SANITÀ

L'università piazza il primario, ma non apre la scuola per specialisti

Trasformato in clinica il reparto del Mauriziano, si aspettano ancora (dopo oltre un anno) i corsi per futuri reumatologi. Icardi: "Non sono stati rispettati i patti" e l'assessore scrive al rettore Geuna. L'accusa di Anaao: "Posti per ricompensare mancate carriere"

La clinica universitaria c’è, c’è pure chi nominato dall’Università di Torino la dirige, però degli specializzandi neppure l’ombra e non certo perché manchino i futuri reumatologi. Le spiegazioni di questa assurda situazione non mancano, però fanno fatica a non far apparire paradossale, per non dir di peggio, quel che capita all’ospedale Mauriziano di Torino. Non è un caso che proprio in queste ore dall’assessorato di corso Regina, sia partita una lettera a quanto risulta dai toni piuttosto perentori, firmata dal titolare della sanità piemontese Luigi Icardi e diretta al rettore Stefano Geuna.

Al Magnifico e al direttore della Scuola di Medicina Umberto Ricardi, l'assessore ricorda come risalga ormai al marzo del 2021 l'atto aziendale per la trasformazione in clinica universitaria del reparto, ma ancor più come negli accordi fosse, appunto prevista la richiesta dell'attivazione della Scuala di sopecializzazione in Reumatologia. E sempre in corso Regina si riferisce di un assessore non poco irritato. In effetti Icardi ne avrebbe ben donde se si considera che ben più di un anno fa aderì alla richiesta dell’ateneo, con il necessario passaggio dal vaglio della commissione paritetica con la stessa Regione, di trasformare in clinica universitaria la struttura di Reumatologia dell’ospedale di largo Turati. Un via libera condizionato, però, all’apertura entro un anno della scuola di specialità, vista anche la richiesta di reumatologi e l’assenza di una scuola in Piemonte.

Un anno e più ormai è passato e l’impegno è stato onorato solo a metà e solo da una parte. L’Università ha, come si dice, clinicizzato il reparto dell’azienda ospedaliera diretta da Maurizio Dall’Acqua, affidandone la direzione alla professoressa Annamaria Iagnocco, ma senza che a questa clinica corrispondesse la prevista scuola di specialità come prevedevano gli accordi con la Regione. Dall’Acqua ha inserito la clinica nel piano aziendale dell’azienda ospedaliera, la Regione ha dato il suo placet, ma dall’ateneo ancora si aspetta quella che in corso Regina non solo si considera parte integrante e fondamentale dell’accordo, ma addirittura possibile motivo di rescissione dello stesso. Prima di arrivare a quel punto, tuttavia, dalla Regione arriva una possibile via d'uscita, condizionata però a "una definizione del cronoprogramma" per l'attivazione della Scuola.

Banalizzando, ma non troppo, si può sintetizzare la situazione attuale così: l’Università ha trasformato in una sua clinica un reparto del Mauriziano, non ha perso tempo a nominare con le procedure previste in questa circostanza, ovvero avocando all’ateneo la scelta del primario (anche se in questo caso la definizione corretta è quella di direttore) fino ad allora pertinenza dell’azienda e quindi tramite concorso pubblico, ma poi si è fermata. Risultato: l’attesa prima scuola di specialità in Reumatologia per il Piemonte, resta di là da venire. 

I tempi fissati nell’accordo con la Regione, ormai sono superati e sembrano vacillare le giustificazioni che rimandano alla necessità di trovare un secondo docente, di ottenere il via libera del ministero e altri passaggi ancora che sarebbero dovuti essere ben chiari al momento dell’accordo. Da qui il pressante invito, quasi un'intimazione, a definire tempi certi e, soprattutto, rispettarli.

Certo quanto avvenuto, o meglio non avvenuto, nella vicenda del Mauriziano non può che finire con l’avvallare la tesi sostenuta dall’Anaao-Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri che ancora l’altro giorno ha puntato l’indice proprio contro “la strisciante clinicizzazione degli ospedale italiani” che avrebbe come fine principale quello di “affidare a personale universitario, a ricompensa di una mancata carriera accademica, posti apicali che la normativa assegna invece al servizio sanitario nazionale”. Di una pratica “sempre più diffusa e in non pochi casi discutibile, tant’è che dinanzi al Tar ci sono i nostri ricorsi per le clinicizzazioni fatte recentemente a Biella, Vercelli e all’Azienda Ospedaliera di Alessandria”, parla Chiara Rivetti, segretario regionale di Anaoo.  “Bene fa l’assessore a richiamare l’Università ai suoi impegni – aggiunge la sindacalista – .C’è bisogno di scuole di specialità, non di posti dirigenziali da assegnare da parte dell’ateneo, anziché con regolari concorsi come previsto nella sanità pubblica”.

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