SANITÀ

Boccata d'ossigeno in Sanità, alzato il tetto sulle assunzioni

Pronto il decreto che aumenta del 5% gli attuali limiti di spesa. Rivetti (Anaao): "Un piccolo passo". Delli Carri (Nursing Up): "Si può arrivare a 2mila nuovi assunti". In Regione appena varato il piano dei fabbisogni. L'assessore Icardi: "Potremo aumentarli ancora"

Una boccata d’ossigeno, sempre che l’ossigeno necessario poi lo si trovi davvero tutto. È quella che si annuncia con il decreto predisposto dal ministero dell’Economia e delle Finanze e da quello della Salute con cui si stabilisce l’innalzamento di un 5% dell’attuale tetto di spesa per il personale sanitario cui debbono sottostare le Regioni.

In sintesi: si potrà assumere un bel po’ di infermieri e medici in più rispetto a quanto consentito fino ad ora. Poi, certamente, resta il problema di trovarli, visto che drammaticamente mancano negli ospedali, come sul territorio. Il varo del decreto sembra sia questione di giorni e prevede un nuovo sistema di calcolo dei fabbisogni per i servizi sanitari regionali ma lo fa in via sperimentale e quindi non ancora in maniera strutturale. La misura predisposta dal Governo si basa su parametri ricavati da un campione di 9 regioni prese in esame per quanto riguarda i medici e 6 per il personale infermieristico.

Ma, al di là degli aspetti più tecnici, quel che interessa agli operatori e ai pazienti è proprio quell’aumento di personale che da tempo viene richiesto, in particolare per alcune specialità come quella dell’emergenza e urgenza, come attestano le situazioni a dir poco critiche dei Pronto Soccorso. Medici e infermieri, tuttavia, non mancano solo lì, ma un po’ in tutti i reparti, così come nei servizi della medicina territoriale.

Di “un piccolissimo passo, viste le carenze che ad oggi sommano a non meno del 15% del necessario” parla Chiara Rivetti, segretario regionale del sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed che rivendica la totale abolizione del tetto di spesa, “grazie alla quale le Asl sarebbero maggiormente spinte ad assumere medici, anziché esternalizzare i servizi con il ricorso a medici gettonisti o alle cooperative”. Senza arrivare a una difficilmente prevedibile abolizione dei tetti di spesa, già un aumento della soglia dovrebbe comunque ridurre il ricorso alle cooperative, ormai sempre più diffuse, che consente alle Asl di imputare le spese alla voce “beni e servizi” dei bilanci anziché a quella del “personale” su cui gravano i limiti attuali.

“Questo innalzamento del tetto di spesa consentirà di incrementare il personale di cui il sistema piemontese, nel nostro caso, necessita. L’importante – premette Claudio Delli Carri, segretario regionale del sindacato degli infermieri Nursing Up – è che non venga assorbito dagli incrementi che in Piemonte siamo riusciti ad ottenere con un impegno di 51 milioni di euro proprio per nuove assunzioni”. A escludere questa eventualità è l’assessore alla Sanità Luigi Icardi che conferma come “il piano dei fabbisogni per il prossimo triennio non tiene conto, e non avrebbe potuto farlo, del decreto ancora in attesa di approvazione”. Il sindacalista del comparto infermieristico spiega come questa imminente misura insieme a quelle appena approvate dalla Regione che incrementano in tre anni la spesa del 10% “dovrebbe consentire di avere complessivamente circa 2mila infermieri in più in organico”.

La revisione dei fabbisogni cui fa riferimento Delli Carri è l’oggetto della delibera appena approvata in giunta regionale e i cui dettagli saranno presentati da Icardi ai sindacati in un incontro in agenda per il 28 dicembre. “Con un 5% in più siamo nelle condizioni di allargare ulteriormente le possibilità di nuove assunzioni”, conferma l’assessore che se da un lato non nasconde la difficoltà di trovare sul mercato i professionisti necessari, dall’altro rimarca “l’importanza di questo provvedimento proprio come argine al dilagante ricorso da parte delle Asl alle cooperative di medici e, ormai, anche di infermieri. È oggettivamente più conveniente assumere medici e infermieri anziché acquistare le loro prestazioni imputandole a bilancio come beni e servizi, senza contare molti altri aspetti positivi che un dipendente può garantire al servizio sanitario e, soprattutto, ai pazienti”.

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