Csm, Rossomando tra le correnti vede sfumare la vicepresidenza
07:00 Sabato 24 Settembre 2022Dall'elezione dei magistrati numeri troppo risicati alle toghe rosse. E il prossimo parlamento manderà a Palazzo dei Marescialli una maggioranza di non togati di centrodestra. Ecco perché all'avvocato torinese non resta che tenersi stretto lo scranno a Palazzo Madama
Hanno vinto ancora una volta le correnti. Quasi come se il coperchio sia stato rimesso su ciò che il caso Palamara aveva scoperchiato e nonostante la riforma Cartabia l’esito delle elezioni per i membri togati del Consiglio ha confermato la netta prevalenza, tra i magistrati, del voto organizzato.
Le consultazioni per designare i 20 componenti togati per Palazzo dei Marescialli decretano una vittoria, seppur di misura, delle componenti di centrosinistra. Con 6 rappresentanti il correntone di Area (che porta nel plenum l’unica toga in servizio in Piemonte, Mariafrancesca Abenavoli, la gip di Torino che si è occupata dell’inchiesta sugli incidenti di Piazza San Carlo) si piazza secondo alle spalle della moderata Magistratura Indipendente (7 eletti), ma con la più che probabile alleanza con le due toghe rosse di Magistratura Democratica e i quattro esponenti della centrista Unicost, l'ex corrente di Palamara, sarà il fulcro della futura maggioranza, indipendentemente da come si schiererà l'unico senza etichetta correntizia, Andrea Mirenda, giudice del tribunale di sorveglianza di Verona.
Equilibrii ad oggi sulla carta mutevoli in una situazione che potrà essere certamente più definita con l’ulteriore passaggio per la composizione definitiva, ovvero l’elezione dei membri laici, con la riforma della guardasigilli Marta Cartabia passati da 8 a 10: uno dei primi adempimenti cui sarà chiamato il Parlamento che uscirà dal voto di domani. Ma l’attesa e le manovre che incominceranno ben presto, riprendendo forse in parte quelle che già erano incominciate quando la fine della legislatura era ancora prevista alla sua scadenza naturale, saranno soprattutto volte all’elezione del successore di David Ermini, esponente del Pd, arrivato sulla seconda poltrona di Palazzo dei Marescialli esattamente quattro anni fa, il 27 settembre del 2018. E proprio del Pd come Ermini è la figura che, fino a prima della crisi del Governo Draghi e alla conclusione anticipata della XVIII legislatura, era data come assai probabile per la successione o, comunque, chiaramente più che interessata al ruolo.
Oggi, però, il borsino di Anna Rossomando, appare assai meno solido rispetto ad appena qualche mese addietro. Quello della parlamentare torinese, avvocato di rito giustizialista, figlia di uno dei più noti e apprezzati legali del capoluogo, amica dell'ex procuratore Armando Spataro, vicepresidente del Senato dopo due mandati alla Camera, è stato il nome più gettonato nel centrosinistra per la vicepresidenza del Csm e non è affatto detto non lo sia ancora. Sono, però, mutate le situazioni. È vero che dalle votazioni la sinistra è in leggero vantaggio, ma è altrettanto vero che se il peso numerico dei togati e il doppio rispetto a quello dei laici, questi ultimi che usciranno dal prossimo Parlamento aumenteranno il peso del centrodestra.
Infatti, la coalizione guidata da Giorgia Meloni, potrebbe essere autosufficiente e ottenere da sola la maggioranza qualificata (i tre quinti) necessaria alla votazione, rendendo minima la rappresentanza delle minoranze (in passato era tre su otto). Anche qualora venisse assegnata alle opposizioni tre posti va messo in conto che, seguendo calcoli della vigilia elettorale, almeno uno di essi avrà la targa M5s e un altro, assai probabilmente, del Terzo Polo. Con questi numeri e nella prospettiva di un centrodestra che esce stravincitore dalle urne, la corrente di Magistratura Indipendente si salderebbe a quella dei laici, magari potendo pure contare sull’aiuto centrista (se non tutto una parte) per superare la situazione di sostanziale del voto togato.
Passato senza fermarsi il treno su cui sarebbe salita piuttosto agevolmente nel caso in cui non si fosse andati al voto anticipato, Rossomando sembra costretta a vedere svanire, almeno per questa volta, il sogno di occupare la prestigiosa poltrona sulla quale l’ultimo piemontese a sedervisi è stato, dal 2010 al 2014, Michele Vietti, il centrista che ruppe la lunga tradizione di vicepresidenti di centrosinistra, peraltro ben presto ripresa. Capolista per il Senato a Torino, dunque con la certezza di tornare a Palazzo Madama, la parlamentare politicamente molto vicina all’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando rischierebbe una nomina a “semplice” componente del Csm, perdendo il seggio a Palazzo Madama, senza la certezza matematica di poter ricevere il testimone dal compagno di partito Ermini? Nessuno ci scommetterebbe, anche solo un euro.
Lo sfumare di quella che a crisi di governo non ancora alle viste pareva una strada sicura verso piazza dell'Indipendenza per Rossomando, reso ancor più evidente dall’esito delle elezioni cui hanno partecipato 7.911 magistrati su oltre 9mila aventi diritto, potrà avere uno strascico politico con conseguenze sul suo compagno di partito e di corrente Andrea Giorgis. Il deputato uscente ed ex sottosegretario alla Giustizia nel governo giallorosso, se non riuscirà ad essere eletto nel collegio uninominale, non potrà contare su quel salvataggio che gli sarebbe arrivato con le dimissioni di Rossomando, qualora eletta alla vicepresidenza del Csm.