Il populismo c'è ancora. Purtroppo

Forse ci siamo illusi troppo in fretta. Pensavamo che la malapianta del populismo demagogico, antipolitico, qualunquista, giustizialista e manettaro fosse arrivato al capolinea. Così non è, purtroppo. Malgrado il dimezzamento elettorale del partito populista per eccellenza, cioè i 5 stelle, il populismo continua a caratterizzare il tessuto sociale, culturale e politico del nostro paese. E questo, probabilmente, è anche il frutto della diffusione di una sub cultura che è decollata da vari pulpiti e che ha trovato dolce accoglienza in una pubblica opinione storicamente diffidente nei confronti della politica e delle stesse istituzioni democratiche. Per non parlare dei partiti e dei sindacati.

Ora, è di tutta evidenza che se il populismo continua ad essere presente nel costume e nel modo di pensare di larghi settori della società italiana, è altrettanto chiaro che le ripercussioni negative si rovesciano sulla nostra democrazia e sulla solidità delle istituzioni. In particolare, quelle nazionali. Per questi semplici motivi è indispensabile e necessario mettere in campo una iniziativa politica, su più fronti, che sia in grado di indebolire questa malapianta e rafforzare tutto ciò che è alternativo al populismo. Ovvero, rilanciare il ruolo e la funzione dei partiti democratici e popolari; recuperare e riaggiornare l’importanza delle culture politiche riformiste e costituzionali; ribadire la centralità delle istituzioni democratiche e, in ultimo ma non per ordine di importanza, lavorare per il ritorno della politica con la P maiuscola. Elementi che confliggono con la matrice populista e qualunquista e che rischiano, se non vengono recuperati e riattualizzati, di essere definitivamente respinti da settori crescenti della pubblica opinione. Tasselli di un mosaico politico che proprio negli ultimi anni sono stati rasi al suolo da una propaganda politica e giornalistica martellante che prima ha favorito l’esplosione elettorale dei 5 stelle e poi ha fatto impennare l’astensionismo. Come hanno platealmente confermato le ultime elezioni politiche nazionali.

Ecco perché vanno battuti i tentativi che sponsorizzano, più o meno pubblicamente, la causa populista e antipolitica. Da qualsiasi parte provengano. Certo, è inutile dire che c’è una forza politica che resta autenticamente e organicamente un partito populista. E adesso anche con una inclinazione pauperista ed assistenzialista. Ma è altrettanto noto che questa deriva lambisce e condiziona pesantemente altre forze politiche, in particolare nel campo della sinistra italiana. Con alcune varianti anche nell’area della destra italiana. Ma, al di là di queste considerazioni, peraltro scontate e ovvie, adesso si tratta di rendersi conto, definitivamente ed irreversibilmente, che la qualità della nostra democrazia si rafforza e si consolida solo se il populismo antipolitico viene sconfitto ed archiviato. Perché, per dirla con altre parole, se dovesse consolidarsi la deriva populista, qualunquista e antipolitica sarebbe a rischio lo stesso sistema politico e democratico del nostro Paese.

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