SANITÀ

Sanità privata, "mai così tanti soldi"

L'assessore regionale Icardi rivendica "un budget di spesa di 794 milioni", ma deve incassare il rifiuto della firma delle associazioni di categoria. Aria di cambio al vertice in Aris: per le strutture religiose (ri)spunta Zanetta, oggi direttore del Cottolengo

Ha tutta l’aria di un balletto, quello delle cifre stanziate dalla Regione Piemonte per pagare le prestazioni erogate dalla sanità privata, dove ognuno suona la sua musica che però non nasconde rumori di fondo su altre questioni tra ente pubblico e imprenditoria sanitaria, così come all’interno delle stesse associazioni di categoria.

L’assessore Luigi Icardi non ha nascosto la sua irritazione di fronte alla notizia (anticipata dallo Spiffero) del budget assegnato per l’anno in corso di circa 711 milioni e, dunque, pressoché analogo a quello dello scorso anno. “Non è vero che agli erogatori privati non andrà un soldo in più degli anni scorsi. Al contrario, lo stanziamento destinato a questo settore non è mai stato così alto: complessivamente parliamo di 794 milioni di euro, 62,4 milioni dei quali già stanziati”, precisa tabelle alla mano. 

Una buona notizia, accolta “positivamente” anche da chi rappresenta la sanità privata laica, come il presidente di Aiop Giancarlo Perla, pur con alcuni distinguo, tant’è che la stessa Aiop così come l’Aris (la sigla che comprende le strutture di carattere religioso) e tutte le altre il contratto non lo hanno firmato. Quei numeri, tuttavia, non sono quelli citati nella delibera approvata in giunta l’altro giorno dove è chiaramente indicato che “si dà atto che la spesa complessiva massima derivante dal presente provvedimento, pari ad euro 711.570.969,49 per l’anno 2022 e pari ad euro 711.811.324,57 per l’anno 2023”.

Gli altri milioni che portano alla cifra indicata da Icardi, in parte sono già stati assegnati a una serie di strutture con precise finalità legate a specifici progetti, mentre 20 milioni, come avevamo scritto, restano fuori dal computo indicato nella delibera e serviranno a pagare le prestazioni erogate dai privati per ridurre le liste d’attesa. 

“Nello specifico, 736 milioni andranno per ricoveri, ambulatori, Cavs, residenti in regione e fuori regione; poi ci sono 10,7 milioni per i progetti specifici non tariffabili, 27,3 milioni per i farmaci a consuntivo e 20 milioni per il recupero delle liste d’attesa, questi ultimi – spiega Icardi – distribuiti sulle prestazioni individuate dal ministero della Salute, quindi non tacciabili di discrezionalità attribuibile all’assessorato”. Milioni in più, rispetto ai 711 e mezzo, che vengono dettagliati in alcuni allegati sui quali, come annuncia Perla ai suoi associati “saranno oggetto di una approfondita valutazione nel corso di una prossima riunione plenaria" dell'Aiop. 

Soldi in più, ma anche soldi in meno. “Credo che si riconosca al settore privato il giusto ruolo esercitato nel corso dell’emergenza Covid, detto questo non tutte le nostre richieste sono state accolte – spiega Perla motivando il rifiuto a firmare – in particolare la copertura del 50% dell’incremento introdotto dal rinnovo del contratto del nostro personale, come deciso dalla Conferenza Stato-Regioni”. A dir poco “perplessi” si dicono i titolari degli ambulatori accreditati di fronte a un’altra questione su cui la Regione non ha dato ascolto alle istanze e proposte dei privati. “Si continua a a favorire la mobilità passiva negando la possibilità alle strutture accreditate di poter accogliere, senza limiti troppo stretti, pazienti da altre regioni”, sottolinea Guglielmo Canelli, presidente di Anisap.  

Convergenze e divergenze in una trattativa che, a dispetto degli auspici più volte manifestati da Icardi, si è conclusa senza la sottoscrizione (prevista, ma non vincolante) del contratto da parte dei privati. Ma non solo. Se a rappresentare la linea più dura è stata l’associazione che rappresenta le strutture religiose, proprio all’interno dell’Aris ci sarebbero tensioni che potrebbero preludere o celare manovre attorno alla sua presidenza. C’è chi legge, per esempio, in questo contesto i segnali che sarebbero arrivati nel corso della trattativa da parte del vescovo di Alba Marco Brunetti, membro della Consulta nazionale per la Pastorale della Sanità della Conferenza Episcopale Italiana.

Al vertice dell’Aris, da molti anni, c’è Josè Parrella, prima come segretario, poi dal 2017 alla presidenza subentrando a suor Angelina Caverzan. Capacità ed esperienza, anche con ruoli di livello nazionale, sono riconosciuti a Parrella, ma come non di rado accade nelle associazioni prendono corpo situazioni e movimenti tesi a preparare un cambio al vertice. Sta accadendo qualcosa del genere nella potente sigla che rappresenta strutture importanti nella sanità religiosa piemontese? Sì, secondo alcuni rumors che da un po’ di tempo circolano nell’ambiente. Gli stessi che, nel caso di un passaggio di testimone, non nascondono come tra i papabili ci sia Gian Paolo Zanetta, manager di lunghissimo corso della sanità piemontese dove ha svolto numerosi incarichi di alto livello, concludendo la sua carriera da commissario della Città della Salute. Da pensionato, a titolo gratuito ricopre, dal 2018, il ruolo di direttore generale del Cottolengo, una della strutture più importanti tra quelle religiose nella sanità piemontese.