LA SACRA RUOTA

Gli Agnelli usciranno (prima o poi) da Stellantis, l'ipoteca di Margherita sui piani di John Elkann

L'hanno spacciata per fusione alla pari ma è chiaro che si tratta di una vendita della Fiat a Peugeot. Quanto posticipata non si sa. C'è un'opzione sul 14% ancora nelle mani degli eredi dell'Avvocato? Comunque sia, se la primogenita di Gianni vince sono guai

E se la battaglia a colpi di carte bollate scatenata da Margherita Agnelli contro i suoi figli del ramo Elkann non riguardasse solo il passato ma anche il futuro della dinastia dell’auto? Certo, l’eredità è rilevante: un patrimonio complessivo di 28 miliardi, un tesoro custodito nella Dicembre stimato in oltre 4,6 miliardi, di cui la primogenita dell’Avvocato rivendica la “quota legittima”, ovvero il 50% dei beni spettante agli eredi in base al diritto italiano. Molto di più di quei “miseri” 1,2 miliardi incassati da Margherita quasi vent’anni fa, nel 2004, a suggello dell’accordo transattivo e del successivo patto di rinuncia alla futura eredità della madre Marella (deceduta poi nel 2019) che avrebbero dovuto mettere una pietra tombale ai contenziosi legali.

Al netto delle ragioni di entrambe le parti, su cui si esprimerà il Tribunale di Torino – anzitutto risolvendo la questione territoriale, ovvero la giurisdizione di competenza (Italia o Svizzera) – l’eventuale sconfessione degli accordi rimetterebbe inevitabilmente in discussione l’intera catena degli asset agnelliani. A partire proprio dalla Dicembre, che controlla il 38% della Giovanni Agnelli Bv che a sua volta controlla Exor, la holding d’investimenti. Un impero che comprende una galassia di società, tra cui Stellantis, Ferrari, Juventus, il gruppo Gedi (la Repubblica, La Stampa), The Economist, Cnh, Iveco, Louboutin e altre partecipazioni finanziarie. Qualora la giustizia italiana accogliesse le tesi della ricorrente gli attuali equilibri e assetti interni alla proprietà subirebbero profonde modificazioni, pregiudicando anche eventuali intese che riguardassero alienazioni, cessioni o dismissioni di pezzi del patrimonio nel frattempo sottoscritte. Ne sono state siglate? E questo è uno dei nodi della diatriba.

Secondo fonti qualificate, infatti, a latere delle operazioni che hanno condotto alla nascita di Stellantis – una fusione tra Psa e Fca, “paritetica” solo sulla carta – sarebbero stati firmati accordi tra i soci, in particolare i due principali, delineando futuri riassetti e prevenendo problemi. Alcuni sono noti. In Olanda, ad esempio, è stata costituita una fondazione in funzione anti-scalata che dispone di un diritto di sottoscrivere azioni a voto speciale, bloccando sul nascere qualsiasi tentativo di acquisizione ostile, nonché iniziative dei soci di riferimento non gradite dagli altri azionisti. Così come la famiglia Peugeot che oltre al suo 7,2% può contare su un’opzione per salire fino all’8,5%. E la famiglia Agnelli-Elkann? C’è chi scommette che sul pacchetto attualmente conservato nella sua cassaforte (14,4%) gravi una put option in favore dei francesi, parziale o totalitaria. Insomma, l’uscita degli eredi della Sacra Ruota dalla multinazionale sarebbe stata preventivata e accuratamente valutata. Vero o verosimile che sia la partita rischia ora di doversi riaprire. Se non altro per rifare i conti anche con chi, come Margherita, lamenta di aver subito torti e ostracismo da parte di una “setta”, di “un sistema mafioso” tanto per usare le sue stesse parole.

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