Faremo Centro anche alle Regionali

Tra i dati più significativi che emergono da questa consultazione elettorale c’è, indubbiamente, la significativa affermazione del “Terzo polo”, cioè del partito di Matteo Renzi e di Carlo Calenda che ha raggiunto il lusinghiero risultato di quasi l’8% dei consensi. Un risultato importante, quello ottenuto in Piemonte rispetto ad altre regioni italiane e che conferma come lo spazio al “Centro” sarà sempre più un elemento strutturale della cittadella politica italiana nei prossimi mesi. Soprattutto in vista delle prossime elezioni locali. Comunali e, nello specifico piemontese, delle regionali del 2024. E questo perché non ci troviamo di fronte ad un partito populista, o demagogico o antipolitico che dura di norma una stagione e poi si scioglie come neve al sole.

Ricostruire una “politica di centro” che sia espressione di un vero ed autentico “partito di centro” e non un progetto destinato a sbattere contro gli scogli di fronte alle prime difficoltà, è una scommessa destinata a durare nel tempo. Del resto, è abbastanza noto a tutti che il “Centro” è stato sacrificato negli ultimi anni sull’altare di un bipolarismo bislacco e strampalato che ha evidenziato tutti i suoi limiti. Certo, il centrodestra ha stravinto le elezioni politiche contro un Partito democratico che, attraverso una gestione politica disastrosa ed autolesionista, ha dimostrato tutta la sua inconsistenza politica e fragilità culturale.

Ora, si tratta di capire come avverrà la scomposizione e la ricomposizione del quadro politico a livello nazionale e a livello locale nei prossimi mesi. È indubbio che chi percorre una strada lontana sia dal populismo antipolitico e sia da ogni sorta di massimalismo estremista, non può non incrociare il progetto politico del “Centro”. Perché una forza politica che, ad oggi, ha già raggiunto un traguardo elettorale non lontano dal 10% e che è destinato a rafforzarsi nei prossimi mesi attraverso un lavoro di affinamento del progetto e di tessitura organizzativa, difficilmente sarà un semplice spettatore delle vicende elettorali. E considerato che i flussi elettorali nel nostro paese sono alquanto mutevoli e rapidi, è altrettanto indubbio che il “Centro” sarà destinato a giocare un ruolo importante. A cominciare, appunto, dalle prossime elezioni regionali subalpine.

Al contempo, è altrettanto indubbio che il nuovo “Centro” dovrà necessariamente aprire un cantiere – giustamente Matteo Renzi lo ha definito come una “fase costituente” – che sia in grado di allargarsi maggiormente a nuovi mondi vitali, a nuovi interessi sociali, culturali e professionali e a nuovi pezzi di società che sono politicamente senza rappresentanza da troppo tempo e da troppi anni. Penso, per fare un solo esempio concreto, all’area cattolico popolare e cattolico sociale che nel nostro paese resta un giacimento di idee, di valori e di concreta presenza culturale e prepolitica e che invoca a gran voce di avere un nuovo e più credibile interlocutore politico.

Certo, non possono essere i partiti populisti o massimalisti – penso ai 5 stelle e al Pd – gli interlocutori principali e prioritari di questi mondi vitali. Perché, accanto all’area cattolico popolare e cattolico sociale esistono, come ovvio e scontato, altri filoni culturali e altre sensibilità ideali che richiedono anch’esse una rappresentanza politica più coerente e più adeguata.

Ecco perché, dopo questo risultato elettorale, anche il “Centro” è diventato un interlocutore politico centrale e decisivo nello scacchiere politico piemontese. Nessuno, credo, può fingere d’ora in poi di non accorgersene.

print_icon