E la barca va

Eppure la barca va! Se consideriamo la situazione geopolitica con l’invasione  dell’Ucraina da parte della Russia; l’inflazione galoppante con cifre pari agli inizi degli  anni ’80 del secolo scorso; la crisi energetica iniziata con il calo di energia eolica dai mari del nord con due anni di poco vento e proseguita con il blocco dell’importazione di gas russo; ecco possiamo ben dire che il nostro sistema industriale tiene.

D’altra parte il Belgio ebbe due crisi gravissime, la prima nel 2010, che con quasi due anni di assenza di Governo nazionale l’economia crebbe, e poi nel 2018. Questo per dire che l’economia globale, spesso, si muove indipendentemente dalle politiche governative, soprattutto se parliamo di Paesi ininfluenti. Il Piemonte come è messo? I dati del 2022 per l’economia piemontese considerando i primi nove mesi sono in crescita con l’export, magari anche per la debolezza dell’euro, all’incirca del 18% risultando la quarta Regione, con il 9% della quota nazionale, come indice di export.

Ottima performance dei mezzi di trasporto che segnano un +31% sul 2021, concentrati su Torino e in cui sono compresi il buon andamento delle vendite della 500E e anche i prodotti aerospaziali che hanno margini di valore aggiunto e fatturazione stellari. Nonostante la forte componente automotive, invece, la gomma-plastica, ha un segno meno dell’1 %, mentre la meccanica in generale cresce del 10%. Troppo facile segnalare il buon andamento del settore aerospaziale, della meccatronica, robotica e biomedicale in quanto sono stati, tendenzialmente, sempre i settori trainanti dell’economia torinese e piemontese.

Guardando i dati al contrario la conferma viene dalla ricerca della Fim che al Piemonte attribuisce “solo” tre aziende metalmeccaniche con stato di crisi su oltre duecento del dato nazionale. Vanno però considerati, nel calo degli addetti, anche tutti gli accordi di gestione per la riduzione del personale che vengono firmati dai sindacati confederali anche nelle aziende con uno stato di salute buono ma che necessitano di riorganizzarsi.

Bisogna anche riconoscere che, soprattutto sul settore spaziale, sono emerse capacità imprenditoriali che stanno portando a una sua espansione a partire da Argotec, la quale prevede assunzioni per un centinaio di addetti nei prossimi anni e sicuramente uno sviluppo dell’indotto e nascita di startup.

Allora va tutto bene? No, perché già i segnali del terzo trimestre dell’anno scorso indicano un rallentamento generale dell’economia a partire dai mezzi di trasporto e il 2023 rischia di partire con il freno a mano tirato con conseguente rallentamento degli investimenti.

Inoltre il 69% di utilizzo degli impianti rimane un dato basso. Supporta negativamente questo dato il fatto che la produzione industriale ha segno positivo nelle Pmi e segna un meno 1,2% nelle grandi imprese. Non basterà, certamente, l’illusione di una parte sindacale della partenza, (quando?) dell’economia circolare su Mirafiori. Per ora abbiamo solo i civich che dicono “circolare!”.

Altro dato su cui riflettere è la crescita del risparmio in Italia che si aggira sui 200 miliardi rispetto ai livelli pre-covid, attestandosi oltre i 10mila miliardi. Siccome i pensionati e i lavoratori dipendenti contribuiscono in misura residuale a tale risparmio ecco che diventa evidente il freno agli investimenti da parte dell’imprenditoria nazionale, creando un rallentamento alla crescita economica e allo stato di salute del Paese.

Bisogna andare oltre il conosciuto, oltre il ripetitivo e l’annuncite che è una malattia che colpisce alcuni politici piemontesi con alte responsabilità. Bisogna andare oltre la “progettite” di alcune figure torinesi, perché puntare sempre agli stessi progetti, Manufacturing Center in primis, non vale il detto latino per cui ripetere giova, anzi, alla fine dimostra che non ci sono molte idee nuove e resta solo l’attesa che quelle vecchie si realizzino.

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