, anzi “al fascio al fascio” non avrebbe spaventato gli elettori che si orientavano a destra, anzi avrebbe fatto accrescere in alcuni di loro il fastidio verso l’altro schieramento. Lo ha capito bene Matteo Renzi che infatti quell’arma si è ben guardato dall’utilizzarla, focalizzandosi sulle differenze nei programmi con il centrodestra e soprattutto l’irrealizzabilità di alcune promesse, certificata, calcolatrice alla mano, dall’esperto di conti Luigi Marattin.

Della remuntada di Enrico Letta non parrebbero esserci tracce, anzi. La sua rincorsa s’è bloccata (ammesso sia mai iniziata), proprio come il pulmino elettrico che avrebbe dovuto portarlo in giro per l’Italia. E così iniziano a traballare anche alcuni seggi in cui il centrosinistra veniva dato in vantaggio o quantomeno alla pari. In una simulazione il Piemonte viene interamente tinto di blu alla Camera, con la sola esclusione di Torino Centro dov’è candidato il radicale Riccardo Magi. Al Senato potrebbe cadere anche il capoluogo con buona pace del democratico Andrea Giorgis, che in queste ultime ore ha messo in campo anche Sergio Chiamparino per volantinare nei mercati e provare a strappare qualche voto in più.

La distanza tra le due principali coalizioni potrebbe attestarsi sui venti punti. Un’enormità. Si riduce sempre di più il numero di collegi certi per il centrosinistra tutti o quasi concentrati in Emilia-Romagna e Toscana, mentre al Sud inizia a comparire qualche macchia gialla, in Campania e Sicilia. In caso di exploit, secondo una rilevazione, il M5s potrebbe arrivare a ottenere fino a 13 collegi alla Camera e 5 al Senato. Al Pd non resta che auspicare in un’affluenza bassa, bassissima. L’ultima speranza per evitare la Caporetto.

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