RIFORME

I risparmi della Delrio: 26 centesimi. Province pronte a tornare in servizio

Secondo i calcoli dell'Upi il saldo positivo tra il taglio delle indennità, spese e costi del personale trasferito alle Regioni è di 16 milioni, pochi spiccioli per ogni abitante. Salvini preme, in Parlamento tante proposte a partire da quella del piemontese Nastri

“Province elette direttamente dai cittadini con relativo personale e poteri per poter tornare a fare quello che hanno brillantemente fatto per tanto tempo. È una riforma necessaria”. Poche parole, ma ben chiare, quelle di Matteo Salvini. Al leader della Lega non sfugge come sia più larga e in discesa la strada verso il rapido superamento della contestata riforma Delrio sugli enti intermedi rispetto al traguardo dell’autonomia regionale rafforzata, sempre più tenuta legata da Giorgia Meloni e dal suo partito al presidenzialismo. E sceglie il question time al Senato per lanciare un segnale proprio nei giorni che precedono l’avvio delle audizioni in commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama in cui, quasi certamente, emergeranno le posizioni per ora non univoche, sul superamento della riforma che porta il nome dell’allora ministro Pd Graziano Delrio, delle Province rappresentate dall’Upi e dalle Città Metropolitane. Posizioni che, tuttavia, convergono sull’idea che sia necessario un organo esecutivo collegiale, mentre ancora persistono differenze sulle attribuzioni di competenze.

Varata nel 2014 come premessa a una cancellazione costituzionale degli enti, bocciata dal referendum del 2016, la riforma Delrio ormai è riconosciuta come un enorme sbaglio, peraltro con un prezzo molto elevato pagato in tutti questi anni. Nel recente incontro con il ministro Roberto Calderoli, i presidenti delle province hanno aperto i loro cahiers des doléances. I tanto annunciati risparmi, punto su cui si basava la riforma dell’allora ministro piddino, si sono ridotti 26 centesimi per ogni cittadino.

I dati dell'Upi, indicano come a fronte di minori spese per il taglio delle indennità pari a 52 milioni si è registrato un aumento di circa 36 milioni dei costi per gli oltre 12mila dipendenti ex provinciali transitati nelle Regioni e nei ministeri, dove gli stipendi sono più alti. Sempre secondo l’Unione delle Province italiane il saldo positivo si riduce a circa 16 milioni, che fanno appunto quegli appena citati ossia 26 centesimi di euro per ogni abitante. Decisamente più alti, addirittura incalcolabili, invece, i costi che si sono dovuti sopportare a causa del quasi dimezzamento delle spese di manutenzione ordinaria scesa del 43% e del quasi azzeramento della capacità di investimento delle Province arrivato al -71% sugli oltre 130 mila chilometri di strade e sulle circa 7mila scuole secondarie superiori gestite dagli enti.

Più d’una le proposte e di disegni di legge per superare una situazione che, ormai da anni, accomuna trasversalmente nelle critiche e nella richiesta di riforma praticamente tutte le forze politiche. Tra i vari testi anche quello del senatore novarese di Fratelli d’ItaliaGaetano Nastri che insieme al collega e compagno di partito Marco Silvestroni ha presentato una proposta perché “a nove anni dall'entrata in vigore della legge Delrio è arrivato il momento di mettere fine alle lacune, alle contraddizioni e alle tante criticità di quella riforma e restituire agli italiani la possibilità di riappropriarsi di un concreto presidio della difesa per i territori”. Nastri, che in qualche modo stralciando la questione del pacchetto di riforme predisposto da Calderoli potrebbe togliere alla Lega la leadership sulla questione, rimarca come sia ormai ineludibile “il ripristino della sovranità popolare sancita dall’articolo 1 della Costituzione attraverso la sola modalità costituzionalmente prevista, cioè il suffragio universale, e la reintroduzione dell’elezione diretta del presidente e dei consiglieri della provincia e, ovviamente, la stessa cosa per il sindaco e i consiglieri metropolitani”.

E a proposito di Città metropolitane va ricordato quanto pochi giorni addietro, sul fronte politico opposto, ha detto il sindaco di Torino Stefano Lo Russo: “È una sfida da cogliere e non da respingere. Il tema centrale sarà quello della perequazione e soprattutto del ruolo che si vuole dare alle città. Ci si sta concentrando moltissimo sul tema delle competenze regionali dimenticando alcuni pezzi piuttosto rilevanti e credo che questo ragionamento andrebbe integrato rispetto alle aree più dinamiche del Paese che, sia al Nord sia al Sud, sono rappresentate, più che dalle autorità regionali, proprio dalle città metropolitane”.

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