DIRITTI & ROVESCI

"Vita nascente", Comune di Torino contrario ma incassa i fondi

Non si placano le polemiche sui finanziamenti erogati dalla Regione a sostegno della maternità. Duello a distanza tra l'assessore Marrone del centrodestra e il collega di Palazzo civico Rosatelli (sinistra). Viale: "Inopportuna un'alzata di scudi ideologica"

Anche nel giorno del via libera all’assegnazione delle risorse previste dal bando, il fondo “Vita Nascente” istituito dalla Regione Piemonte, a guida centrodestra, suscita polemiche, come quando l’iniziativa era stata lanciata. Fra i 19 destinatari di parte del contributo complessivo di 400 mila euro, c’è anche il Comune di Torino, retto dal centrosinistra, che si aggiudica un finanziamento di 15 mila euro per sostenere le azioni di supporto alla riservatezza della gravidanza e al parto in anonimato per le gestanti in condizioni di forte fragilità. Un aspetto subito messo in evidenza dall’assessore regionale alle Politiche sociali, Maurizio Marrone, che lo giudica un “segno che anche a Palazzo Civico è prevalso il buonsenso per garantire il diritto alla vita, superando le polemiche sguaiate sentite in Sala Rossa. Un ottimo passo in avanti – dice – rispetto all’ordine del giorno che chiedeva addirittura l’abrogazione del fondo”.

Parole che non lasciano indifferente il collega del Comune con le deleghe al Welfare Jacopo Rosatelli, che accusa Marrone di “mistificare la realtà. La Città, attraverso i suoi servizi sociali – precisa –, non ha affatto aderito alla sua campagna anti-abortista, il cui carattere oscurantista e nemico della libertà delle donne è sotto gli occhi di tutti, ma si è doverosamente candidata alla gestione dei fondi regionali con i quali è stata finalmente rifinanziata la Legge regionale sul parto in anonimato, risalente all’amministrazione di Mercedes Bresso (del centrosinistra, ndr), che assegna ai servizi sociali il compito di garantire alle donne il diritto a partorire in una struttura pubblica, in totale sicurezza, senza subire alcuna conseguenza per l’eventuale scelta di non riconoscere il figlio o la figlia. Marrone se ne faccia una ragione – rincara –: a differenza sua, l’amministrazione comunale torinese è dalla parte dell’autodeterminazione delle donne”.

Sulla questione interviene anche il consigliere comunale e ginecologo, Silvio Viale, “padre” della Ru486, secondo cui “ha fatto bene il Comune di Torino a partecipare al bando, sono soldi in più per le attività di sostegno alle donne che non riconoscono il neonato. Un’alzata di scudi ideologica – sostiene – sarebbe stata inopportuna, un trappolone di Marrone. Noto, invece, che alla faccia del merito, tanto sbandierato dal nuovo Governo, il gruzzoletto è stato spartito alla pari. Di certo non peggiorerà nulla sulla gestione della 194 in Piemonte e al massimo verrà dato un aiutino ad alcune decine di donne, che non avevano mai avuto intenzione di abortire”.

print_icon