LA SACRA FAMIGLIA

"Vanitoso, potente e maschilista".
E cancellò l'Agnelli "sbagliato"

A vent'anni dalla morte un profluvio di rievocazioni dell'Avvocato. Il conte D'Aragona, amico di famiglia, ne delinea un tratto poco lusinghiero soprattutto nel rapporto con il figlio Edoardo. "Ha scommesso sui nipoti, per loro è stato padre e maestro"

“Intelligente, vanitoso, potente, fascinosissimo. Come la regina Elisabetta ha cavalcato e rappresentato un’epoca, che oggi non esiste più”. Gelasio Gaetani Lovatelli dell’Aquila D'Aragona ricorda così Gianni Agnelli a vent’anni dalla scomparsa. Con gli altri fratelli D’Aragona (Cristoforo, Roffredo, Luca) è stato tra i migliori amici di Edoardo Agnelli: insieme hanno vissuto, adolescenti, nella capitale, e il Conte d’Aragona ha frequentato per anni l’Avvocato. Vacanze a Saint-Tropez, in barca, in montagna, ma anche parche colazioni a villa Frescot sulle colline di Torino. “Senza dubbio è stato un uomo, nonostante quello che pensano alcuni detrattori, che ha lasciato un segno nella storia italiana. Un uomo dal potere assoluto, ricchissimo, elegante con rapporti internazionali che nessun italiano, in quegli anni aveva, forse solo Mario Draghi, molti anni dopo. Il suo mito, il suo modello – prosegue nel colloquio con l’Adnkronos – era John Fitzgerald Kennedy, presidente degli Stati Uniti di cui era molto amico”. Gelasio Gaetani non ha conosciuto soltanto il capitano d’industria, ma soprattutto l’uomo, il marito, il padre. “Purtroppo, i rapporti con il figlio, Edoardo, sono sempre stati conflittuali. Un ragazzo sbagliato in una famiglia così diversa da lui – confessa ancora –. Edoardo non era un ragazzo ambizioso, non aveva alcune velleità legate al potere, era piuttosto un filosofo, interessato alle religioni, studiava all’università, ma non per prendere in mano le redini della Fiat. Il padre non amava quel figlio così diverso dalle sue aspettative, per lui non esisteva, e Edoardo ragazzo molto, molto sensibile ne soffriva. Non si sentiva adeguato, sapeva che aveva deluso la famiglia. La droga non ha fatto altro che inferire su una personalità debolissima. Una forma di ribellione, è passato al contrattacco a modo suo. Quello che è accaduto dopo lo sappiamo tutti”.

“L'Avvocato rimaneva in cuor suo un ideale irraggiungibile – prosegue Gelasio Gaetani –. Ma aveva perso l’autostima. Quel padre era troppo forte e sicuramente non ha aiutato quel figlio che chiedeva aiuto. Prigioniero in una villa con autista e guardie del corpo, devastato dai farmaci e dal metadone, ingrassato, continuava a sentirsi sempre inadeguato. E paragonava il padre ad una Ferrari, prima di una corsa, sempre vincente, sempre sul podio con i migliori”.

Eppure, Giovanni Agnelli fu un nonno amorevolissimo, una guida per i suoi nipoti, soprattutto i giovani Elkann, John, oggi amministratore delegato della Exor, Lapo e Ginevra, che ha sposato Giovanni dell’Aquila D’Aragona. “Ha scommesso sui nipoti, è stato per loro un padre e un maestro ed infatti John Elkann, dopo la scomparsa prematura di Giovannino Agnelli, è stato designato suo erede – prosegue –. Amatissimo dalle donne, sempre cortese e galante, stimava profondamente la sorella Susanna, con la quale si confidava, tra l’altro molto simile a lui anche fisicamente, per il resto era un maschilista convinto. Ma forse erano i tempi, oggi forse sarebbe stato diverso. Infatti, alla guida di quella che un tempo era la Fiat ha scelto uno dei nipoti”.

Ma come era nel privato l’Avvocato? “Era un uomo intelligentissimo e preparato, aveva il culto dell’eroismo, lui che aveva fatto il militare – risponde –. Sapeva di essere ammirato ed emulato. L’orologio sulla camicia o sul golf in cachemire, le giacche a doppio petto. Ci rideva su e a volte sapeva anche giocare con la vita. Ricordo le colazioni a villa Frescot, io con i miei fratelli e Edoardo Agnelli, giovani e affamati. Si mangiava pochissimo, semplici primi piatti, verdure, formaggi. Fu il precursore della nouvelle cuisine”.

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