POLITICA & SANITÀ

Il direttore della Sanità?  "A noi".
FdI vuole la poltrona di Minola

Sale la tensione tra Lega e i meloniani. Con l'assessorato di Icardi e l'Azienda Zero al leghista Picco, per Fratelli d'Italia "il minimo equilibrio" passa per la plancia di corso Regina. Mistero sul nome, scarsa la scelta domestica, probabile un foresto

Che l’”egemonia leghista sulla sanità piemontese” fosse per i Fratelli d’Italia una delle prima questioni da affrontare e risolvere in maniera risoluta, non è mai stato un mistero da quando il partito di Giorgia Meloni, prima con i sondaggi e poi con il sigillo del voto politico (ma anche di alcune importanti amministrative sul territorio), ha ribaltato di fatto i pesi e gli equilibrii all’interno della maggioranza al governo della regione.

A stupire e, più ancora, ad alimentare palpabili tensioni tra gli alleati è, piuttosto, l’accelerazione e la determinazione impressa a un processo, peraltro, ineludibile. Dai Fratelli piemontesi si era fatto sapere come quello che ha tutto il sapore di un redde rationem sarebbe arrivato dopo il voto in Lombardia e in Lazio, anche se proprio in un recente colloquio con lo Spiffero il capogruppo a Palazzo Lascaris Paolo Bongioanni aveva fornito un chiaro anticipo di quel che si profilerà nelle prossime settimane, al più nel giro di qualche mese. “Affidare la direzione regionale della Sanità e quella dell’Azienda Sanitaria Zero alla stessa persona non sta né in cielo, né in terra”, aveva avvertito “il caimano”, tagliando le gambe all’ipotesi non del tutto sgradita in Piazza Castello, così come in corso Regina Margherita, di unire i due massimi vertici operativi nella figura di Carlo Picco, il direttore generale dell’Asl Città di Torino che dirige, per ora in veste di commissario, anche l’Azienda Zero.  

Il nome del manager i meloniani non lo hanno mai fatto apertamente, ma è chiaro come Picco concorra e non poco a costituire dell’”egemonia leghista”, insieme all’assessore Luigi Icardi a all’attuale direttore regionale Mario Minola, che nei propositi fraterni deve avere vita breve. Oggi lo schema è ancora più chiaro: il partito della Meloni rivendica, senza giri di parole, la direzione regionale della Sanità. 

Lì, nella plancia di comando amministrativo, dove negli ultimi anni si sono succeduti spesso rapidamente parecchi manager, Minola non ha fatto mistero del desiderio di rimanere anche oltre il limite, peraltro invalicabile, della pensione. Niente da fare, neppure per un anno a titolo gratuito come sarebbe stato proposto dall’alto dirigente che, tuttavia, avrebbe potuto proseguire ancora per qualche anno la sua permanenza nella sanità, tornando alla guida di un’azienda (prima di arrivare in corso Regina era all’Aso di Novara), eventualità che, a quanto risulta prospettata dal vertice regionale, però sarebbe stata rifiutata per ragioni economiche. Dunque, dalla primavera in assessorato servirà un nuovo direttore e se i muri del complesso di corso Regina raccontano che più d’uno, anche ai piani alti, è convinto che difficilmente toccherà rimpiangere il dinamismo e il decisionismo (pronunciati con il sorriso sulle labbra) dell’attuale direttore, la partita si giocherà sul terreno della politica. 

La necessità che il rielquilibrio invocato da FdI sia “perlomeno paritetico”, come affermato ancora dal capogruppo Bongioanni, trova proprio nella designazione in capo al partito della Meloni del futuro direttore regionale, equilibrando il peso del leghista Picco alla guida della Super Asl, dove tutto lascia supporre resterà anche alla fine dell’incarico commissariale quando la giunta regionale dovrà nominare il direttore. E, a quanto risulta, Picco resterà fino al termine del mandato anche alla guida dell’Asl Città di Torino, per la quale nei mesi scorsi si era prospettato un passaggio di testimone a favore di Eva Colombo, attuale direttore generale dell’Asl di Vercelli. Ma Colombo, nell’ultima valutazione per l’elenco nazionale degli idonei è stata “limitata” a regioni fino a 500mila abitanti e dunque precludendole ogni possibile nomina in Piemonte. 

Non solo. Quello schema era ipotizzato prima che i Fratelli ponessero con evidenza il loro veto al doppio incarico per Picco, all’Azienda Zero e in corso Regina. Sempre per l’Asl che ha competenza sulla città era circolato anche il nome dell’attuale direttore generale dell’Istututo di Candiolo Antonino Sottile, che pure resta nel novero alla scadenza naturale di Picco, anche se proprio da FdI si sarebbe anticipata una sorta non poi cosi velato diniego, motivato dagli stretti legami di Sottile con il deputato del Pd Mauro Laus

Competenze e appartenze (politiche) vanno sempre di pari passo, con pesi alterni, quando si tratta di nomine ai vertici della sanità. Le prime non le si possono inventare, le seconde sono assai più semplici e rapide da rivendicare. E così, mentre sale il nervosismo nella Lega, con sguardi di sguincio verso il governatore Alberto Cirio accusato di essere troppo ondivago all’interno della coalizione facendosi ora concavo ora convesso, FdI pur ostentando di avere più di una figura adeguata, paiono in realtà ancora alla ricerca del manager con cui sostituire tra qualche mese Minola.  Probabilmente non basterà scorrere l’elenco regionale dei direttori (in funzione o potenziali) e l’eventualità che i vertici nazionali del partito, magari qualche grand commis meloniano molto vicino al ministro Orazio Schillaci, possano suggerire se non un papa, almeno un cardinale straniero da insediare nell’ex convento delle suore del Buon Pastore.

print_icon