ALLE URNE

SOSPESI NEL V(U)OTO

L'esito è scontato: vincerà la Meloni. Ma di quanto? E riuscirà a governare con questo centrodestra squinternato? Le profezie nefaste e la "tempesta perfetta". Letta prepara le valigie e pure Salvini rischia grosso. Conte arriverà allo showdown con Grillo

“Stiamo per entrare in una guerra diversa, ma mostruosamente spietata. Sarà un autunno terribile: la povertà si impennerà, molte attività economiche chiuderanno. Guerra è paura, morte, distruzione di ricchezza e sicurezza, fame. Ma alla guerra uno arriva consapevolmente. A questa guerra no. Un uragano entrerà in ogni casa, in ogni fabbrica. Ogni giorno. E non risparmierà nessuno. Penso all’impatto delle bollette sulle aziende. A quello dell’inflazione sulle famiglie. Non ci saranno pezzi di territorio immuni”. Una crisi economica sociale senza precedenti, “la più terribile dal dopoguerra” che porterà aumento della disoccupazione, disordini sociali e crollo del Pil. Con questa funesta prospettiva, delineata dagli stessi predestinati alla vittoria – le parole sono di Guido Crosetto –, non resta che chiedersi se con il voto di oggi l’Italia non rischi un pericoloso salto nel vuoto.

Dopo i 17 mesi di un governo, quello presieduto da Mario Draghi, che ha saputo ridare dignità e autorevolezza internazionale al Paese, le incognite (e i timori) prevalgono sulle aspettative. A partire da chi appresta, sull’onda dei sondaggi, a entrare a Palazzo Chigi. “Siamo dentro una tempesta perfetta”, vaticina Carlo Calenda. Giorgia Meloni non ha esperienza di governo, Matteo Salvini ha perso da tempo faccia e credibilità, Silvio Berlusconi è prigioniero dell’età e di una corte crudele e meschina. Nonostante ciò, governeranno. Forse. E chissà per quanto.

L’esito, insomma, è scontato, assai meno le dimensioni della “vittoria annunciata”. Al punto che persino in via della Scrofa, quartier generale di Fratelli d’Italia, ragionano attorno a tre scenari possibili: un successo netto (con il 42% a livello nazionale il centrodestra avrebbe 50 voti di vantaggio alla Camera e 20 al Senato); una vittoria traballante (con un risultato tra il 40 e il 42% la maggioranza a Palazzo Madama avrebbe solo 10 voti di scarto); una “non-vittoria” (con una percentuale della coalizione intorno al 37%). Tre ipotesi che produrrebbero tre scenari affatto diversi.

Sul piano politico è assai probabile che il voto segnerà una cesura netta con il recente passato: le leadership usurate e inadeguate (da Enrico Letta a Salvini) precipiteranno e saranno costrette a passare la mano, le coalizioni subiranno movimenti centripeti che nel lasso di poco tempo porteranno alla loro decomposizione, tratteggiando nuovi perimetri. Giuseppe Conte, forse del probabile buon risultato del “suo” M5s arriverà allo showdown con il fondatore Beppe Grillo. Per non dire degli effetti sulle amministrazioni regionali che tra pochi giorni si reggeranno su maggioranze “vecchie”, come in Piemonte e Lombardia, fondate su equilibri e rapporti di forza superati. Ne vedremo delle belle, da qui alla primavera del 2024.

Ma ora pensiamo al voto. Sono quasi 51 milioni gli italiani chiamati alle urne per le elezioni politiche. Di questi, 4,7 milioni hanno votato all’estero. Il 51% sono donne, mentre 2,6 milioni di maggiorenni voteranno per la prima volta al Senato. Le votazioni si terranno solo oggi, dalle 7 alle 23. Le operazioni di spoglio delle schede inizieranno subito dopo la chiusura dei seggi mentre le nuove Aule si riuniranno entro il 13 ottobre. Del corpo elettorale fanno parte 2.682.094 maggiorenni che per la prima volta, dopo la recente modifica dell’articolo 58 della Costituzione, potranno votare non solo per la Camera dei Deputati, ma anche per eleggere il Senato della Repubblica. Dei giovani elettori le donne sono 1.302.170 e gli uomini 1.379.924. Per quanto riguarda la distribuzione geografica degli elettori italiani all’estero, la maggior parte si trova in Europa (2,6 milioni). Seguono America Meridionale, America Settentrionale e Centrale e Africa, Asia, Oceania e Antartide (in coda con poco più di 250mila schede). La Lombardia, con 7.505.133 elettori, è la regione con il maggior numero di aventi diritto al voto, la Valle d’Aosta con un totale di 98.187 elettori quella con il minor numero di votanti. Il comune di Rocca de’ Giorgi, in provincia di Pavia, con soli 25 elettori (13 uomini e 12 donne) è l’ente con il minor corpo elettorale, mentre Roma con 2.055.382 (di cui 1.096.575 donne e 958.807 uomini) è la città con quello maggiore.

Sul territorio nazionale sono 61.566 le sezioni elettorali. In ciascuna c’è un presidente, un segretario e quattro scrutatori. Il seggio può funzionare con un minimo di tre componenti; quindi, saranno almeno 180mila le persone che saranno impegnate nelle operazioni di voto e di spoglio delle schede. Le oltre 60mila sezioni elettorali si trovano in 22.586 fabbricati, la maggior parte dei quali sono scuole che dunque, a pochi giorni dall’apertura dell'anno scolastico, rimagono chiuse da sabato fino a lunedì 26 compreso.

L’attuale legge elettorale, detta Rosatellum, è un sistema misto che prevede l’attribuzione del 37% dei seggi con sistema maggioritario, del 61% con sistema proporzionale e del 2% agli elettori residenti all’estero per ciascuna delle due Camere. Sulle due schede elettorali, una per la Camera e una per il Senato, sono presenti sia i nomi dei candidati per i collegi uninominali sia i nomi di quelli nei listini proporzionali. Il voto si può esprimere in diversi modi: tracciando una “X” sul nome del candidato uninominale, ci si esprime anche per i collegi plurinominali; il voto verrà spartito tra le liste sotto il nome del candidato uninominale. A ciascuna sarà assegnata una percentuale, sulla base dei voti complessivi ottenuti in quel collegio. Allo stesso modo, tracciando una “X” a matita sulla lista nel collegio plurinominale, si va a esprimere in automatico anche il voto per il collegio uninominale, che andrà al candidato sostenuto dalla lista per cui si è deciso di votare. Sulla scheda è possibile tracciare anche più di una “X”: si possono ad esempio indicare sia la lista che i nomi che la accompagnano nel collegio plurinominale. Anche in questo caso, il candidato uninominale otterrà un voto. La scheda è valida anche se decide di segnare una "X" sia sul nome del candidato al collegio uninominale che sul simbolo della lista nel plurinominale. Il Rosatellum non consente, invece, il voto disgiunto: non si può dunque votare per il candidato/a di una coalizione nella parte maggioritaria e per un partito che non fa parte di quella coalizione. Per ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento, una lista o una coalizione ha bisogno di ottenere almeno 201 seggi alla Camera e 101 al Senato (non considerando il voto dei senatori a vita).

Anche in Piemonte, dopo il taglio voluto dal referendum del 2020, avrà meno parlamentari eletti. Se nel 2018 erano 67, di cui 45 alla Camera e 22 al Senato, questa volta saranno 43: alla Camera 29, al Senato 14.

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