POLITICHE 2022

"L'opposizione farà bene al Pd"

Dopo aver governato per anni senza vincere un'elezione, ora i dem si rassegnano ad abbandonare i ministeri. Lo ha annunciato Letta (che non si ricandiderà per la segreteria) e per il sindaco di Torino Lo Russo stare in minoranza può essere un modo per rilanciarsi

Un po’ di sana opposizione non può che fare bene al Partito democratico. Ne è convinto il sindaco di Torino Stefano Lo Russo che proprio sui cinque anni a capo dell’opposizione a Chiara Appendino in Sala Rossa ha costruito la sua candidatura dell’anno scorso e il successo al ballottaggio contro Paolo Damilano che ha consentito al centrosinistra di tornare alla guida del capoluogo piemontese. Un messaggio chiaro nei confronti di un partito votato (e vocato) al governo, pur senza aver mai vinto un’elezione negli ultimi anni. Quell'attaccamento alle poltrone, spacciato come “senso di responsabilità” alle istituzioni quando non di “spirito di sacrificio”, percepito però dagli elettori come un ceto politico abbarbicato al potere.

Torino è tra le poche città in cui il Pd è riuscito a circoscrivere, almeno in parte, l’onda del centrodestra, vincendo il collegio senatoriale con Andrea Giorgis e uno dei due della Camera in cui si è imposto con ampio margine il presidente nazionale di Più Europa Riccardo Magi. “Stare all’opposizione non è detto che faccia così male al Pd” ha detto chiaramente Lo Russo commentando il risultato elettorale a margine della conferenza stampa di chiusura di Terra Madre Salone del Gusto. “Torino dimostra che si può governare, stare all’opposizione e tornare a governare, credo che essere minoranza e essere all’opposizione possa servire a dare un utile contributo a una fase molto complicata per la vita del Paese”.

Riguardo alla politica delle alleanze del Pd e al dialogo con gli altri partiti che comporranno una variopinta opposizione a Giorgia Meloni in parlamento, da Carlo Calenda a Nicola Fratoianni, passando per il Movimento 5 stelle di un redivivo Giuseppe Conte, Lo Russo ha concluso: “Le alleanze si fanno sui contenuti e sui programmi. Così abbiamo fatto a Torino l’anno scorso, anche scontando una certa qual diffidenza dal Pd nazionale. Così abbiamo messo le basi per un modo nuovo di fare politica, parlare di contenuti e non avere un atteggiamento ostile nei confronti degli avversari”.

Enrico Letta ha già annunciato l’inizio della fase congressuale nel Pd, cui lui non parteciperà. Non si candiderà per rimanere alla guida del partito, “accompagnerò da segretario” questa fase di transizione, ha detto. Poi si farà da parte. Ma può bastare un cambio di segretario a un Pd che esce da queste elezioni con le ossa rotte? “Ci vuole ben altro – replica Lo Russo – per rifondare il partito. La priorità è capire bene la lezione che viene dalle urne. Gli elettori hanno sempre ragione, capiscono e decidono. E il risultato va rispettato. Il Pd all’opposizione può ripartire se lo fa con lo spirito giusto che non è trovare scorciatoie o principi autoassolutori perché quando si perde è un intero gruppo dirigente che fallisce, mai uno solo. Le sconfitte sono quasi sempre orfane, i successi hanno un sacco di genitori e parenti. Evitiamo di rendere orfana questa sconfitta che ha tanti genitori”.

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