Non c'è solo l'elettrico

Avete mai provato il piacere di pulire una concimaia? Sì, il piacere di sentire l’odore di zolfo e il vapore caldo che emana il misto di paglia e deiezione animale. Roba da anni settanta, al massimo, oggi le stalle non hanno più paglia ma tappetini morbidi lavati con l’idropulitrice e i bovini non sanno più cos’è la paglia. Contemporaneamente le deiezioni animali vengono asportate allo stato puro. Insieme a un po' di nostalgia ho appena raccontato un processo produttivo e chimico che si è trasformato rendendo possibile il recupero e la trasformazione delle deiezioni animali bovine, soprattutto, da concime per campi e vigneti in alimentazione per motori endotermici.

L’elettrico può essere una delle forze motrici per ridurre l’inquinamento, soprattutto nelle nostre città, ma non è e non deve essere l’unica strada percorribile. Anche perché i processi per produrre energia elettrica e batterie richiedono l’industria del fossile, sfruttamento delle popolazioni che possiedono le materie prime e rimane la forte perplessità su come garantire la potenza necessaria per coprire tutto il fabbisogno dui un parco macchine circolante di 40 milioni di autovetture oltre alla trazione di veicoli industriali, bus e mezzi agricoli.

Certamente il trasporto urbano va cambiato a partire dalla produzione di piccole auto elettriche per il traffico cittadino ma per le lunghe percorrenze serve puntare su sistemi di alimentazione che utilizzino scarti animali e di utilizzo del rifiuto trasformabile in energia per trazione.

Sentire parlamentari che parlano di cogliere le potenzialità tecnologiche della mobilità elettrica fa pensare al livello di incompetenza di una parte, solo di una parte si spera, dei nostri politici. Togliere da un qualsiasi mezzo di locomozione anche solo il motore endotermico e la trasmissione o cambio che dir si voglia significa eliminare circa l’ottanta per cento di particolari meccanici e di software insieme a tutta l’impiantistica dei fluidi riducendo l’auto a una lamiera con la scocca, un banale motore elettrico, un carico di batterie e a un po' di infotainment informatico.

Esistono studi, sperimentazioni e anche realtà applicate in cui il motore endotermico non viene eliminato ma modificato per cui è possibile ridurre l’inquinamento da autotrazione non perdendo tecnologia e occupazione, anzi probabilmente aumentandola.

Sono i casi in cui il motore a benzina o diesel viene predisposto anche per essere alimentato in alternativa o insieme a altri carburanti di derivazione da rifiuti animali o alimentari di scarto trasformati in biogas o diesel naturali.

Punch come Liebherr-Components puntano sull’idrogeno oppure con un esempio concreto di economia circolare viene sviluppato e già utilizzato l’HVO, (olio vegetale idrotrattato) prodotto con rifiuti biologici, letame e oli e grassi da cucina usati e quindi non in concorrenza con la produzione alimentare. Una soluzione sostenibile, evitando anche le inguardabili fonti alternative fatte da pale eoliche e campi di pannelli solari per produrre energia elettrica, per l’ambiente, anche eticamente, che può ridurre l’emissione di carbonio sino al 95%. Deutz sta modificando tutti gli attuali motori diesel   rendendoli compatibili con i diesel alternativi.

CNH Industrial, attraverso FPT, sta si sviluppando l’elettrico ma contemporaneamente sviluppa il biometano, insieme alla britannica Bennamann, società specializzata in sistemi per riutilizzare il biogas attraverso la sua trasformazione con impianti digestori e il suo immagazzinamento.

Di rifiuti organici, in Italia, nel 2018, secondo il CIC (Consorzio Italiano Compostatori), ne sono stati raccolti 17 milioni di tonnellate attraverso la raccolta differenziata, con una frazione organica che rappresenta il 40% del totale dei rifiuti urbani differenziati, ovvero 7,1 tonnellate (28,6 rifiuti organici e 11,8 % rifiuti verdi). Di questi, 3,5 milioni di tonnellate di rifiuti organici differenziati sono stati utilizzati da 56 impianti di compostaggio e digestione anaerobica per la produzione di compost e biogas. Ma questa percentuale, quindi anche la produzione, è in crescita.

A partire da gennaio 2022, due anni prima dell’introduzione del provvedimento negli stati dell’Unione Europea, l’Italia ha reso obbligatoria su tutto il territorio nazionale la raccolta differenziata della frazione umida. Ovvero anche lo scarto e lo spreco alimentare verranno recuperati e trasformati in biogas, biometano o compost. In effetti, i rifiuti alimentari potrebbero essere la terza risorsa per aiutare a raggiungere i 35 miliardi di metri cubi di biometano in Europa entro il 2030.

Poi non dimentichiamo sempre l’ibrido che continua a essere la prima scelta in campo automobilistico e soprattutto i pasdaran del tutto elettrico tengano conto che è difficile “obbligare” il mercato a scelte unilaterali pena un crollo del mercato stesso con crisi, disoccupazione e perdita di competitività tecnologica.

Dobbiamo decidere se davvero andare verso un economia circolare vera che utilizzi il rifiuto, lo ricicli e lo trasformi in energia sapendo e lo dico sempre per gli integralisti dell’ambientalismo ma purché non sia nel mio giardino, perché occorre sviluppare processi industriali di trasformazione, processi sempre autoalimentati da biogas.

Oppure se decidiamo di consegnare il nostro Paese a un’altra dipendenza estera che passa dai Paesi arabi a chi detiene l’energia elettrica. Visto che abbiamo già una buona dipendenza dagli “odiati” francesi, i quali aumenteranno le centrali nucleari per venderci più energia elettrica.

Perché ovviamente in Italia di costruire più bacini elettrici o comunque invasi per l’acqua, vista anche la siccità, non se ne potrà parlare non ci resta che fingere un po' di ecologismo da salotto, dipendere dai tedeschi per l’auto elettrica, dipendere dai francesi per l’energia elettrica nucleare e le jeux sont faits!

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